CAPITOLO 1 - REVISIONATO

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È difficile gestire la vita, soprattutto quando sei un'adolescente, figuratevi due!
Non sono capace neppure a trovare i calzini nel cassetto...eppure eccomi qui, in bilico tra le mie maschere.
È cominciato tutto per salvare un'amica...

qualche mese prima..

Il cuore batte all'impazzata, i capelli contornano il mio viso sudato, li sposto.
Ennesima volta che mi sveglio di soprassalto nel cuore della notte, ennesimo incubo.
È sempre lo stesso.
Spari, sangue, occhi senza vita.
Lo stesso incubo da cinque lunghissimi anni.
Sono le quattro del mattino, sposto il piumone che mi tiene calda, mi alzo dal letto e mi dirigo in cucina.
Senza far troppo rumore mi preparo un caffè, so che non è il massimo a quest'ora della notte ma in ogni caso non riuscirei a chiudere occhio!
Verso un po' di latte nel caffè e lo bevo, assaporandolo come se fosse il primo della mia vita, dio se amo il caffè con il latte.
Ritorno in camera e mi butto nel letto, dal comodino prendo un libro cominciato in questi giorni, accendo l'abat-jour e leggo.
Leggo solo di notte, di giorno non trovo mai il tempo e la tranquillità per farlo, e dato che mi sveglio sempre ad orari improponibili, sfrutto questa opportunità- anche se preferirei poter dormire, a dirla tutta.

La sveglia del telefono non ha il tempo di suonare che prontamente la spengo, sono le 6:30.
Saluto mia zia- abito assieme a lei- faccio una rapida colazione e comincio a preparami per la scuola.
Oggi è il primo ultimo giorno, inizio la quinta superiore, tra nove mesi la tortura della scuola avrà fine.
Mi vesto in modo molto semplice, un jeans nero, a zampa, una maglietta bianca e un paio di converse nere, efficace e senza impegno!
Poi passo al trucco, correttore- ho due occhiaie da far paura- eye-liner, mascara e un po' di illuminante, anche se volessi fare qualcosa di più complicato sono sempre stata incapace a truccarmi.
Al collo ho una collanina d'argento, con un ciondolo a forma di cuore, l'unico accessorio che abbia valore.

Mi dirigo verso l'ingresso quando mia zia mi raggiunge.
"Ale, sei pronta per il primo giorno?" mi chiede con un sorriso dolce.
"Assolutamente no, ma facciamo finta che lo sia" rispondo scherzosa mentre apro la porta "ci vediamo oggi Zia" la saluto uscendo subito dopo.

Mi dirigo verso la fermata dell'autobus che, con mia grandissima fortuna, è proprio a due passi da casa.
"Bu!" una voce fin troppo familiare raggiunge le mie orecchie.
Giada mi è saltata alle spalle e io per poco non ho avuto un infarto.
Con fare teatrale poggio la mano sul cuore "potevo morire di paura, lo sai che sono sensibile" dico, fin troppo melodrammatica.
La mia amica mi guarda per un secondo e poi scoppia a ridere in una risata fragorosa, la seguo a ruota.
"Non ho proprio voglia di tornare a vivere quell'inferno, che ne dici di prendere un volo last-minute ed andarcene solo noi due in qualche isola sperduta?" le propongo, mentre ci sediamo sulla panchina in attesa del bus.
"La tua proposta è molto allettante, qualche idea sull'isola?" risponde lei, assecondandomi.
"Non saprei, che ne dici della Grecia?"
"Troppo vicina"
"Hai ragione, vediamo..." con l'indice mi tocco il mento "Fuerteventura?"
"E dove si trova?" mi chiede confusa.
"Ah non ne ho idea, però già dal nome sembra un posto lontano ed esotico"
"Mi spiace deluderti ma non abbiamo i soldi, perciò dovrai andare a scuola"
"Già.." rispondo seccata "almeno è l'ultimo anno" dico, guardando il lato positivo.
Finalmente il bus arriva ed io e Giada lo prendiamo al volo.

Arrivati la scena è pressoché identica alla tipica mattinata pre-scuola: chi si prende a botte, chi limona, chi sembra uno zombie- e non li biasimo- e chi ancora si mette in gruppetto per sparlare di chiunque.
Io e Giada varchiamo i cancelli della scuola, e camminiamo un po' per il cortile, sembra tutto così surreale: fino a due settimane fa ero in spiaggia ed oggi devo tornare a lezione, che fregatura la vita.
Dopo qualche minuto la campanella suona e Giada ed io ci precipitiamo in classe per prendere i posti migliori : quelli in mezzo alla seconda fila.
Non fa ne troppo caldo ne troppo freddo, non sono al primo banco ma comunque riesco a vedere bene lavagna e, se capita, posso schiacciare un pisolino tranquillamente.
Ci sediamo tutti, mentre in classe entra un nuovo studente e dietro di lui la professoressa.
L'insegnante si siede alla cattedra- altresì detta trono degli inferi- e presenta lo sconosciuto alla classe.
"Ragazzi, lui è Marco, sarà il vostro nuovo compagno, cercate di fare amicizia e di farlo sentire a proprio agio- tutti annuiamo, forse a tratti disinteressati al nuovo volto, mentre la prof. si rivolge a Marco- ora dove ti metto? Vicino a Luca? No troppo casinista...
Sara? Nah parla troppo... Ah si!
Alessia! - sentendo il mio nome comincio a prestare attenzione ai due- è la miglior studentessa nonostante dorma in classe.."
Ah ma allora se n'é accorta..
"Bene Marco, accomodati di fianco ad Alessia" dice indicandomi.
"Tu Giada siediti di fianco a Luca, magari non fa casino."
Giada si sposta senza farselo ripetere due volte, e anche Luca sembra più che felice: sono cotti l'uno dell'altra dalla terza, ma non se lo sono mai detti.
Marco si avvicina, mi guarda e si siede.
Anche io lo guardo: è alto, ha i capelli neri e gli occhi talmente chiari da chiederti se siano veri, la mascella è pronunciata, il naso grande ma perfetto per il suo viso.
È indubbiamente bello.

La prof inizia la lezione, la più noiosa lezione di matematica mai sentita, ma devo stare attenta poiché quest'anno abbiamo l'esame di maturità.
Marco non sembra per niente interessato alla lezione, come dargli torto, passa le successive 5 ore a guardarsi intorno, ha l'aria annoiata.
Non mi rivolge la parola neanche per sbaglio, in realtà non parla proprio con nessuno.

Finite le lezioni usciamo dalla classe.
"Mi ha chiesto di uscire" mi racconta Giada mentre percorriamo il corridoio verso l'uscita.
"Ma chi?"
"Ma come chi! Luca!" mi risponde in preda all'euforia.
"Sul serio? Ma è stupendo Dada!" sono davvero felice per lei.
"Grazie" mi abbraccia "e scusa, ma dovrai tornare da sola, andiamo a prendere adesso il gelato" mi spiega.
"Scuse accettate, ma solo perché potrebbe trattarsi del padre dei tuoi futuri figli" le dico scherzando.
Ci salutiamo e ci separiamo, raggiungo la fermata del bus e torno a casa.

Angolo scrittrice🪴
Salve cari lettori e lettrici!
Questa storia risale al lontano luglio 2019, da tempo avevo in mente di revisionarla (c'erano molti errori, incongruenze nella storia o comunque alcune cose che ho voluto cambiare) e finalmente mi sono messa a lavoro😩.
Ecco quindi a voi il nuovo primo capitolo, spero vi piaccia e che vi piacciano anche i prossimi capitoli revisionati!
A presto<3

Una doppia vita.Where stories live. Discover now