Nymphe | Postface

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Questa volta dovrei scrivere di meno, anche perché non è un "viaggio"

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Questa volta dovrei scrivere di meno, anche perché non è un "viaggio". Sarebbe stato inutile postarla diverse volte: bisogna viverla tutta intera, senza lasciar passare giorni, o settimane. Bisogna leggersela un po' tutta d'un fiato, ché questa storia sfugge ed è inarrivabile come il vento della Provenza. Prima di passare ai ringraziamenti, come mio solito voglio fare la logorroica del cazzo perché amo parlare con voi, quindi vi parlo un po' di come è nata Nymphe, se volevo parlare di qualcosa – anche se dubito: insomma, un paio di cosette – sarò meno prolissa di La Ruine, lo giuro.

Ambientata durante la Seconda Guerra Mondiale, Nymphe parla della storia di questi due giovani: Nymphe è una giovane ragazza della Provenza, è bella, è piena di vita e di speranze, ha sogni che sa di non poter toccare ed è la sua aurea che invade tutta la storia e che la rende la protagonista, che la rende la storia stessa: perché Nymphe non parla altro che di questa giovane ragazza che ha una storia con questo soldato sconosciuto. Lui è un po' più grande di lei, è da poco arrivato in Provenza ma sa già che potrebbe lasciarla da un momento all'altro: lui deve vedere la guerra, ciò che spera gli occhi di lei non possano mai vedere. La storia si svolge con una frase uguale per i primi tre capitoli "Nymphe mi amava": la giovane ragazza è piccola, inesperta, ma sa già di amare quel giovane uomo, sa già di esservi legata, lo ama inconsciamente, senza riserve, lo ama perché è giovane e perché sa che l'amore non può aspettare che lei diventi più grande. E durante questi tre capitoli si sviluppa la loro storia che parte con il trovarli amanti, fino a renderli due semplici conoscenti. Con l'ultimo capitolo, però, c'è la vera confessione che si attendeva: "io amavo Nymphe", una frase che viene detta quando ormai i due sono sconosciuti e si son perduti. Inizio questa storia quindi con il fuoco della passione, con loro due amanti che condividono una notte d'amore su una spiaggia della Provenza in una notte d'estate, e piano piano il loro legame va sbiadendo, come se la storia venisse percorsa dalla fine fino all'inizio, fino a renderli due sconosciuti: ma non è così, la storia segue il suo percorso cronologico, e anche se lo prosegue all'indietro è proprio così che deve andare: prima amanti, poi amici, conoscenti e infine sconosciuti. Fino ad arrivare al vero e proprio finale, quando il cerchio si ricongiunge e i due possono ricominciare ad amarsi - so che non vi aspettavate un lieto fine dopo tutte le pene che vi ho fatto patire, un piccolo regalino perché avevo bisogno anch'io di una pausa dai miei deliri. L'ho scritta a fine agosto del 2018 – lo ricordo perché erano i giorni del Red Monkey su twitter LOL – e mi sono basata su cinque caratteristiche, combinate tra loro: lo stato del narratore e di Nymphe, il tempo, il luogo, la stagione e lo stato della sigaretta del protagonista. Nel primo capitolo, infatti, Nymphe e il narratore con la sigaretta appena accesa sono amanti su una spiaggia in una notte di luglio; nel secondo sono amici in un pomeriggio di ottobre su un campo di fiori, e la sigaretta del protagonista è a metà; nel terzo sono conoscenti in un bar nel crepuscolo di gennaio e la sigaretta del narratore è quasi finita; nel quarto sono sconosciuti in un'alba di aprile su una strada sterrata e la sigaretta è ormai finita. Inoltre, in tutti e quattro i capitoli è citata la frase "bisogna dire che non imparavamo mai a diffidare d'ogni cosa" che è la frase della canzone "La Fanette" di Jacques Brel da cui ho preso ispirazione; un'altra frase ricorrente alla fine di ogni capitolo è Nymphe stretta alle braccia del suo amore: indipendentemente dal loro stato, quindi, il loro legame non svanisce mai. Un altro elemento importante è il sangue all'interno della storia, il sangue sulle ginocchia sbucciate di Nymphe: rappresenta la sua passione, la sua vita, la sua giovinezza. È vero, sono narcisista davvero tanto, ma quando si tratta dei miei scritti non riesco mai a ritenerli all'altezza di un cazzo: ma la potenza celata nella frase dell'ultimo capitolo "il suo sangue contro i miei pantaloni" non ve lo riesco a spiegare nemmeno io. C'è talmente tanto dietro questa piccola frase per me: c'è la giovinezza di Nymphe, c'è il suo essere donna, c'è la guerra, ci sono le trincee, c'è la morte, e c'è la vita. In questa frase penso di aver racchiuso tutto quello che volevo comunicare con Nymphe: le ginocchia sbucciate di una ragazza che ama contro i pantaloni di un giovane soldato che ha dovuto vedere il sangue della morte, che ha dovuto affrontarlo, che ha dovuto viverlo. L'unica frase per cui mi sentirò narcisista, devo dire – ma se vi son piaciute altre frasi, indicatemele pure che so curiosissima. Okay ho tipo finito non voglio starvi a dare troppe spiegazioni perché semplicemente questa storia è stata scritta senza spiegazioni, senza messaggi troppo ambigui: è limpida, è questa. Solo sul finale vorrei parlare: nell'ultimo capitolo, il narratore ci dice che Nymphe se n'è andata dalla Provenza, dicendoci quindi che non sono più nulla. Ora, ci sono due probabilità: Nymphe è cresciuta, e ha avuto la possibilità di fuggire e di andarsene per conoscere il mondo; oppure, Nymphe se n'è andata dai luoghi in cui s'erano amati, quindi s'è allontanata solo dal suo cuore, facendoci intendere che lei non l'ama più; ma, proviamo a vederla da un altro lato: se non fosse stata Nymphe ad andarsene? Se fosse stato proprio lui? In questo caso lui sarebbe appena tornato dalla guerra, vivo, in Provenza, per ritrovare Nymphe. E allora perché dice che lei se n'è andata? Potrebbe essere un giro di parole per dire che Nymphe si è allontanata dal suo cuore perché semplicemente è lui ad essersene andato fisicamente e aver dovuto sopportare qualcosa di così forte, talmente forte da non riuscire più a sentire il sentimento di Nymphe. Lo sapremo mai cosa voleva dire? Penso proprio di no ma ce ne frega davvero qualcosa? Non credo. Insomma! Questa è Nymphe e ho amato scriverla, perché l'amore che narro in questi piccoli spazi è puro, sincero, è vissuto momento dopo momento, non si proietta su programmi, non ha pretese: è amore puro com'è, è un amore giovane, un amore soffocato da una guerra che la Provenza cerca di non far sentire con la sua lavanda e il suo cielo che sanno d'amore. E niente, è stato davvero bello scriverla, sono felicissima sia uscita fuori dalla mia piccola testa vuota.

Quindi insomma, ringrazio chiunque sia passata a leggerla: spero davvero vi sia piaciuta, spero vi abbia dato una piccola carezza al cuore, spero vi abbia almeno un po' risollevato se avete letto La Ruine o Havana – e in tal caso non lo abbiate fatto, passatele a leggere che so trash e vi fate qualche risata, spam bellino. Non so che altri ringraziamenti farvi, cioè tipo grazie di esistere (?) non lo so, sono molto in imbarazzo questa volta. Grazie anche a Jacques Brel che viene sempre in aiuto con queste storie romantiche francesi. Non so che fine farò, in tutta sincerità – al momento ho due idee che mi solleticano l'immaginazione, ma di una so solo come potrebbe essere l'atmosfera, e dell'altra so solo l'inizio. Stop: sono praticamente a zero. Quindi non so sinceramente quando tornerò, come tornerò, perché tornerò. Ma mi verrà qualche idea folle insomma, dovrà pur venirmi che l'immaginazione ancora non se ne va – e male che va scrivo di robe trash su una certa Hope, ho già dato.

No dai scherzo, piuttosto brucio come Giovanna d'Arco (Giovanna ti amo).

Be', spero di tornare presto anche se ho i miei pieni dubbi, ma intanto le mie quattro cosette qui sopra le avete sempre da poter leggere. Grazie mille di tutto.

Con i miei fiori e la mia anima,

Psycho (o Astra). 

P.s.: vorrei dire alla persona per cui questa storia dovrebbe essere un piccolo regalo da parte mia - anche se non gradito - che c'è un posto nell'eterno equatore che conserva un fiore della Provenza, e questo fiore sa solo di lei. 

𝐍𝐘𝐌𝐏𝐇𝐄Onde histórias criam vida. Descubra agora