Ti farà male.

Te ne sta già facendo.

La presunta cura non era altro che un palliativo che ora si aggiunge a tutti gli altri fallimenti della sua breve ma già bruciata esistenza.

Potrebbe non rispondere. Ignorarlo. Far finta di non sentirlo.

Quando avvia la chiamata e inserisce il vivavoce la sorpresa è più amara che mai. Persino peggio di quello che poteva aspettarsi.

Segreteria. La voce metallica che lo informa che il cliente non è raggiungibile. Se desidera lasciare un messaggio può attendere il segnale acustico.

Chiude.

Una porta sbattuta in faccia.

Crolla a sedere, annientato dalla stanchezza piombatagli addosso d'un tratto. Quasi l'abbia ricevuto fisicamente quel colpo. L'energia nervosa ha ceduto di scatto davanti all'ineluttabilità di quella realtà dura, troppo dura da mandar giù.

Dopo tanto miele, la bile ha un gusto ancora più aspro adesso.

Abbandona il cellulare, si sdraia fissando il soffitto.

Più cerca di darsi una spiegazione plausibile più gli risalgono alla mente frammenti sempre più chiari, piccoli dettagli su cui non si è mai soffermato a pensare.

Quando erano stati ad I-island, ad esempio. Ad affrontare i presunti falsi Villan che avevano preso in ostaggio il professor Shield, vecchio amico di All Might.

Più di una volta l'aveva difeso, lo aveva avvertito del pericolo, gli aveva suggerito soluzioni beccandosi di rimando un: << Non dirmi cosa devo fare! >>. E aveva compreso al volo l'opportunità di mettere in scacco uno di quegli stronzi, sulla cui mano era rimasto il sudore di Katsuki, ricorrendo al fuoco per sconfiggerlo e poi intrappolarlo in una prigione di ghiaccio.

Allora non ci aveva pensato un attimo, armare il suo braccio sinistro era stato spontaneo.

E anche Bakugō l'aveva intuito, senza dubbio. L'aveva detto ad alta voce proprio per richiamare la sua attenzione.

Aveva difeso anche Kirishima, Shouto. Due volte. Nel secondo caso non era andata bene: per parare un colpo destinato a Bakugō l'ardente compagno si era messo nel mezzo prendendoselo in pieno, indurendosi all'inverosimile e finendo scagliato contro un muro di cemento. La barriera che aveva aizzato per trattenere la sua folle corsa era finita sbriciolata dal quirk di Eijirō.

Dopo aver messo fuori gioco i cattivi erano corsi entrambi dal rosso. Era stato felice di ritrovare l'amico tutto intero, era preoccupato per lui.

Anche se non quanto Bakugō. Che aveva urlato il suo nome, un grido allarmato, come mai Todoroki l'aveva sentito provenire dalla sua gola.

Katsuki aveva rimbrottato Kirishima, dandogli dell'idiota perché era rimasto incastrato nella parete e non aveva pensato a ritirare il quirk.

E poi Bakugō lo aveva mugugnato, di spalle. Come se si vergognasse. << Grazie >>. A denti stretti.

Non aveva mai guardato le cose da questo punto di vista.

A lui Bakugō non ha mai detto "grazie". Mai.

Non che l'abbia mai voluto, ovvio.

Ma adesso è un sasso in più su quel piatto della bilancia.

Si porta la mano destra al pettorale sinistro, quasi voglia placare col gelo il rovente palpitare del cuore. Ma forse dovrebbe portarla alla testa, perché la mente continua a risputare ricordi senza soluzione di continuità, feroci e taglienti.

Heart's in right sideWhere stories live. Discover now