11.

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Trevor POV

La guardo, e più lo faccio più mi sembra di impazzire.
Piccola ragazzina insolente, stringo con più forza del dovuto la forchetta in argento che tengo in mano senza un ragionevole motivo, soprattutto visto che non ho toccato cibo da quando sono entrato in mensa.

La montagna vivente è seduta davanti a lei con le spalle larghe irrigidite, cosa che mi rende difficile osservarla. Abbiamo solo un tavolo vuoto di distanza e il poliziotto non sembra riguardarsi dal tenere un tono di voce basso quindi ascoltare la loro conversazione è inevitabile, anche se non volessi. Inoltre tutta la mensa sembra incuriosita dall'insolito mutismo di Grace di fronte alla lavata di capo che il primo commissario Lowcraft le sta dando. Anche se definirla così  mi sembra un eufemismo. Il suo sguardo è perso nel vuoto appannato da un velo di tristezza, o almeno credo sia tristezza. Mi passo una mano tra i capelli nervoso senza riuscire a staccarle gli occhi di dosso.

Lancio un'occhiata sfuggente alle persone sedute al mio stesso tavolo, volti più o meno familiari scorrono sotto il mio sguardo. La squadra di hockey insieme a quella delle cheerleader sono quasi al completo mentre pochi altri studenti a me sconosciuti si alternano a noi. La tavolata che componiamo è numerosa cosa che sinceramente non mi fa particolarmente piacere. Soprattutto a causa dei discorsi idioti che intavolano continuamente. Si parla sempre delle solite cose: partite, ragazze, ragazzi e feste.
Ho sempre preferito avere meno gente possibile intorno.

Grugnisco sovrappensiero non riuscendo a non pensare ai suoi occhi così profondi e scuri, non ho mai visto una cosa del genere. Iridi così  diverse, ma complementari allo stesso tempo. Ogni volta, ogni dannatissima volta che la guardo ne rimango incatenato, ogni volta sempre di più, ma la cosa che mi fa andare fuori di testa è che mi piace. Mi piace guardarla, parlarle, anche se con cattiveria. Mi basta starle accanto per provare brividi di piacere, per sentirmi di nuovo qualcuno diverso da tutti gli altri. Stringo i denti provando un profondo odio per me stesso e per lei. Nessuno dovrebbe avere il potere di entrarmi così dentro, non senza il mio permesso. Lei non ha la minima idea di quello che mi sta facendo è ignara del fatto che ora tutti i miei pensieri sono collegati a lei. Due giorni, sono due fottuttissimi giorni che so della sua esistenza e già mi sembra di non poterle stare lontano. Ho davvero bisogno di una ragazzina per sentirmi vivo? 
Scuoto la testa vigorosamente procurandomi un'occhiata stranita di Cole. Gli faccio un cenno con la testa rassicurandolo in un modo infantile, cosa che sembra funzionare visto che ritorna velocemente a partecipare alla conversazione del momento.

<Diamine, quel poliziotto mi sta mettendo i brividi.> Sussurra Liam guardandoci con un'espressione buffa. Guardo le vene sul collo di Lowcraft pulsare freneticamente, le mani grosse sbattono pesantemente sul tavolo facendolo rimbalzare leggermente. Grace rimane la freddezza in persona. Il pensiero che sia circondata di acciaio si fa persistente.
<Mi fa venir voglia di andare a pulire la mia cameretta.> Ridacchia stupidamente un moro del terzo anno mangiando un boccone di roastbeef.
<Si meriterebbe di essere espulsa dopo quello che ha fatto a Megan.> borbotta Taylor acidamente facendomi rivoltare gli occhi al cielo, la guardo mentre mangia la sua insalata in piccoli bocconi. Mi domando come faccia a stare ancora in piedi andando avanti mangiando porzioni di cibo per uccellini.
<Ma stai scherzando? Solo per un piccolo calcetto?> Chiede Liam sinceramente sconcertato. Lo guardo corrucciato, un calcetto? A me è sembrato più una fucilata.
<Piccolo calcetto? Le ha quasi rotto il naso!> Ribatte stizzita Jen, un altro stecchino che cammina.
<Ma perfavore se fossi stata in lei l'avrei strozzata quella stronzetta.> Dice a bocca piena mia sorella Rachel facendoci ridacchiare.
<Io concordo con Taylor, quella puttana da quattro soldi dovrebbe portare il suo adorabile culetto fuori da qui.>
Fulmino con lo sguardo il biondino che sembra pentirsi delle sue parole quando incrocia i miei occhi. Abbassa lo sguardo alzandosi borbottando qualcosa che non mi interessa. Lo guardo allontanarsi insieme ai suoi amici.
<Anche secondo me, quella è  tutta fuori di testa.>
<Non so nemmeno come ha fatto entrare nella nostra scuola, non  è nessuno. Non sarà mai ai nostri livelli.>
<Poi avete visto come si veste? Sembra uscita da una discarica!>
Risate prorompono da tutte le parti, mi sembra di stare con bambine delle elementari che si divertono a sparlare.

JUDGE MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora