Natsuo lo guarda incuriosito. Il senso letterale di quella frase l'ha capito, tuttavia gli sfugge il nesso con la situazione.

Ben nota il suo disorientamento. << Non è chiaro? >>, domanda in quel suo giapponese zoppicante. << Heart's in the right place, avevi buone intenzioni ma non le hai espresse in modo correct >>. Si massaggia piano il punto dolente, ora è lui a guardarlo incuriosito. << Sembravi tra le nuvole. Is it all right? >>.

<< Sì, grazie. E tu? >>.

<< Sopravvivrò. Picchi duro, amico. Sembri fatto di cemento. Ma cosa ti danno da mangiare a casa? >>.

Natsuo stira appena appena la bocca. Veleno, ecco cosa gli danno. Condito con gli amorevoli piatti di sua sorella, e i silenzi di suo padre, quello stronzo.

E da oggi anche con le interferenze strane ed esterne orbitati intorno a questi.

Si morde il labbro, ripensando a questa nuova frase entratagli in testa.

Neanche Ben gli abbia letto nella testa.

Si riscuote con violenza, non è cosa perdersi dietro quelle sciocchezze.

Figurarsi se quello stava perdendo tempo a pensare ancora a lui.

Si rimette a giocare, ma poco. Il fischio mette fine al tempo.

La partita termina con una sconfitta bruciante, la squadra rivale si aggiudica la vittoria per soli quattro punti e il ragazzo che fungeva da arbitro li manda tutti negli spogliatoi.

Natsuo entra, fa una doccia veloce, infila la tuta e si ferma al distributore automatico a prendere qualche snack da consumare dopo in stanza.

Ha un sacco da studiare, e perde tempo ad improvvisare partitelle con i suoi amici.

Ma non ce la faceva a starsene chiuso a studiare tra quattro pareti.

Forse adesso che si è sfogato un po' può tornare a chinare il capo sui libri.

Sale in camera, mette su canotta e calzoncini, apre il volume abbandonato sullo scrittoio dal pomeriggio e cerca di concentrarsi sul paragrafo di chimica organica. Tra poco ha l'esame, deve smettere di pensare alle stupidaggini.

D'un tratto una musichetta invade il silenzio rischiarato solo dalla luce da lettura. Il cuore gli salta in gola: è un orario abbastanza insolito, i pensieri subito vanno alle cose peggiori.

E' così, ormai. Malgrado rimproveri sempre sua sorella di essere così disfattista, lui non è migliore. Vede solo catastrofi, non ce la fa ad essere ottimista.

Non quando è da solo e non deve sforzarsi per nessuno. Per i suoi fratelli, ad esempio.

O per sua mamma.

Guarda lo schermo. Numero anonimo. Col cuore in gola, risponde. << Pro ... pronto? >>.

Silenzio. Nessun segnale di vita, nessuna voce familiare o sconosciuta.

Per un attimo Natsuo pensa ad uno scherzo. O ad un errore, magari qualcuno che ha sbagliato numero.

Ma allora, perché non parla? << Pronto? >>, insiste, il panico che monta nell'esofago.

<< Ehi, ragazzino >>.

L'aria si ferma nella gola di Todoroki.

L'ha sentita solo qualche volta di sfuggita, e una dal vero, da vicino.

Ma è impossibile non riconoscere quel tono vagamente sardonico. Quelle inflessioni beffarde, eppure morbide, in un certo senso.

Avverte un brivido dietro la schiena. E non è certo il freddo. << Ci sei? O hai chiuso e non me ne sono accorto? >>.

Heart's in right sideDonde viven las historias. Descúbrelo ahora