IL FASCINO DELLE TENEBRE (Cap.9)

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Il conte, come ogni sera impeccabile nel suo vestito di gran classe, la stava aspettando davanti alla grande libreria che copriva un intera parete , fino a toccare il soffitto. L'uomo stava davanti a questa sfogliando un libro di ematologia, a giudicare dalla copertina dove figurava l'apparato circolatorio umano.

Lei, al contrario di lui, aveva indossato degli abiti informali: semplici jeans e un maglioncino.

"Buonasera."disse immobile, dritta sugli scalini.

Lui alzò il capo e la scrutò attentamente. Era così bella, così...così solare, così lontana da lui.

"Qualcosa non va ?" domandò lei con tono di sfida, sapeva bene che con il proprio abbigliamento lo avrebbe irritato, anche se in quel momento lo sguardo dell'uomo era stupito. Una domanda attraversò fulminea la sua mente: quella luce negli occhi, era dovuta al disappunto per il fatto che lei aveva trasgredito all'etichetta del castello, o che in qualche modo lo aveva affascinato?

L' uomo ripose il libro, si avvicinò a lei con passo lento e con voce ferma disse :"Sa bene che tengo a certe regole di condotta ."

Angelya, senti le gambe cedere tuttavia riuscì a mantenere quello sguardo perentorio.

"Dei jeans e un maglione vanno bene per una semplice cena di lavoro." replicò dopo una manciata di secondi silenziosi.

"E' ancora arrabbiata per l'audace regalo?"dedusse lui prendendole la mano e baciandola come ogni sera.

"Smettila di darmi del lei." sbottò la donna irritata: l'autocontrollo dell'uomo la mandava in bestia.

"Penso che per una giornalista sia molto più facile lavorare mantenendo un certo distacco." dichiarò lui.

"Un altro dei tuoi giochi ... vuoi giocare alla giornalista e all'intervistato conte?"

"Non sto giocando!"La riprese lui.

"Davvero ?... io credo che tu ti stia anche divertendo da matti!"

"Hai appena finito di asserire che la nostra è una cena di lavoro o no?"replicò lui.

Angelya abbassò lo sguardo, gli occhi si fecero vitrei e senza riflettere sibilò:"Lo è infatti... perché...perché, può solo trattarsi di questo." Solo dopo, si rese conto che con quella frase aveva messo a nudo parte dei suoi sentimenti.

"Bene, visto che è assodato ormai per entrambi il fatto che lei è una giornalista e io l'intervistato, che ne dice di continuare il suo lavoro? "

Angelya sogghignò. L'uomo giocava magistralmente con le parole. L'arte del parafrasare in lui era innata, quasi quanto il dono dell'ambiguità.

Questo, con fare sicuro, la invitò con un gesto ad accomodarsi sulla poltrona accanto al camino, poi chiese disinvolto se volesse qualcosa da bere, lei scosse la testa negativamente.

"Bene, cominciamo pure allora ."

"Non avrò risposte conte, almeno quelle che io voglio."

" Se ti riferisci a mia moglie, questa resterà fuori dal tuo articolo." dichiarò deciso il conte.

Gli occhi di lei si fecero due fessure quando chiese: "Cosa nascondi , da cosa stai scappando conte?"

L'uomo scoppiò in una risata che cessò all'improvviso, un sibilò usci dalle labbra sue serrate: "Da me stesso." Le parole arrivarono all'orecchio di Angelya indefinite. Prima che questa gli chiedesse di ripetere, lui si voltò a fissarla severo."Mia moglie è il tuo chiodo fisso."

"È normale che ti chieda di lei." asserì Angelya, anche se ormai era consapevole che a questo punto della situazione non le interessava affatto di avere informazioni su sua moglie dal punto di vista giornalistico , ma come donna .

IL FASCINO DELLE TENEBREWhere stories live. Discover now