Un mare di stelle

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Artù si trovava nelle sue stanze in attesa dell'arrivo del suo servo ed amico Merlino, doveva parlargli di quanto aveva visto qualche giorno prima quando erano andati a caccia solo loro due.

Ricordava perfettamente che ad un certo punto, quando ormai si erano inoltrati nel profondo del bosco, di aver sentito dei suoni lontani e aver pensato che fossero versi di qualche animale ed ignorandoli aver detto a Merlino di accamparsi per la notte.
Evidentemente il corvino non aveva minimizzato quei suoni come aveva fatto il suo Re, dato che, ogni volta li sentiva si voltava verso la loro direzione senza farsi notare troppo dal biondo, intenzionato non appena Artù si fosse addormentato ad indagare sull'origine di essi.
Fu così che non appena vide il suo Re in un sonno profondo ne approfittò per sgattaiolare via dal suo giaciglio, non prima di aver lanciato un incantesimo sul loro accampamento in modo che il biondo rimanesse al sicuro nonostante la sua temporanea assenza.
Con un piccolo mormorio fece apparire, grazie alla magia, nel palmo della sua mano una fiammella che gli illuminasse il luogo circostante, giusto per vedere dove metteva i piedi in modo da non cadere rovinosamente a terra. Non appena sentì di nuovo quel suono e, con l'aiuto della sua magia, trovò il punto d'origine iniziò ad andare verso quella direzione. Man mano che si avvicinava al suono realizzava che non si trattava affatto di un animale come aveva suggerito Artù, ma era il pianto di una ragazzina.
La cosa spaesò per un attimo il giovane mago che pensò "Cosa ci fa una ragazzina da sola nel profondo del bosco e di notte per di più?" dopo essersi ripreso avanzò ancora di un paio di passi e si trovò in un piccolo spiazzo dove una giovane che avrà avuto all'incirca 12 o 13 anni stava rannicchiata con le ginocchia contro il petto e la schiena appoggiata contro il tronco di uno degli alberi lì presenti.
Nel mentre si stava avvicinando alla ragazzina, Merlino calpestò un ramo secco palesandole la sua presenza, lei alzò lo sguardo impaurito su di lui interrompendo il suo avanzare
-Hey, ciao, non aver paura, non voglio farti del male- disse cercando di usare il tono più calmo che avesse ed alzando le mani in segno di resa provando ad avvicinarsi di nuovo a lei, vedendo che la giovane non mostrava intenzione di voler scappare continuò ad avanzare fino a quando non la raggiunse
-Posso sedermi vicino a te?- le chiese volendo dimostrarle che poteva scegliere lei cosa voleva che facesse, la ragazza non parlò ma gli diede un cenno affermativo con la testa.
Ora che le sedeva vicino poté notare gli occhi di un incredibile verde smeraldo ora arrossati e resi liquidi dalle lacrime, i capelli mossi di un castano scuro tendente al nero erano lasciati liberi sulle spalle, proprio una bella ragazza dovette ammettere Merlino
-Come mai tutta sola a quest'ora nel bosco? Non lo sai che non è un posto adatto per una ragazzina?-
-A te cosa importa? Poi non lo sai che è da maleducati non presentarsi alla persona a cui si sta parlando? - chiese lei
-Sei una ragazza molto sveglia a quanto vedo. Hai ragione, non mi sono ancora presentato, io sono Merlino e tu sei...?- disse sorridendole
-Io sono Shevaun, sono scappata dalla mia famiglia per una cosa che ho fatto e ho paura che ora loro non mi vogliano più-
-Cosa potresti mai aver fatto per dire una cosa simile?- volle indagare Merlino
-Non posso, se lo sapessi mi prenderesti per un mostro- disse convinta Shevaun timorosa della sua reazione, in fondo Merlino le stava simpatico
-Mettimi alla prova, ho visto quasi di tutto- disse molto sicuro delle sue parole
-Mi prometti che non mi guarderai diversamente dopo che te l'avrò mostrato?-
-Te lo prometto-
-Ok, Hlēapenne gelíc padde!- dopo che Shevaun ebbe pronunciato quelle parole a Merlino fu subito chiaro il suo timore nel fargli sapere cosa fosse successo.
Uno splendido piccolo coniglio si formò davanti ai suoi occhi formato dai fili d'erba poco distanti dai loro piedi e iniziò a saltellare per il piccolo spiazzo in cui si trovavano, era davvero sorprendente che fosse riuscita a creare una cosa del genere senza dover usare le mani per canalare meglio la magia essendo lei così giovane
-Ora mi allontanerai da te?- chiese timorosa la castana a Merlino
-No, perché mai dovrei farlo? Hai creato una cosa così bella, non v'è nulla di male in quello che hai fatto, anzi sono sorpreso che una ragazzina come te sia riuscita a farlo senza usare le mani, devi essere molto potente per riuscirci, complimenti- la lodò il corvino
-Davvero? Non mi farai del male allora- volle sincerarsi Shevaun
-Certo che no! Anzi lo vuoi vedere un segreto?- al cenno affermativo che ricevette dalla castana le disse -Allora guarda bene le mie mani- lei focalizzò la sua attenzione su di esse e sul viso di Merlino, sino a quando non vide i suoi occhi variare colore e divenire dorati e dalle sue mani congiunte ne uscì una bellissima farfalla blu che volava luminosa sopra di loro per poi perdersi tra gli alberi.
Shevaun lo guardava con tanto d'occhi meravigliata per ciò che aveva appena visto, aveva dell'incredibile come tutto fosse avvenuto senza il bisogno di parole, era molto colpita da questa cosa
-Come hai fatto senza usare l'incantesimo ad alta voce? Non l'avevo mai visto fare da nessuno! Mi insegneresti come evocarne una?- volle sapere la castana
-Certo Shevaun, hai visto come ho fatto? Assumi la stessa posizione che avevo prima, ne evocherò un'altra dicendo l'incantesimo così lo faremo insieme, ok?-
Dopo che si fu posizionata come gli aveva detto Merlino attese
-Ripeti dopo di me, Gewyrc an lif- e dalle sue mani sbucò una farfalla uguale quella di prima. Shevaun lo guardava con ammirazione
-Ora tocca a te- le disse con un sorriso il mago, la ragazzina annuì e si concentrò sull'incantesimo
-Gewyrc an lif- scandì perfettamente e aprì con cura le mani per rivelare la medesima farfalla blu. -Ci sono riuscita! Hai visto?- si entusiasmò lei abbracciandolo nell'enfasi del momento e staccandosi subito dopo arrossendo
-Ho visto sei stata molto brava sai?- le disse con un luminoso sorriso, poi tornando serio le chiese - Perché pensi che la tua famiglia non vorrà più avere a che fare con te? Ti hanno detto o guardato in modo tale che pensassi questo?- al diniego di Shevaun la guardò un poco spaesato
-Nella mia famiglia nessuno ha la magia e sappiamo benissimo che è bandita ma io sono nata così, non ho fatto niente per impararla- chiarì lei
-Sai, nemmeno io ho mai fatto niente per imparare la magia, mia madre mi ha sempre detto che prima ancora di imparare a parlare spostavo gli oggetti grazie alla magia, ha sempre fatto parte di me-
-Tua madre ti ha insegnato qualche incantesimo?-
-No, lei non ha magia solo io, evidentemente devo averla ereditata da parte di mio padre che non ho mai conosciuto-
-Quindi ti vuole bene nonostante hai la magia?-
-Certo, quando pensavo di essere un mostro per questa mia diversità mi ripeteva che mai dovevo pensare a me in quel modo, che il mio era un dono da usare a fin di bene e qui a Camelot ho trovato il modo di usarlo al meglio-
-Davvero? E come?-
-Sono finito per essere il servitore personale di Artù Pendragon appena arrivato a Camelot, con la mia magia gli salvo la vita ogni volta che è in pericolo- Shevaun lo guardava ad occhi aperti
-Come mai non hai anzi preso il comando con la magia? Dei pochi stregoni che ho visto sembri essere il più potente-
-È vero, se volessi potrei farlo ma non è così che tornerà la pace tra maghi e non, e non sarei diverso dalle altre persone che hanno usato la magia per scopi malvagi-
-La tua è una magia buona allora-
-Ti sbagli Shevaun, non c'è malvagità nella magia solo nel cuore delle persone-
-Che fanno di conseguenza un uso sbagliato della magia?- gli chiese
-Esatto, e posso assicurarti che la tua magia per quel che ho visto non si può considerare malvagia-
-La tua invece? -
-Beh, la mia è al servizio di Re Artù, anche se lui non sa della mia magia, ho salvato le sue chiappe reali un sacco di volte-
-Come mai dedichi la tua magia ad una persona che ti ucciderebbe se sapesse la verità?-
-Ecco vedi... in molti mi hanno detto che il mio destino è quello di aiutare Artù a dare vita ad un regno giusto ed equo per chiunque, un regno dove le persone come noi non debbano temere di mostrare il proprio dono; all'inizio mi sentivo obbligato a seguire questo destino ma poi col passare del tempo ho imparato ad apprezzare Artù e capire che sotto quello strato di arroganza si nasconde un uomo onesto, coraggioso e sincero. Non gli ho mai parlato della mia magia per non dover metterlo davanti ad una scelta difficile, vedere il suo amico morire o andare contro la memoria di suo padre, nonostante la sua errata lotta contro la magia-
-Deve essere davvero una bella persona se sei disposto a rischiare la tua vita per lui-
-La sua vita vale mille volte la mia, sarei felice di sacrificare la mia per la sua se questo dovesse mai servire per salvarlo-
-Wao! Tieni davvero molto a lui-
-Non sai quanto- disse con un sorriso triste che non venne notato da Shevaun
-È un re molto fortunato ad avere una persona come te al suo fianco-
-Già, lo è davvero e te dovresti tornare dalla tua famiglia sono sicuro che ti staranno cercando preoccupati per te-
-Ma se torno da loro non ti vedrò più-disse con voce disperata la castana
-Possiamo rivederci se vuoi, c'è un incantesimo che permette di rimanere in contatto anche a distanza, servono solo due oggetti su cui applicare l'incantesimo-
-Vanno bene questi due sassi? Così potrò portarlo sempre con me-
-Vanno benissimo Shevaun, Anheald in hrina- e i due sassi assunsero un colore opaco -Quando vorrai parlare con me basta che tieni il sasso vicino al viso e quando vedrai che prende più colore vuol dire che stai comunicando con me-
Shevaun era così felice di poter rimanere in contatto con Merlino che l'abbracciò e gli diede un bacio sulla guancia per poi arrossire furiosamente l'attimo dopo e strappare una risata al mago
-E-ecco sarà meglio che torni dalla mia famiglia, è stato un piacere conoscerti Merlino, spero di rivederti presto- disse lei mentre si incamminava nel bosco
-Sarebbe un piacere- rispose lui
-Magari la prossima volta sarò in età da marito e potrei sposarti- disse la castana prima di scappare via con il volto in fiamme e nelle orecchie il suono della risata di Merlino.
Quello che il giovane mago non sapeva, era che per tutto quel tempo, Artù era rimasto nascosto dietro ad alcuni alberi e aveva sentito e visto tutto. Quando Merlino si alzò da dove era ancora seduto, fu il segnale per il Re di Camelot di tornare all'accampamento prima che Merlino notasse la sua assenza.

Un mare di stelleWhere stories live. Discover now