Capitolo XXVI p.2

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«Lo vedi, Harry?» chiese Tomlinson una volta che furono dentro alla stanza, fissando con un sorriso leggero sul volto il suo piccolo sottomesso che tremava come una foglia al suo fianco. «Non avere paura, tesoro.» continuò, portando una mano sulla schiena di Harry per invitarlo ad avvicinarsi all'uomo seppellito dai tubi e che giaceva inerme nel letto candido. «Non fare il bambino maleducato e salutalo. Forza.»

"Oh mio Dio" Le labbra del piccolo sottomesso si schiusero e si aprirono più volte, come un pesce appena pescato che boccheggia alla ricerca di acqua, ma niente uscì da esse, nemmeno dei piccoli respiri affannati. "O-oh mio.. Dio" Harry sapeva che non stava respirando come sapeva che quelle piccole stelline colorate che erano apparse improvvisamente davanti a lui non erano un buon segno. "Oh..." A fatica, le sue mani raggiunsero la ringhiera plastificata del letto ospedaliero e la strinsero, appoggiandosi contro di essa per evitare di non cadere a terra dato che sentiva già le gambe deboli e tremanti. 

«Devi scusarlo.» sospirò Tomlinson prima di sedersi vicino al ricoverato ed evitò beatamente il piccolo Harry che, vicino allo svenimento, distolse lo sguardo per non poterlo più vedere. «È sempre stato timido» continuò, accarezzando leggermente i capelli scuri e folti dell'uomo per dargli una sistemata. «Ma sai... non è facile ritrovarsi faccia a faccia con un fottuto maniaco stupratore.»

«N-non ce la faccio..» sussurrò sconvolto il piccolo sottomesso, cercando di battere i conati di vomito che stavano infestando il suo stomaco. Tutti quegli aghi, tutti quei tubi, tutti quei suoni, tutti quegli enormi macchinari che gli mettevano inquietudine e che erano attaccati a-.. No, Harry non ce la faceva a resistere; era sicuro che se fosse rimasto un altro po' là dentro sarebbe sicuramente svenuto. «V-voglio uscire..»

«Vieni qui.» disse con voce dura Tomlinson e, prima che il liscio se ne potesse accorgersene, le sue braccia circondano i suoi fianchi e lo tirarono a sé, facendolo sedere sulle sue gambe. «Lo so che è dura, piccolo.» Stavolta, la voce del dominatore fu così dolce e leggera che Harry non ebbe paura di nascondere il volto nel suo petto, continuando ad evitare l'altro uomo. «Ma non vuoi sapere cosa è successo a questo bastardo?»

Harry scosse la testa. No, non voleva sapere niente. Non gli importa come fosse finito lì o quel che gli fosse successo. L'unica cosa che voleva era andarsene il prima possibile.

«Harry..»

«N-Non ce la faccio.»

«Perché non ce la fai?» chiese Tomlinson, spostando il suo volto quanto bastava per incontrare i suoi occhi verdi e vicini alle lacrime. «Non ti piace quel che hai visto, vero?» e Harry scosse la testa. «Beh', hai ragione. Nemmeno a me piace, tesoro, ma devi sforzarti, okay? Fallo per il tuo Daddy.» 

"N-no! V-voglio andare v-via!" Il ragazzino dagli occhi verdi annuì timidamente al suo Daddy prima sussurrare un altrettanto timido e piccolo: «C-cosa.. cosa gli è s-successo?» E, veramente, al piccolo sottomesso non importava niente del moro o di come si fosse ridotto in quello stato; sperava solo che, assecondando il suo dominatore, se ne sarebbero potuti andare via il prima possibile. «P-perché è q-qui?»

«Perché è questo quel che succede ai figli di puttana come Zayn che amano toccare la mia roba.» disse semplicemente Tomlinson, accarezzando i capelli del sottomesso per calmarlo, e rise leggermente quando i bip-bip della macchina collegata al ritmo cardiaco aumentarono. «Non è vero, Zayn? Eppure ti avevo avvertito così tante volte.. ma a quanto pare non ti sono mai bastate, stupido bastardo.»

«C-che gli hanno... che gli hanno fatto, D-Daddy?» sussurrò terrorizzato il ragazzino, non riuscendo a capire o ad immaginare come Malik potesse essersi ridotto in quel modo: attaccato a dei terrificanti macchinari per poter respirare e vivere... Gli stessi macchinari che lo terrorizzavano a morte. «C-chi è stato a-a fargli questo?»

Tomlinson osservò per qualche secondo il suo socio d'affari prima di annuire lentamente e voltarsi verso di Harry, guardandolo negli occhi. «Io, tesoro. Siamo stati io e la mia pistola a ridurlo così.»

A quelle scioccanti parole, Harry non riuscì più a trattenersi: spinse via di scatto le braccia di Louis e si fiondò nel bagno della stanza, arrivando in tempo al gabinetto per poter vomitare tutta la colazione fatta un'ora prima.

"N-non è possibile" Le sue mani tremarono leggermente mentre si strinsero contro la tavoletta immacolata nel tentativo di non cadere a terra. Il suo dominatore aveva davvero sparato a Malik? Poteva davvero averlo ridotto in quelle condizioni? Louis non ne aveva idea ma vedere Zayn ridotto in quelle condizioni gli lasciava poca immaginazione. "L-Louis... L-Louis non potrebbe mai!"

"Povero piccolo..." «A quanto hanno detto i medici» continuò Tomlinson, alzandosi in piedi con l'intento di avvicinarsi al suo piccolo sottomesso. "Non dev'essere semplice sapere che il proprio dominatore ha quasi ucciso un uomo". «la pallottola ha toccato il midollo osseo e che le probabilità che Zayn possa tornare a camminare siano veramente remote.»

«B-Basta...»

«Okay, piccolo. Saluta questo figlio di puttana, torniamo a casa.»

I'll Save You - Larry Stylinson || SOSPESADove le storie prendono vita. Scoprilo ora