CHAPTER TWO

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THE PLANET AT THE END OF THE UNIVERSE


NITTVAM

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NITTVAM



Sei folle, Calliope Bloodwalk, come tua madre prima di te.

I draghi sono estinti da secoli.

Voci, leggende, costrizioni.
Calliope Bloodwalk era stanca, infastidita e una solitudine maligna l'accompagnava in ogni suo passo falso.

Nittvam era un pianeta secco, roccioso e desertico ai limiti dell'Universo, dimenticato da qualsiasi altra creatura presente nell'infinitesimale firmamento abitato dalle bestie più strane, inutile, forse, come pianeta e altrettanto inutile cercare di stabilire un regno fra le dune sabbiose, eppure Calliope era rimasta piacevolmente sorpresa da quanto gli abitanti – si parla di un paio di centinaia – fossero stati felici di avere una regina che, per la prima volta in anni e anni, non li aveva posti sotto una tirannica schiavitù, rendendoli cittadini liberi dove di libertà non si poteva nemmeno parlare prima del suo arrivo.

Era rimasta sorpresa, addirittura, di quanto il clima aspro di Nittvam potesse essere favorevole alla schiusura di quell'uovo che per secoli era rimasto chiuso in un elegante cassa d'argento, era stata una questione di pazienza, perseveranza e mesi d'attesa estenuante in un eremitismo volontario in una grotta poco sopra la piccola e unica cittadella su Nittvam, omonima al nome del pianeta, ma la minuscola testa del drago fece capolino dal guscio rugoso durante la notte più afosa che si fosse mai vista.

Il silenzio regnava tra le sconfinate distese di sabbia, quel giorno, due bambini giocavano sulle scale marmoree del palazzo, che guardingo stava all'erta di almeno un minimo suono.

Calliope se ne stava all'ombra degli archi di volta, passeggiando a lento passo aspettando che qualcosa potesse distrarla dalla massa aggrovigliata dei suoi pensieri, era sempre stato un vizio, quello di rimuginare troppo sugli eventi di un passato rovinoso che l'aveva costretta a quella vita, che non era male, no, ma i sensi di colpa erano tali da mangiarla ancora viva durante le notti insonni.

Un pesante battito d'ali ed un'ombra che scorreva veloce sulle mura catturarono la sua attenzione, sorridendo aumentò il passo per raggiungere le scale, dove i due bambini giocavano, per scenderle lesta e dirigersi verso l'enorme bestia che aveva appena posato le zampe sul terreno, sollevando un'ingente quantità di sabbia nell'aria.

Tessarion – così aveva chiamato il drago – si accucciò al suolo, respirando forte, che da lontano parevano solamente dei soffi, ma da vicino dava la stessa sensazione del vento sulla pelle, mentre Calliope avanzava verso di lui, sotto lo sguardo allucinato dei due bambini che, lasciando perdere i loro cavalli fatti di legno e i loro giochi, se ne stavano imbambolati a fissare la creatura prima vista solamente sorvolare la loro città.

«Ti sei divertito?» domandò Calliope, accarezzando dolcemente la testa ruvida di Tessarion. Una bestia magnifica, la più bella che gli abitanti di Nittvam avessero mai visto in vita loro, con le squame sul dorso di un argento che pareva quasi colato, le grandi ali che sembravano brillare sotto i raggi del sole ogni volta che essi le colpivano e i grandi occhi verdi a sorvegliare il territorio.

Tessarion, per Calliope, era stato come riprendersi – almeno in minima parte – una piccola rivincita contro tutti coloro che le avevano dato della folle o che avevano dubitato della sua riuscita, l'avvento del drago, inoltre, era stato anche come rivedere la luce o un volto amico, dopo anni di solitudine e negatività nei suoi più intimi pensieri.

Tessarion, per Calliope, era molto più che un drago, era un amico che parole di conforto non aveva, ma sembrava, comunque, avere una grande empatia nei confronti di colei che l'aveva portato al mondo.

In lontananza, Lyth Tetha, vecchia consigliera della famiglia Bloodwalk, aveva il leggero timore di avvicinarsi alla regina e a Tessarion – lei era stata la prima a non voler dare molta importanza a quell'uovo – sperando che Calliope ben presto si sarebbe ritirata, lasciando stare il drago e concentrandosi, piuttosto, sulla lettera che la consigliera teneva stretta tra le dita.

Niente di buono si prospettava se veniva recapitata una lettera, se poi questa era arrivata con un corvo nero, anche peggio.


«Che succede, Lyth?» domandò Calliope, risalendo i gradini, senza prima buttarsi un'occhiata alle spalle, Tessarion già dormiva all'ombra dell'alto albero davanti al palazzo, sorrise nuovamente, trovando a riscoprire dentro di sé un gran sentimento di tenerezza.

«Creatura meravigliosa» rispose Lyth, non convinta per niente delle sue parole, ma cercando di temporeggiare il più possibile, Calliope, comunque, era fin troppo furba per farsi abbindolare dalle parole di una vecchia megera.

Aggrottò le sopracciglia.

«Dimmi cosa succede» ordinò perentoria.

«È arrivata questa per lei»

Lyth, da dietro la schiena, portò le mani in avanti, allungando la busta verso quelle di Calliope che prontamente la prese, scuotendo la testa preoccupata.

Il sangue le si gelò nelle vene, d'improvviso fu come il suo passato fosse tornato a farle visita, una vita che reputava finita le era di nuovo piombata addosso come un greve macigno.

Quella calligrafia avrebbe potuto riconoscerla tra mille altre ed il nome riportatovi sopra, non lasciava spazio ad ulteriori speculazioni.

Bruunhilde.

𝐌𝐘 𝐁𝐋𝐎𝐎𝐃, thor odinsonOnde histórias criam vida. Descubra agora