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Dopo pochi minuti Tyler parcheggia davanti all'hotel. Scendo rapidamente e mi avvicino all'entrata contenta di essere ancora viva.
Gli altri due mi seguono e saliamo di fretta in ascensore.
Sento l'ansia arrivare alle stelle, mi aspetta una sgridata epica da parte di mia madre, in questo momento non mi viene una scusa plausibile da usare. «Sono morta.» dico appena si aprono le porte dell'ascensore. «Buona fortuna.» risponde Tyler prima di allontanarsi seguito da Thomas.

La stanza è molto luminosa e spaziosa. Decorata in stile classico-moderno. Con pareti bianche e mobili beige. La musica in sottofondo è rilassante, al centro della sala ci sono tavoli apparecchiati, molte persone sono radunate davanti al tavolo da buffet.
Cerco il viso di mia mamma. «Mya!» sento una voce familiare. Mi giro e vedo Hanna. I suoi capelli castani sono lisci e ben pettinati. Ha un trucco leggero sul viso e indossa un abito blu ricoperto di paillettes molto attillato e un paio di scarpe col tacco dello stesso colore.
Corre verso di me allargando le braccia, come se volesse abbracciarmi ma poi si ferma di colpo prima di toccarmi «Dove cavolo sei stata?» chiede seria posandosi le mani sui fianchi. «Non puoi sul serio essere arrabbiata con me.» scoppio a ridere. «Sì, hai ragione. Vieni qui.» non sa proprio fingere. Quanto mi è mancata. «Mi sei mancata troppo.» l'abbraccio. Hanna è stata per quasi tutta l'estate in Francia con i suoi genitori, ed è tornata solo ieri sera. «Lo so.» si vanta. Le tiro una pacca sul braccio che la fa scoppiare a ridere. «Anche voi mi siete mancati troppo.» si ritrae sorridente. «Allora?» dice in tono malizioso «Cos'avete combinato?» chiede ammiccando. Mi metto a ridere per il tono con cui me lo sta dicendo. «Ieri sera Andrew ha organizzato una festa, credevo facesse qualcosa di semplice e tranquillo.» mi interrompe «Quando mai le feste di Andrew sono tranquille?»

Non ha tutti i torti...

«Beh comunque...» vado avanti «poi è iniziata ad arrivare gente e la situazione gli è un po' sfuggita di mano.» ammetto «Ho un vuoto assurdo, non ricordo assolutamente nulla della serata. Credo di aver bevuto troppo.» «Eccola! Ve la spassate senza di me in poche parole... A proposito, dove sono gli altri due?» dice guardandosi intorno. «Non lo so, sono spariti.» mi stringo nelle spalle e li cerco tra gli invitati.
Oh no... Avrei preferito che questo momento non arrivasse mai.
Vedo mia mamma camminare a passo svelto nella mia direzione. Vorrei davvero scomparire.

Peccato che io non abbia il potere dell'invisibilità.

Ha le braccia conserte e uno sguardo minaccioso. Le mostro un debole sorriso, ma lei non sembra cambiare espressione. «Mya Peterson, si può sapere dove diavolo sei stata?!» direi che è leggermente arrabbiata. I suoi capelli biondi sono legati in uno chignon basso, indossa un vestito dorato molto accollato e un paio di scarpe col tacco nere. «Allora... Vi lascio sole.» Hanna si allontana. «Ciao mamma...» non so cosa dire, continuo a sorridere cercando di rilassarla, ma non sembra funzionare. «Sei in ritardo. Sta mattina non eri nel tuo letto. Dove cavolo hai dormito Mya!?» mi lancia uno sguardo intimidatorio.

Ora che cosa diavolo le dico? Aiuto.

Non mi viene in mente nulla. «Rispondimi. Questa volta non la passerai liscia.» Dalla mia bocca non esce una parola, non pronta per raccontarle cosa è successo ieri. «Sono stata davvero in pensiero...» abbassa leggermente il tono di voce. «Quante volte ti ho detto che voglio che tu mi dica sempre dove sei?» sembra essersi leggermente calmata. Non mi sembra più così infuriata, ha addolcito leggermente lo sguardo. «Mi hai fatta preoccupare.»
Penso che sia il momento giusto per parlare, e inventarmi qualcosa. «Mi dispiace tanto non averti avvisata.» abbasso lo sguardo, per non farle capire che sto mentendo «Stamattina mi sono alzata molto presto, tu dormivi e non volevo svegliarti. Sono andata a fare colazione con Hanna, che è tornata ieri sera. Mi mancava così tanto.» rilassa le braccia lungo i fianchi «Poi sono tornata a casa per prepararmi. Quando sono arrivata tu eri già uscita ed ero così stanca che mi sono riaddormentata.» mento. Non so come abbia fatto a venirmi in mente una scusa simile. Sono un genio.
Deve abboccare assolutamente. Rimane per un attimo in silenzio. «Stamattina, ti ho chiamato un paio di volte per sapere se stavi arrivando, non mi hai mai risposto. Dove hai il telefono?» è più rilassata, e sembra che abbia creduto alla mia piccola bugia.

Il telefono?

Metto le mani nella tasca della giacca: non c'è. Dove l'ho lasciato? Cavolo. Sarà rimasto in auto. Devo andare a riprendermelo.
«L'ho dimenticato a casa. Me ne sono accorta quando ormai ero in taxi. Mi dispiace averti fatta spaventare tanto.». Sospira «Va bene, dai, alla fine mi sono preoccupate per niente. Avrei preferito che mi avessi lasciato un messaggio per dirmi che uscivi stamattina.»
Menomale. Mi è andata bene. «Si mamma hai ragione, non capiterà più.»
Non mi piace mentire, non lo faccio spesso, però questa volta era davvero necessario.
Non mi piace neanche essere sgridata o essere messa in punizione, quindi mi pare la giusta soluzione. Si avvicina e mi stringe a sé «Lo spero. Mi hai veramente fatta preoccupare. Ora va' a salutare i signori Anderson.» annuisco e mi allontano prima che possa notare il mio aspetto poco curato.
Lascio la giacca all'inserviente vicino all'entrata e mi dirigo verso il centro della sala. Intravedo Thomas e i suoi genitori vicino ai tavoli apparecchiati, mi avvicino. «Salve signora e signor Anderson. Sembra una bellissima festa.» stringo la mano ad entrambi. «Ciao Mya, sono contenta ti piaccia. Divertiti.» risponde la signora Anderson mostrandomi un sorriso caloroso. «Sì, lo farò di certo, grazie mille.» dico. Thomas mi prende per un braccio e mi allontana «Allora? I tuoi come l'hanno presa?» chiedo girandomi a guardarli. Non sembrano arrabbiati. «Me la sono cavata, e tu?» gli spunta un sorriso diabolico. «Mi conosci no? Secondo te?» sorrido a mia volta.

Dopo essermi abbuffata al rinfresco, sono sazia e annoiata seduta a un tavolino. Vedo Tyler avvicinarsi «Io vado, ci vediamo domani?» mi alzo «Aspetta, ho lasciato il telefono nella tua macchina, ti accompagno giù.» gli dico.

Arrivati al parcheggio Tyler apre la portiera: «Dove hai lasciato il telefono?» chiede. Mi sporgo all'interno per cercarlo «Non lo so, non mi ricordo.» guardo sotto al sedile. «Ma l'hai usato nel viaggio?» chiede «Non mi sembra, ma non so dove altro potrebbe essere.». Qua non c'è nessun telefono! «Che palle, chissà dove l'ho messo.» «L'avrai lasciato da Andrew.» Non è possibile, la sfida mi perseguita. «Oddio, ho paura che tu possa avere ragione. Puoi darmi un passaggio? Mia mamma non lo deve scoprire.» annuisce «Va bene.». Richiude la portiera, e mi apre quella anteriore. Lo ringrazio sorridendo e salgo in auto. Lui entra dalla parte del guidatore «Se mia mamma scopre che non sono alla festa...» Tyler mi interrompe «Sei nei guai.» dice azionando il motore. Annuisco nervosa. Mia madre non deve accorgersi assolutamente della mia assenza, non potrebbe credere ad un'altra bugia e io a quel punto sarei morta sul serio.

Arriviamo al vialetto di casa di Andrew «Ti aspetto qua, poi ti riaccompagno al Palace.» dice Tyler mentre esco dall'auto. «Grazie mille, ti devo un favore.» non so davvero come avrei fatto senza di lui in questo momento. Corro verso la porta. «Ci conto.» mi urla. Suono al portone. Aspetto qualche secondo poi la porta si apre. Mi ritrovo davanti un ragazzo a petto nudo, indossa soltanto un paio di boxer.

Non è affatto Andrew.

La vita non ha le istruzioniWhere stories live. Discover now