Il Casolare

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L'uomo la fece alzare di botto, con semplici gesti veloci e le strinse il braccio. Lei non potè opporsi. Fu tirata su come un fuscello, senza alcuna fatica.

«Mi stai facendo male, zotico... Si può sapere che diavolo vuoi da me?»

«Sta' zitta!»

Eliza dovette seguire il rapitore, frenando le proteste che le salivano in gola. Le ingoiava una a una, con la promessa di restituirgli lo stesso trattamento, un giorno.
La strada le aveva insegnato che esistevano momenti per fuggire e momenti per restare. Non aveva avuto ancora il tempo di imparare che esistevano momenti anche per stare zitti. L'uomo, dalla stazza imponente e i corti capelli rossi 'alla marines', la strattonò perché gli ubbidisse e per un bel tratto di cammino, passando attraverso il bosco e sentieri ripidi e nascosti, dai quali si avvertiva a tratti l'odore del lago, la tenne contro di sé con presa salda, impedendole qualsiasi iniziativa.

Non parlarono granché durante il tragitto. Per un paio di volte si dovettero nascondere, delle ronde passarono sui sentieri più in vista. La mano dell'uomo si posava sempre con decisione sulla sua bocca, l'altro braccio la bloccava contro il corpo massiccio, l'odore quasi nauseante da quanto era forte e penetrante. Stuzzicante, per certi versi: chi poteva mai avere un odore simile? Non l'aveva mai sentito in vita sua.

A poco valsero le sue mute proteste, il gesto di scostargli la mano dalla faccia, le unghie ficcate nella carne. Lui sembrava non accorgersi di nulla, la vista acuta a cercare ogni dettaglio fuori posto, il suo corpo a trattenere la ribellione della ragazza, una sopportazione del dolore esemplare.

«Ti butterò tra le braccia del Cerchio, se non la finisci.»

«Fallo, che aspetti?»

Un grande casolare le apparve circondato da così tanta vegetazione che scorgerlo senza una guida sarebbe stato davvero complicato. Non c'era luce a illuminarlo, ma era evidente il carattere rustico e la struttura molto antica. Da chiunque fosse stato composto questo Cerchio, non lo avrebbe mai di certo scovato.

«Dove ci troviamo?»

Come unica risposta si sentì spingere verso l'ingresso, oltre le piante rampicanti che lo coprivano da occhi indiscreti. Si sentì mancare della solidità di quel corpo caldo nella fresca sera estiva.

Lui bussò tre volte, con ritmo regolare e lento. La stessa sensazione che il tempo fosse sospeso tornò prepotente, le sembrava di avvertire lo spirito di donna del bosco. Finalmente la porta scattò e loro poterono entrare. L'uomo la lasciò libera con uno strattone, spingendola di nuovo e si trovò davanti a una manciata di persone che si avvicinarono, caute e guardinghe, per osservarla come fosse un qualche animale fantastico. Tra loro, Mark e Declan spiccavano tra tutti, gli unici volti conosciuti sui quali lei si soffermò stupita.

«È quella che ha rubato il libro?»

Una donna bionda le venne quasi addosso. Eliza strinse lo zaino a sé e fece un passo indietro. Si sentì avvampare per come veniva studiata e incazzare per come si sentiva frustrata da quella assurda situazione.

«Ha avuto fegato, però... » ribatté la sua compagna che le si fermò a fianco, abbassando lo sguardo sulle gambe nude e graffiate, dove rivoli di sangue colavano dalle sottili ferite aperte, finendo nei calzini nascosti dalle Converse ormai distrutte. «Avventurarsi nella Casa, rubare il libro e poi scappare via, tenere il passo dei Fratelli, riuscire a non farsi catturare dal Cerchio. Non è da tutti. Potrebbe quasi essere una dei nostri.»

«Jaclyn!»

«Che vuoi, Dec? Proteggerla? Sappiamo che hai un debole per questo bel bocconcino, ma non è per te.»

«Finitela.»

La voce dell'uomo alle sue spalle si alzò, zittendo tutti. Non dovette gridare, la sua fermezza bastò. Fece qualche passo e fu di fronte a lei. Gli ci volle un attimo per tirare lo zaino e prenderselo senza chiedere il permesso. Non sorrideva, il viso era tirato e quell'accenno di barba e occhiaie profonde di chi non dormiva da tempo, lo rendevano ancora più cupo. Un uomo dal quale stare alla larga.

«Hey!» urlò la ragazza.

Lui la fissava senza toglierle gli occhi di dosso e la sfida che lesse sul viso appena arrossato dal sole del lago e dalla rabbia che ribolliva nelle sue vene gli fece socchiudere lo sguardo.

«Fatela stare zitta. Curatele le ferite e rimandatela indietro. Non ci serve.»

Le diede le spalle, buttando a terra l'involucro coi documenti all'interno, per stringere tra le dita, finalmente, il libro. Le due donne presenti, le sole in un gruppetto di dieci persone scarse, si guardarono, attente.

«La vuoi lasciare viva?» la bionda la indicò, tremante di rabbia. Eliza spalancò gli occhi.

L'uomo annuì, sfogliando il libro: «Sì.»

Mark e Declan si avvicinarono a Eliza, titubanti; l'ultimo le posò la mano sul braccio che lei rifiutò scrollandoselo di dosso.

«Eliza... » Mark si avvicinò con le labbra al suo orecchio. La ragazza scattò nervosa, non sopportava quella confidenza, quegli odori che le fecero girare la testa per la particolarità dell'aroma e l'intensità. Non se n'era mai accorta prima, ma anche i due Fratelli... ?

«Un corno! Cos'è, uno scherzo? Vi siete divertiti? Ero... cos'ero, mh? Anche io ero una scommessa?»

Mark scosse la testa. Declan si avvicinò a Jaclyn, tesa come una corda di violino.
«No... non lo eri. Non... anzi, grazie... il libro... »

«Che cos'è questo libro? Perché è così importante?»

«Il Cerchio non deve prenderlo... »

«... il Cerchio... ne sento l'odore fin qui. Sono vicini... » Jaclyn urlò strozzata, attirando l'attenzione di tutti sul pericolo imminente. Era tanta la voglia di andarli a prendere e inondare ancora il bosco di sangue.

Il Branco della Luna Nera - Libro NeroTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang