Capitolo 3

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Il viaggio era stato tranquillo ed io l'avevo passato con la faccia attaccata al vetro freddo del finestrino dell'auto, intenta a carpire ogni singolo dettaglio del paesaggio che probabilmete non avrei mai più rivisto. Era anche un buon modo per dimenticarmi che ero in un luogo chiuso.

Dopo sei anni stavo finalmente uscendo dall'orfanatrofio. Era grande, lussuoso e prestigioso, ma a me non piaceva. Lì dentro non mi ero fatta nessun amico e tutti mi evitavano perché non parlavo.

Perché ero diversa.

Quando avevo staccato la faccia dal finestrino era stato solo per mettermi a fissare altro. Harry.

Era seduto al mio fianco ed in quel momento stava giochicchiando col cellulare, assorto nei propri pensieri.

Aveva le sopracciglia folte agrottate, i ricci castani gli ricadevano sulla fronte, le labbra erano leggermente arricciate.

Sembrava un bambino concentrato su un gioco e osservandolo, mi venne da sorridere.

Aveva alzato lo sguardo dal cellulare ed i suoi occhi avevano incontrato i miei. Le mie guance erano andate a fuoco e mi ero morsa il labbro in imbarazzo.

Lui aveva fatto un mezzo sorriso, poi piegato la testa di lato, continuando ad osservarmi con un'espressione incuriosita. Aveva allungato una mano verso il mio viso ed io avevo indietreggiato intimorita, ma quando le sue dita erano ormai a pochi centimetri dalla mia guancia, aveva cambiato direzione ed afferrato una ciocca dei miei capelli, osservandola.

«Mi piacciono i tuoi capelli, sembrano fili di rame» aveva sussurrato.

"Grazie" avrei dovuto dire, ma non lo avevo fatto. Avevo sorriso semplicemente e probabilmente lui aveva capito che era il mio modo di ringraziare.

Con le guance che ormai dovevano essere di in bel rosso vermiglione, mi ero voltata di nuovo verso il finestrino e non avevo scollato lo sguardo da lì fino ad adesso.

Eravamo in un posto un po' isolato dal resto della città e l'auto stava percorrendo uno splendido viale alberato. Mi sporsi un po' per vedere dove portava e vidi... Non si poteva chiamare villa. Sarebbe stato un insulto. Quella era una reggia.

Restai a bocca aperta con gli occhi che probabilmente avevano raggiunto la grandezza di palle da tennis, mentre ammiravo quella specie di castello moderno.

Quando entrammo in quello che doveva essere un garage, la mia mascella raggiunse definitivamente il pavimento.

C'erano almeno cinque limousines ed altrettante auto sportive che sembravano essere appena uscite dal concessionario.

Accidenti, ed io dovrei vivere in mezzo a questo lusso? Pensai.

Vidi una mano sventolarmi davanti alla bocca e quando mi voltai, vidi Harry che rideva.

«Scusa, stavo scacciando una mosca che voleva entrarti in bocca» disse.

Solo dopo qualche istante capii che mi stava prendendo in giro e chiusi la bocca, prima di afferrare la mia maniglia per aprire la portiera, ma fui preceduta da Dereck, il padre di Harry, che l'aprì per me.

Inciampando sui miei stessi piedi scesi dall'auto con una goffaggine che solo io possedevo.

«Attenta» mormorò Dereck, ponendo un braccio poco distante dalla mia schiena, per sostenermi nel caso fassi caduta, ma forntunatamente riuscii a mantenere l'equilibrio.

Sorrisi imbarazzata, mentre sentivo un leggero calore diffondersi sulle mie guance.

Seguii gli altri componenti della mia nuova famiglia un po' smarrita, il mio sguardo saettava ovunque cercando di memorizzare.

Arrivammo davanti a delle porte in acciaio che si apririono non appena ci appostammo davanti, mostrando un abitatocolo quadrato non troppo grande le cui pareti erano rivestite di specchi. Un ascensore.

Subito il panico si fece spazio nella mia mente. Ero claustrofobica dal giorno dell'incidente. Ero rimasta chiusa dentro l'auto per più di dodici ore, al freddo a fissare il corpo inanimato di mia madre e del mio patrigno, prima che i soccorsi arrivassero.

Strinsi la prima cosa che mi capitò sotto mano, la manica della giacca di Harry. Lo attirai verso di me involontariamente, mentre sentivo il mio respiro accelerare velocemente.

«Hey, che succede?» chiese Harry abbassando lo sguardo su di me.

«Cosa c'é?» chiese Laurelyn che era già entrata nell'abitacolo.

Harry guardò l'ascensore e poi me, ripeté il gesto un paio di volte, prima di capire.

«Sei claustrofobica?» domandò, anche se forse non aveva bisogno di conferma. Annuii nervosamente.

«Mamma, voi andate l'ascensore, io e Winter prenderemo le scale» disse.

«Va bene» acconsentì lei.

«C'é qualche problema?» La voce preoccupata di Dereck fece eco alle nostre spalle.

«Winter é claustrofobica, quindi lei e Harry prenderanno le scale»

«Vieni» Harry mi strinse la mano e ne accarezzò il dorso con il pollice, mentre mi giudava attraverso alle luci al neon del garage.

«Anche io da piccolo ero claustrofobico» proruppe, svoltando a destra e trascinandomi con sé. «Ed anche se crescendo ho vinto la mia paura, so cosa si prova» continuò iniziando a salire le scale d'acciaio.

Le sue parole mi rassicurarono e lo seguii con lo sguardo basso, attenta a non inciapare, cosa molto probabile contati la mia goffaggine ed il mio equilibrio precario.

Dopo due rampe di scale non troppo lunghe davanti a noi si presentò una porta di legno scuro che però non aveva nessuna serratura.

Mi chiesi come avremmo fatto ad entrare se non c'era nessun buco per inserire la chiave.

Harry premette un piccolo pulsante rosso collocato sul muro, accanto alla porta ed un pannello di acciaio al fianco di quest'ultimo si aprì, rivelando una tastiera numerica.

Lui pigiò velocemente sui tasti, digitando un codice segreto che probabilmente avrei dovuto imparare anche io in seguito.

«A causa dei miei genitori c'é bisogno di sistemi di sicurezza di ultima generazione» rispose alla mia domanda inespressa.

Entrammo e ci ritrovammo in quello doveva essere l'ingresso principale della casa che permetteva di accedere a tutte le stanze.

E se l'esterno della casa era favoloso, allora l'interno era indescrivibile.

N.d.A.

Allora sono di fretta quindi, spero che il capitolo vi piaccia e scusate gli errori, perché non ho riletto ad essere sincera.

Ciao,

-Pygeon xx

Il resto è silenzio (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora