Capitolo 4

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«E questa sarà la tua stanza» concluse Dereck, fermandosi davanti all'ultima del corridoio, prima del bagno.

Era di color azzurro chiaro e sopra c'era il scritto il mio nome di colore blu scuro, in un complicato carattere corsivo, dove le lettere si allungavano formando adorabili ghirigori.

Harry e Laurelyn erano rimasti al piano di sotto, lei stava cucinando il pranzo, lui non avevo idea di cosa stesse facendo.

«Avanti, aprila» m'incoraggiò, notando la mia esitazione.

Alzai il braccio tremante per l'agitazione che mi aveva accompagnato tutta la mattinata e strinsi la mano attorno alla fredda maniglia d'ottone, prima di spingerla verso il basso.

Entrai dentro la stanza e mi meravigliai per la decima od undicesima volta nella mattinata.

Era grande come almeno tre stanze dell'orfanatrofio messe insieme.

Camminai fino al centro e mi guardai intorno.

Le pareti erano di un azzurro tenue che ricordava molto il colore del cielo di prima mattina e sopra la testiera del letto era stata dipinta una nuvola bianca dalla quale scendevano fiocchi di neve.

C'erano due scrivanie, una occupata da due laptop di ultima generazione, uno era ernorme, l'altro più piccolo, entrambi erano di un grigio argentato.

Mi chiesi perché c'erano due scrivanie e due computer, uno di ognuno non bastava?

La stanza era illuminata dalla luce solare che penetrava senza ostacoli da una grande porta finestra a scorrimento che occupava una parete. Le tende bianche erano state tirate ai lati.

«Il designer d'interni si é ispirato al tuo nome per arredare la stanza, per questo ci sono piccoli fiocchi di neve dipinti su tutti i mobili» spiegò Dereck, rimasto sulla soglia.

Mi avvicinai alle scrivanie per osservare meglio e vidi che erano costellate da minuscoli fiocchi di neve di color argento. Sorrisi ammaliata.

«Le porte a destra portano al bagno ed alla cabina armadio, abbiamo acquistato qualche vestito, ma domani andremo a tutti a fare spese»

Sorrisi, perché non sapevo che altro fare.

«E poi, di là c'é una libreria tutta per te. Harry non legge molto e noi non siamo spesso a casa» Indicó l'unica porta porta sulla parete alla mia sinistra.

I miei occhi si illuminarono e non riuscii a controllare un piccolissimo urletto di gioia accompagnato da un piccolo saltello. Amavo i libri.

Erano come un portale per un altro mondo, un mondo stupendo di principi azzurri e principesse che, anche se sbadate, si ricordavano sempre di lasciare la scarpetta sulle scale del palazzo.

Era stata mia madre a trasmettermi la passione per i libri, era stata una scrittrice con un discreto successo.

Diceva sempre "Daniel Pennac ci ha insegnato che non bisogna obbligare i bambini a leggere, perché non si è mai troppo grandi per l'inizio di un amore"

Da bambina non riuscivo a capire cosa centrasse l'amore con i libri, ma poi capii che l'amore a cui si riferiva era quello per la lettura.

Ed in effetti i libri erano stati l'unico vero amore che avessi mai avuto, dopo mia mamma.

Corsi ad aprire la porta e mi ritrovai in una stanza abbastanza grande, in cui l'unica finestra era posta in alto, al centro vi era una scrivania con sopra una lampada. I muri non si vedevano, perché erano tutti coperti da grandi scaffali gremiti di libri, di ogni misura, spessore, genere e colore.

Il resto è silenzio (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora