Capitolo 1

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Celeste stava concludendo il percorso Yellow Sky, un puledro di cinque anni che deve ancora concludere la fase di addestramento e che sta debuttando per la prima volta nella categoria per puledri, di altezza novanta centimetri, in un campo coperto. Al suo interno rimbomba solamente il ritmo veloce e cadenzato del puledro che conclude la gara in bellezza, con un percorso netto che la porta in cima alla  classifica.
«Sei andata troppo veloce.» La rimproverò il suo istruttore.
"Lo so, Gloria. Ma è andata più piano del solito.»dice Celeste accarezzando il puledro.
«Ci credo. La gara è in campo coperto, lo sai che i cavalli generalmente.»
«Ma hai visto che salti?» Chiese Celeste.
«Alla faccia era oltre metà piliere» Gloria la guardò male ancora per un po', per poi dare una pacca sulla groppa del cavallo, comunque soddisfatta. «Dai, vai a mettere giù il cavallo che io vado a comprare il video da mettere su Facebook.»
Si tolse i piedi dalle staffe, e con andatura basculata uscirono dal campo prova, si divisero appena all'uscita, Celeste diretta ai box. Svogliatamente si guarda intorno, maledicendo il maneggio ospitante di aver messo i box così lontani dai campi gara, ed è lì che nota figura di un ragazzo girato di spalle, un cappotto nero, lungo fino ai polpacci, nascondeva la figura slanciata. Si guardava intorno, visibilmente smarrito.
Celeste notandolo, gli andò incontro.
«Scusi, ha bisogno di aiuto?» chiese allo sconosciuto, il quale si voltò bruscamente, colto di sorpresa, e probabilmente per essersi trovato prima un cavallo che gli respirava sul collo e poi una ragazza sopra di esso.
«Non riesco a capire, non parlo italiano» si giustificò lo sconosciuto.
Quando si voltò, Celeste si soffermò sui lineamenti ben pronunciati del volto, e l'alta figura, Yellow Sky era alto circa un metro e settanta, e il ragazzo lo superava abbondantemente. L'ha visto sicuramente da qualche parte, e la voce le era famigliare.
«Oh, nessun problema, conosco l'inglese.» Gli rispose, nel laboratorio di ricerca era quasi normale comunicare in inglese, spesso per procurare materiali direttamente dalla casa produttrice, o per scambiarsi informazioni e scoperte.
«Ho bisogno di andare nella scuderia G, la mi ragazza mi sta aspettando lì.»
Celeste scese da cavallo, per essere a faccia a faccia con il ragazzo, o almeno ci ha provato, come aveva dedotto è decisamente più alto di lei di almeno venti centimetri.
«Seguimi pure, anch'io sono diretta lì.» Si Mise tra il cavallo e lo sconosciuto, aveva notato che era alquanto intimidito da Yellow Sky. «Il cavallo non morde mica, più sono alti, più sono buoni.» Lo sconosciuto preferì comunque stare al fianco della  ragazza.
Aiden, il ragazzo sconosciuto, dal canto suo si ritenne fortunato trovare quella la sconosciuta, siccome doveva raggiungere Iris, la sua ragazza, siccome il suo aereo era atterrato più o meno due ore fa, e lei aveva deciso di presentargli la sua famiglia per intero, un'idea perfetta se non fosse che l'incontro non includesse andare in un maneggio pieno di cavalli, il terrore del ragazzo. Dato che la sorella  di Iris va a cavallo e oggi aveva una gara. Lo sforzo di stare a stretto contatto con dei cavalli, a suo avviso, non era piccola, e Iris avrebbe dovuto sdebitarsi.
«Sono le ultime infondo» disse la ragazza, mentre camminavano uno affianco all'altro, non poteva fare a meno di pensare che quella ragazza l'avesse già vista da qualche parte, ma questo pensiero gli pareva a dir poco impossibile, siccome erano da anni che si era trasferito, dall'America, in Corea del Sud, e non era mai stato in Italia.
Arrivati all'entrata della scuderia, notò subito Iris, affiancata da due persone, sicuramente i suoi genitori. Come fece per salutare, la ragazza iniziò a correre, mollando anche il cavallo. Era proprio diretta verso la sua ragazza, il che voleva dire che la conosceva. Aiden non sapeva se essere più sorpreso per il fatto che aveva conosciuto, a sua insaputa, la sorella di Iris, o per il cavallo che, anche se libero, seguì la ragazza e pure trottando per stare al suo fianco.
Celeste abbracciò forte la sorella, non la vedeva da un anno, e la sentiva una volta ogni tanto, e in più doveva raccontargli del puledro nuovo.
«Finalmente ti rivedo!» esulta Iris, poi si voltò verso il cavallo. «Ma è Sky? È diventato enorme!»
«In effetti per avere quattro anni è un po' fuori dalla media, ma basta parlare di cavalli, come va in Corea?» Le chiese alla sorella, avevano tante cose da dirsi e poco tempo per stare insieme, domani sarebbe dovuta tornare a Bologna, all'università e in laboratorio di ricerca, le sue cellule infette da virus HIV non vivono da sole.
«Da sogno, il lavoro non manca, ora che il cantante per cui lavoro è in fase di debutto, i concerti non mancano.» Mentre Iris parlava, Celeste si affrettava a dissellare Sky, dare il fieno e sistemare sella testiera e il resto.
«Ah, Aiden Black? O almeno mi pareva si chiamasse così. Stanno annunciando i nomi per le premiazioni, aspetta un attimo.» Tutti rimasero tutti in silenzio, e l'altoparlante pronunciò il nome di Celeste Roccati, seconda classificata, e in lei si accollò un sentimento di delusione, lei mirava a un primo posto. Subito la mano del padre batté sulla spalla della ragazza, comunque orgoglioso.
«Per quanto ne so io di cavalli, hai fatto uno splendido giro, e poi era il primo giro al coperto di Sky, non è andata male.» Sorrise al vonto stanco del padre.
«Veloce, che ti perdi la premiazione.» disse la madre, e allora Celeste le obbedì correndo verso il campo gara.
Aiden si avvicinò alla famiglia della sua ragazza, lei come si accorse di lui, gli andò incontrò e lo prese a braccietto e lo trascinò a conoscere i genitori. Iris passava fluentemente da una lingua all'altra, siccome Aiden non conosceva per nulla l'italiano, e i genitori conoscevano solo un po' di basi d'inglese.
I genitori di lei accolsero di buon occhio il fidanzato, gli pareva un tipo apposto.
«Così quella è tua sorella.» Parlò Aiden. «Mi ha salvato dal perdermi tra le scuderie, per fortuna parla inglese.» Guardò il cavallo della ragazza. «Com'è possibile che, una bestia del genere, possa seguire di sua spontanea volontà qualcuno?» Chiese, per risposta Iris alzò le spalle.
«Yellow è cresciuto con Celeste, ha avuto una sorta di imprinting.» Gli spiegò, e subito dopo arrivò Celeste.
«Alla fine ho preso più del primo classificato.» Camminò verso la famiglia, sventolando la coccarda e la mazzetta di contanti vinti.
«Il bello del cavallo italiano in Italia.» esordì la madre.
«Grazie cavallo italiano, anche questo mese ti sei pagato la pensione!» scherzò Celeste dando qualche biscotto a Yellow.
«Celeste! Non ti ho ancora presentato il mio nuovo ragazzo» si intromise nel discorso Iris.
«Oh sì, mi avevi accennato qualcosa, ma non pensavo te lo portassi in Italia dalla Corea.»
«E invece sono riuscita a ottenere dei giorni di ferie per entrambi.» prese Aiden per un braccio e lo trascinò di fronte alla sorella. «Lui è Aiden Black, cantante, il mio datore di lavoro e il mio ragazzo.»
«Oh.» ecco perché le era così famigliare! Le vennero in mente tutte le volte che sua sorella gliene parlò, e la foto che le fece vedere in diretta Skype, e anche i battiti che le provocò la sua voce, così forte e virile eppure, allo stesso tempo, dolce come una carezza. «Piacere.» Gli porse la mano, e gli sorrise, era innamorata della sua voce, e avrebbe potuto sentirla tutte le volte che voleva, siccome era il ragazzo di Iris. «Finalmente ti incontro, beh ufficialmente.» Aiden contraccambiò il sorriso e la stretta di mano.
«Il piacere è mio che posso incontrare la famiglia di Iris.» Gli strinse la mano ancora di più.
«Sarà meno piacevole conoscermi se accadrà qualcosa a mia sorella.» Aiden cercò di mantenere un espressione serena, nonostante il dolore che provava. Non si sarebbe mai aspettato una stretta simile da una mano così piccola.
«Celeste.» la richiamò Iris, per farla smettere, e lei lo fece subito.
Aiden si massaggiò la mano, mentre Celeste andò dentro il box del cavallo per cambiarsi, si prese del tempo per osservarla meglio, senza casco poteva vedere i capelli scoloriti, e rovinati, da molte tinte, e la visibile ricrescita che le prendeva più di metà testa, non era alta, ma nemmeno troppo bassa, forse un po' più di Iris, e non riusciva darle un peso, a causa della felpa extra large che si era appena messa e dei pantaloni della tuta neri, pure quelli troppo larghi per evidenziare la forma della gamba. Una cosa era c'erta, la sorella di Iris era sciatta, non si curava da molto tempo, e gli pareva scorbutica.
«Stasera non torno a casa, resto a dormire da Sof, così domani sono subito in laboratorio, e dopo vado all'università.» disse ai suoi genitori, e loro annuirono indifferenti. Ormai non era strano che non tornasse a casa, con gli studi e lo studio di ballo, era più convenevole che rimanesse a Bologna invece che andare in giro di sera tardi.
«Ma sono appena tornata! Perché non possiamo stare insieme?» Obbiettò Iris.
«Non posso, ho del lavoro da fare.» Le sue parole non permettevano alcuna possibilità di ribattere.
Era ufficiale, a Aiden non piaceva sua sorella.
Caricarono il cavallo sul van e partirono per tornare in maneggio, non appena Celeste sistemò il cavallo salutò la famiglia per poi tornare a Bologna.
«Ehi tesoro, finalmente sei tornata!» La salutò Sofia, la sua migliore amica. «Iniziavo ad annoiarmi senza di te.» Si alzò dal divano, e posò il gelato sul tavolino, per andarla a salutare con un abbraccio e un bacio sulla guancia. Celeste, pur non amando questo genere di cose, fin troppo sdolcinate per i suoi gusti, glielo lasciò fare, non le dispiaceva ancora il contatto fisico della sua amica, fino a poco tempo fa della sua ragazza, e ormai era diventato quasi un'abitudine salutarsi in questo modo.
«Guarda che puzzo, non mi sono ancora fatta la doccia.» Trovò la scusa per slegarsi da lei.
«Vorrà dire che verrò sotto la doccia insieme a te.» Le sussurrò all'orecchio. A Sofia piaceva ancora Celeste, ma non così tanto da avere di nuovo una relazione con lei, e Celeste non intendeva avere relazioni serie, ma era ancora attratta fisicamente da Sofia. E questo si traduceva in una vita sessuale ancora attiva tra loro due, senza impegni ovviamente, unicamente per il piacere carnale.
«Possono esserci due versioni per questa frase.» Celeste porto le sue mani ai fianchi di Sofia, mettendo in chiaro le sue intenzioni.
«Perché non proviamo entrambe?» Propose Sofia Luce, soffiandolo sulle labbra di Celeste.

«Ah, ma allora sei ancora viva!» Disse Enea, quando sentì sbattere la porta del laboratorio, non aveva bisogno di girarsi per sapere che la persone appena entrata fosse Celeste. Solo lei poteva alzarsi alle cinque della mattina per venire in laboratorio prima di andare a lezione.
«Non aggiungere altro Enea, è stata una settimana di fuoco a casa.»
«Si sono lamentati perché non sei mai a casa?» chiese Enea, non era difficile che accadesse, e non era difficile che si aumentassero per lo studio di ballo un cui dellevolte insegnava.
«Non solo, mia sorella è tornata dalla Corea insieme al suo ragazzo, e ho rifiutato di andare a mangiare insieme a loro.» Spiega Celeste. «Però lasciamo stare. Come stanno i miei bambini?» Gli chiese mentre andava a prendere il camice nel suo armadietto personale, Enea intanto la guardava, incapace di doverle gli occhi di dosso.
«Molto bene, sicuramente non grazie a te.» Non appena si sistemò i capelli in una veloce crocchia, Celeste andò ad abbracciare Enea e dandogli un veloce bacio sullo zigomo pronunciato. «Ehi!» Enea salta sulla sedia al contatto pungente del collo alto del maglione in lana di Celeste. «Levati di dosso.» In risposta, la ragazza sfrega la guancia con la sua, approfondendo il contatto.
«Cosa farei senza il mio Enea!» Il ragazzo sbuffò, per poi accarezzarla sopra la testa.
«A volte sembri te quella più piccola qui.» Celeste, quando aveva capito che Enea aveva mollato, si staccò da lui, e si abottonò il camice.
«Sei tu che sei troppo cresciuto. Sono arrivati i prodotti?»
«Puntuali come un orologio svizzero.»
«Perfetto, sei pronto per ammazzare qualche piccolo melanoma?»
«Che domande, ovvio che sì.» il poter lavorare da solo con Celeste lo entusiasmava, avrebbe potuto osservare il lavoro di fino della sua mano durante l'alterazione del genoma di una cellula epiteliale, e poterne apprendere la tecnica, non a caso Celeste era una delle più precise nell'università.
«Bene, allora oggi pomeriggio tiro fuori i tessuti e i rumori, vediamo cosa possiamo fare. Vado a dare la pappa ai tumori, e poi vado a lezione, tra poco ho patologia.»
Finito tutto quello che doveva fare in laboratorio, Celeste si sistemò i capelli e ripose il camice nell'armadietto, per poi salutare Enea e correre velocemente nell'aula numero 13, il professore di patologia, non tollera ritardi, sopratutto da un'allieva modello come Celeste, che cerca di trovare una cura per i tumori.

My sister's BoydriendWhere stories live. Discover now