"Danger's Back" (L'apologia - di omicidio - colpisce ancora!) - Prima Parte

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Sè, magari. Purtroppo il "Danger" di cui sto parlando è il personaggio interpretato da Justin Bieber nell'omonima fanfiction, scritta dalla newyorkese Adriana V., che ha dato il via alla moda delle ficcyne squallide e dalla dubbia morale con protagonisti gli idoli delle ragazzine nel ruolo di stronzi ai quali la Hope di turno si appiccicherà come una cozza.

In questo caso specifico, la Hope porta il nome di Kelsey Jones (o Anderson, o McAdams, l'autrice si è scordata il suo cognome molte volte), una teenager che non ci vede nulla di male nell'innamorarsi di un delinquente invischiato della lotta fra bande rivali che non si fa scrupoli ad uccidere la gente per soldi.

Visto il grande successo del primo "Danger", era inevitabile che l'autrice vi desse non uno, ma ben due sequel (il secondo dei quali è ancora in corso). Il primo sequel, "Danger's Back", come il suo predecessore, ha avuto l'onore di essere stato tradotto in diverse lingue, fra cui l'italiano. Nonostante la traduzione ufficiale sia una e una sola (e si trova su Wattpad), qualche furbetta ha voluto copia-incollarla e pubblicarla senza apparente autorizzazione (e fermandosi solo ai primi capitoli) su EFP.

...beh, "traduzione" è un eufemismo, considerato che l'autrice della versione ufficiale italiana per metà si è servita chiaramente di Google Translate e per l'altra metà ha tradotto alla carlona incappando in errori imbarazzanti (per esempio, un "Kelsey spoke sympathetically" è diventato "Kelsey parlò con simpatia", così invece che provare comprensione per l'interlocutore, sembra che Kelsey lo stia prendendo per il culo!).

Quindi, pure stavolta prenderò in considerazione la versione originale inglese e i pezzi citati saranno tradotti da me stesso medesimo.

Piccole note sulla scrittura di "Danger's Back".

Rispetto alla storia precedente, la narrazione, se possibile, è "peggiorata" ulteriormente. Lo dico tra virgolette perché, ad essere onesti, l'autrice ha aumentato il suo vocabolario, le sue descrizioni sono molto più particolareggiate e c'è un larghissimo uso di aggettivi, avverbi, verbi declinati al gerundio per accompagnare le azioni principali e metafore quasi poetiche. Tutte cose buone e giuste, per carità... il problema, ancora una volta, è che Adriana ne ha fatto un uso eccessivo, che invece di arricchire il testo finisce per appesantirlo.

Inoltre, come sempre, le vicende sono narrate attraverso il famigerato POV dei protagonisti, ai quali non dovrebbe fregare una ceppa di sottolineare ogni santa volta ogni minimo gesto che compiono e come lo compiono, usando metafore auliche e prosaiche per fare la cronaca dei singoli sguardi e delle singole parole che si scambiano.

Specialmente nel caso di Justin, un personaggio violento, facile all'ira e sboccato. Spesso e volentieri mi sono imbattuto in frasi come

" "Mentre la rabbia si incideva sul mio volto e l'oscurità delle mie iridi incrociava il suo sguardo, comunicandogli glacialmente tutto l'odio che ogni fibra del mio essere poteva coltivare, ruggii cupamente: "Vaffanculo, stronzo!" "

oppure

" "Sospirando, mordendosi un angolo del labbro inferiore, Kelsey direzionò il suo sguardo tinto di una sfumatura di tristezza lontano dal mio volto, ma rapidamente la preoccupazione che le mascherava i tratti fu cancellata quando le accarezzai il mento con il pollice e l'indice e le donai il sorriso che aveva appena dipinto le mie labbra, sussurrandole con tutto il cuore: "Ti amo, piccola." "

In rare occasioni il POV cederà il posto alla narrazione in terza persona, ma pure in questo caso purtroppo sono incappato in descrizioni al limite del pleonastico che mi hanno reso la lettura fastidiosa, per non dire insopportabile.

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