Un'associazione a delinquere

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Poso la valigia per terra e stringo Lilibeth forte a me. Il calore che sprigionano i nostri corpi vicini è così avvolgente da bastare a proteggerci dal vento gelido che spira intorno a noi e che fa frusciare i cespugli di rose e camelie che rallegrano i giardini delle villette di Walsham Road. La strada è deserta, solo la luna ci sbircia curiosa facendo capolino da una nuvola di passaggio. Il rombo del motore del vecchio autobus che ci ha portati fin qui borbotta allontanandosi da noi. Grida confuse, quasi eteree, e fragorose risate echeggiano insieme a voci lontane di bambini che intonano Silent Night. E' Natale, non devo dimenticarlo, a casa mi staranno aspettando per il cenone, già saranno arrivati tutti a quest'ora -A proposito, ma che ore sono?- penso -Sarà sicuramente tardi, papà di certo mi farà una ramanzina pazzesca quando entrerò a casa- Ma, ma infondo, cosa m'importa? Cosa m'importa di fare tardi per il cenone, della ramanzina di papà, cosa m'importa? Potrei stare anche per sempre qui fuori, con Lilibeth stretta tra le mie braccia, mi dà tutto ciò che mi serve, linfa vitale per il mio corpo che ha bisogno solo di lei, il senso che è coscienza di ogni cosa.

-Forse... forse sarà meglio entrare, altrimenti faremo troppo tardi e i tuoi si arrabbieranno- mi suggerisce assennata lei, alzando la testa -E' la prima volta che vengo a casa tua e non vorrei fare brutte figure, già mi presento così, senza invito...-
-Ma che dici?- la interrompo -Tu non hai bisogno dell'invito, sei... sei la mia fidanzata- le ricordo, o forse lo ricordo semplicemente a me stesso.

Lilibeth mi accarezza la guancia e io, perdendomi ancora in quei tristi occhi bruni, la bacio.

-Adesso possiamo andare- le mormoro, solo allora che le mie labbra si sono staccate dalle sue.

Prendo la valigia che avevo posato sul marciapiede e, mano nella mano, insieme camminiamo lungo Walsham Road.

-E'... è strano- fa d'improvviso lei, guardandosi intorno -Sono venuta tante volte in questo quartiere eppure... eppure ora tutto ha un sapore diverso, come se lo stessi vedendo per la prima volta e... e sai perché?-
-No, perché?- le domando.
-Perché è la prima volta che ci vengo da persona libera, senza timori, senza dovermi vergognare ed è una sensazione bellissima- mi rivela felice.
-Non sai quanto mi fa piacere sentirti dire questo- le rispondo, felice a mia volta -Davvero, non puoi immaginare quanto io... Ah, ecco Lilibeth, siamo arrivati, siamo arrivati a casa mia-

Ci fermiamo dinanzi al basso cancelletto di legno che mamma pochi giorni fa ha decorato con alcuni rigogliosi pungitopo. Aspetto che Lilibeth mi dica qualcosa, ma invece tace e questo mi fa preoccupare un po'. Mi volto e la vedo osservare i cespugli di camelie bianche che papà cura con attenzione e pazienza, come fossero quei figli che, dopo il sottoscritto, non è mai riuscito ad avere.

-E' da qui allora che hai preso la camelia che mi hai portato l'altra sera- deduce e finalmente si volta di nuovo a guardarmi.
-Sì, da uno di questi cespugli, era la... era la più bella, come te-

Lilibeth sorride timida e china il capo prima di mormorare piano: -Entriamo?-

-Sì, certo, entriamo-

Mano nella mano attraversiamo il breve viale che, tra i cespugli di rose e camelie, ci conduce dinanzi la porta d'ingresso. Dall'interno odo provenire ovattato il suono di voci e risate e da entrambe le finestre del pianterreno giunge una luce splendente, che irradia il giardino come fosse il sole a mezzogiorno, evidentemente mamma avrà acceso tutte le lampade del salone. Poso la valigia per terra e infilo la mano nella tasca del cappotto per cercarvi le chiavi di casa, ma non appena le estraggo e sto per infilarle nella toppa, la porta si apre da sola.

-Mamma!- esclamo stupito -Ma, ma come facevi a sapere che io...-
-Perché sono due ore che ti sto aspettando dietro i vetri della finestra dell'ingresso- borbotta, le braccia incrociate al petto in segno di suscettibile irritabilità, devo stare molto attento a ciò che le risponderò.
-Ma... ma io vi avevo detto che sarei arrivato giusto in tempo per il cenone e...- tentenno, alzando il polso e osservando attento il mio orologio -... e infatti, sono le 8 meno cinque minuti, sono arrivato anche con cinque minuti d'anticipo- replico sarcastico, forse l'avventura di stasera mi ha regalato la stessa audacia di Roger.

La Purezza del Cuore (A Brian May Fanfiction)Where stories live. Discover now