Capitolo 43

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E questo non era proprio il momento più opportuno per pensare a queste cose, ma non vedevo l'ora di uscire da qui così da poter finalmente stare insieme nel modo in cui desideravamo. Se ci fossimo sbarazzati di questo posto, avrei potuto sentire il corpo forte di Harry, la sua pelle morbida, le sue labbra esilaranti, e le sue belle mani. Ovviamente c'erano anche altre ragioni per cui volevo fuggire, ma con tutto lo stress e la paura di questo posto, desideravo trovare un modo per dimenticarle.

Ma dovevamo prima portare a termine il piano. Dovevamo finire il nostro compito, che mi stava causando un'enorme terrore e un'attesa nauseante. E sapevo, lo sapevo bene che prima lo facevamo meglio era. Ma comunque sia, avevo paura del momento in cui la corrente sarebbe andata via. Perché dopo ero costretta ad eseguire un piano rischioso e molto, molto spaventoso che non era solo per me ma anche per l'uomo che amavo. Avrebbe segnato il nostro futuro e il resto delle nostre vite, ed era tutto affidato a me. Nessuna pressione...

Proprio allora, come era stato pianificato, la luce si spense nei corridoi. Il suono di una macchina, che non avevo realizzato fosse in esecuzione, si fermò. Incombeva una quiete inquietante nella vuota oscurità. Era tutto nero, nero pece, e riuscivo a malapena a vedere qualcosa. Il mio cuore batté forte nel mio petto e deglutii rumorosamente.

Improvvisamente ci furono dei lievi rumori attraverso i corridoi. Sussurri impauriti, urla penetranti erano alcuni dei tanti suoni che vorticavano nei corridoi.

Mi ricomposi e mi avvicinai ai rumori. Sbirciai attraverso le sbarre metalliche della mia cella, da un lato all'altro; anche se non c'era molto da vedere. La mia mano scivolò su una specie di blocco che sporgeva da fuori i pali di metallo sottili, e trovai il buco della serratura. Velocemente scavai nella mia tasca, guardandomi di nuovo freneticamente in giro anche se era piuttosto inutile. Feci passare, il più silenziosamente possibile, la mia mano attraverso uno spazio e girai il mio polso per infilare la chiave. Ci vollero un paio di tentativi, la mia adrenalina pompava più veloce con ognuno di essi, ma alla fine sentii un click.

Spinsi leggermente e la porta cigolò. Ah! Sì! Nessuno dei pazienti se ne accorse, troppo impegnati e troppo ciechi dal buio ritrovato.

Non mi aspettavo qualcosa di diverso dalla serratura, ma l'emozione per averlo fatto era travolgente quanto terrificante. Emozionante perché la parte più importante era stata parzialmente completata; uscire dalle nostre celle. Ma anche terrificante, perché ora dovevo andare da Harry, che si trovava in un altro corridoio.

E chi lo sa, cosa avrei potuto incontrate durante il tragitto.

HARRY'S POV

Dove cazzo era Rose? La corrente era andata via minuti fa. Sarebbe dovuta essere qui. Sarebbe dovuta essere qui trenta secondi fa, in realtà. E se fosse stata scoperta? E se stesse venendo trascinata dalla Signora Hellman proprio in questo momento? E se una delle guardie malate si stesse approfittando di lei ora che nessuno sarebbe stato in grado di testimoniarlo nell'oscurità?

La mia mente era torturata da queste domande mentre entrambe le mie mani stringevano le sbarre metalliche. Stringevo così forte, il mio respiro diventava irregolare con ogni secondo che passava. Avevo bisogno di una fottuta sigaretta. Se non avessero rappresentato dei problemi per la nostra protezione, avrei già finito un intero pacchetto.

La mia testa era vicino al metallo che mi rinchiudeva mentre cercavo di percepire qualche segnale dell'arrivo di Rose. Ma era difficile farlo in un corridoio riempito da urla grida e lamenti. Improvvisamente, la fioca luce rossa d'emergenza lampeggiò, quella che inizialmente mi irritava. Avrebbe reso la nostra fuga più difficile con queste luci fioche in giro.

Ma alcuni secondi dopo fui grato ad esse quando illuminarono la figura di Rose lungo il corridoio. Grazie a Dio, pensai mentre la tensione sulle spalle si rilassava un po'.

Psychotic [h.s.] (Italian translation) *EDITING*Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang