Anteprima Tokyo

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Osservai la torre immersa nella penombra, imprimendo la sua immagine nella mia mente come se scattassi un'istantanea.
Click.
"Cosa stai facendo?" gli chiesi.
"Quando sei concentrata, la fronte ti si corruga, fai delle smorfie buffe e inizi a gesticolare. Sembri una scimmia!" Si mise a ridere, la macchina fotografica appesa al collo.
Sbuffai. "Sto lavorando a un manga apocalittico per una casa editrice, la scadenza è vicina e non posso distrarmi."
Il mio sguardo andò a posarsi su un picchiaduro vintage che avevo comperato settimane prima e che non avevo ancora provato.
"Facciamo una partita?" domandò Satoshi.
Scossi la testa e ripresi a disegnare.


Quella sera la luna era piena e le stelle riempivano ogni angolo del cielo come lentiggini sul volto di qualcuno.
Il mio ragazzo si era addormentato sul divano, l'espressione dolce. Sembra un bambino, pensai. Mi bastava guardarlo per alleggerirmi da un peso che mi soffocava da alcuni mesi.
"È come se una forza superiore mi mangiasse dall'interno, togliendomi tutte le energie e tutto l'ossigeno, per ostacolarmi o per non so quale motivo," avevo spiegato a Satoshi. "È una sensazione orribile! Eppure, mi basta posare gli occhi sul tuo viso per stare meglio e per non arrendermi." Mi aveva abbracciata e poi mi aveva chiesto di scattargli un'istantanea.
"Perché?" domandai confusa.
"Perché potresti sentirti male quando non siamo insieme. E poi ti piacciono le cose vintage, sbaglio?"
Nonostante la fotografia fosse venuta sfocata, l'avevo inserita nel portafoglio e l'avevo conservata con cura.
Presi posto accanto a lui e cominciai a giocare. Una, due, tre, dieci partite. I miei occhi erano troppo stanchi e affaticati per poter lavorare al manga o per poter continuare con il videogioco. Satoshi russava. Mi alzai per scrutare il cielo dal balcone, quando mi accorsi che non vi era più traccia della torre. Dov'è sparita? Forse sto sognando... Provai a chiudere e a riaprire gli occhi, ma la situazione non era cambiata.
"Che succede?" domandò il mio ragazzo, i capelli arruffati e lo sguardo assonnato.
"La torre è sparita!" gridai allarmata, afferrandolo per un braccio.
"Non dire sciocchezze, è impossibile..." Si arrestò nell'istante in cui si rese conto che avevo detto la verità.
"Che sta succedendo?" domandai con un misto di incredulità e di paura nella voce.
"È quello che vorrei sapere anch'io." Le parole di Satoshi riecheggiarono nella notte misteriosamente silenziosa e buia.


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