La Scoperta di Eliza

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Eliza fu chiusa in una camera del casolare che dava sull'unica e spaziosa sala comune, silenziosa, vuota e con luce soffusa, quasi a nascondere i suoi abitanti dietro la penombra.

Ordinarono a Declan di rimanere con lei, per controllarla. Completamente al buio, faceva avanti e indietro, dalla porta alla finestra, nervoso, cercando di cogliere più suoni e più dettagli possibili.

Lei, seduta sul letto, le orecchie tese a captare ogni movimento, stringeva addosso lo zaino. Con il libro dentro. Lo avevano consegnato a lei, col compito di portarlo in salvo. Erano stati chiari e lei non vedeva l'ora di andarsene. Il suo rapitore in persona glielo aveva affidato, nascondendolo di proprio pugno nella sacca con una leggera ruga in più sulla fronte e la voglia di correre nel bosco.

«Verrò a riprendermi il libro, contaci.»

Non capiva quella improvvisa decisione, ma la minaccia era chiara. Non poté dire nulla, fu rinchiusa subito dentro la stanza.

Un lungo ululato le bloccò il fiato in gola. Declan si precipitò alla finestra. Scostò le tende e non vide niente altro che il bosco e qualche figura da lontano che perlustrava la zona.

«È un modo per stanarci. Non attaccheranno mai per primi» mormorò a se stesso, facendo girare Eliza che si alzò dal letto spazientita.

«Voglio andarmene di qui.»

«Ce ne andremo, non appena Graham ci darà il segnale.»

Altri ululati si levarono al cielo, insieme, in un coro spettrale. Lei tremò, abbracciandosi, e occhieggiò lo zaino appoggiato sul letto e in bella vista. Era al sicuro. Ancora.

«Graham è il gentiluomo che mi ha costretta a stare qui, vero?»

«Ti ha solo protetta.»

«Perché avevo il libro.»

«Poteva prenderselo il libro e lasciarti dov'eri. Prendi lo zaino, è il momento. Andiamocene.»

«E gli altri?»

«Se la caveranno, siamo cacciatori.»

La condusse sul retro, non c'era più nessuno all'interno del casolare e gli ululati continuavano senza sosta, provocandole dei brividi violenti. Di eccitazione. Di paura.

Seguì Declan senza obiettare, lo zaino sulle spalle che pesava come quando era fuggita dalla casa infestata assieme ai Fratelli, poche ore prima. Un peso paragonabile solo a tutti i guai avuti con la giustizia e che i suoi genitori, costringendola ad andare con loro, avrebbero voluto lasciare alle spalle. Eppure i guai continuavano a perseguitarla. Avrebbe potuto ricominciare, a ventitré anni?

«Ma li senti anche tu?» chiese col fiatone per stare dietro a Declan che, ancora una volta, si dimostrava più veloce della norma.

«Gli ululati? Certo!» le rispose senza neanche guardarla.

«No, le percussioni... »

Declan si fermò di colpo e lei gli andò a sbattere contro. Lo guardò: era silenzioso, gli lesse addosso confusione e incredulità. Poi la prese per mano; lei non si lamentò, neanche avesse bisogno di quel contatto, forte e sicuro.

Si voltò ancora e vide passare Colei Alla Quale Il Bosco Si Sottomette. Nell'immoto silenzio, dove anche gli animali sembravano quietarsi quando Lei era nei paraggi, si voltò verso Eliza e le sorrise, indicandole la via, prima di andarsene e mutare fluida in corsa, sotto il suo sguardo smarrito, in un candido ed enorme lupo. Non disse nulla a Declan, per non passare per pazza, ma la sorpresa le si lesse in faccia.

E mentre i lupi continuavano a ululare alla Luna Nera, lei e il suo amico riuscirono ad arrivare al lago, con fatica e attenzione. I rumori del bosco si diradarono e la direzione presa per tornare a casa sembrava più sicura. Nessuno li inseguiva. L'attenzione era solo per le ronde che, alle prime luci dell'alba, si davano il cambio col turno giornaliero.

Declan accompagnò Eliza nella sua stanza, passando per la finestra. L'aiutò a scavalcare il muro e rimase con lei ancora un po'.

La ragazza posò lo zaino sul letto e sfilò il libro. Si sedette a terra e lo aprì con trepidazione. Impossibile ignorare ciò che era accaduto e Declan non glielo impedì.

Sulla prima pagina c'era una dedica: "A Graham Campbell Jr e tutto il Branco della Luna Nera."

Eliza continuò a sfogliare e la realtà dei fatti le fu finalmente chiara. Guardò Declan, mentre lui la fissava.

«Anche tu?»

«Sì e chiunque del Casolare. Siamo rimasti in pochi, ormai...»

«Le leggende erano vere, quindi... »

«Tutte.»

Pagine di diario, scritte in una bella calligrafia di altri tempi, erano lì, davanti ai suoi occhi. Alcune erano vergate in una lingua a lei sconosciuta, composta di simboli e segni. Spiegazioni, trattati, disegni dettagliati dei lupi, dell'antica New Skye con una mappa disegnata a mano, del casolare e la sua posizione, della casa abbandonata. In quel libro c'era tutto quello che si poteva conoscere su una delle rivelazioni più particolari di un Branco nato dalle divinità e sotto l'influsso della Luna Nera. In quel libro, dalle pagine ben tenute e ingiallite dal tempo, si trovava la certezza della loro esistenza e la possibilità di annientarli tutti. Il Cerchio lo cercava da molto tempo, nascosto tra le file dell'autorità cittadina. La biblioteca, però, per loro era misteriosamente preclusa.

«Io non so che dire... »

«Proteggi solo il libro, Eliza. Un giorno torneremo a prenderlo.»

«Non mi conosci neanche, perché dovrei?»

«Graham sa quel che fa.» Declan si alzò e le diede un bacio sulla guancia. Uscì dalla finestra senza voltarsi più indietro. Eliza continuò a sfogliare il libro, assetata di conoscenza, fino a che non si imbatté in una pagina dove era disegnato un particolare orologio da taschino, riccamente intarsiato da altri simboli a lei sconosciuti. Notò un dettaglio che la lasciò senza fiato: segnava le 23.23 del 23.03.

La sua ora e la sua data di nascita.

Il Branco della Luna Nera - Libro NeroWhere stories live. Discover now