La casa di Madame Catherine

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Londra - 20 Novembre 1947

-Steve, David, ma si può sapere dove stiamo andando? È mezz'ora che camminiamo!- mi lamento con loro, alquanto seccato.
-Stiamo andando in un posto che ti piacerà di sicuro, tranquillo Brian- mi risponde Steve.
-Si, si non preoccuparti, vedrai che ne sarai entusiasta- replica David.

Io davvero non so cosa ci facciamo io e i miei amici in una stradina deserta di Soho, quasi alle dieci di sera. Tutte le volte che sono stato qui, a suonare con Freddie, Roger e John in uno dei tanti locali notturni di questo quartiere, mi sono sempre ripromesso di non frequentarlo, non è di certo un bell'ambiente. E non lo dico perché sono bigotto o moralista come mio padre, no, ma semplicemente perché sono io a non reputarmi il tipo da determinate frequentazioni notturne. E' vero, amo la musica, suono e vorrei essere altro che un semplice professore come invece vuole il mio buon vecchio Harold May, ma Soho è un po' troppo per i miei gusti: troppo alcool, malvivenza, sfrenatezza, sostanze di incerta derivazione ma dagli effetti inequivocabili, sregolatezza e lussuria. Eccola, la magica parola che associo istantaneamente a questo quartiere londinese: lussuria. Qui è un pullulare di bordelli, case chiuse o di tolleranza, le si possono chiamare in tutti i modi possibili, ma il concetto a cui rimandano è sempre lo stesso -Io vorrei sapere come fanno i ragazzi della mia età ad andare con quelle... con quelle povere ragazze- penso tra me e me, continuando a camminare per non perdere di vista i miei amici -Ma tu lo sai Brian che non sono tutte uguali le ragazze che stanno lì dentro, tu lo sai benissimo-

-Brian, che c'è? Tutto bene?- mi domanda Roger, stranamente taciturno fino ad ora.
-Si Rog, tutto bene, vorrei solo riuscire a capire dove stiamo andando-
-Ancora non l'hai capito? Ti facevo più intelligente amico mio, mi deludi-
-Rog, qui a Soho possiamo andare dappertutto e da nessuna parte, c'è di tutto e tu lo sai- replico un po' alterato.

Il mio amico, nonché batterista del mio gruppo, non mi risponde. Dalla tasca del cappotto tira fuori un pacchetto di Marlboro spiegazzato, ne estrae una sigaretta e l'accende con un cerino. Il bagliore della piccola vampa di fuoco prodotta dal fiammifero illumina la strada semibuia quasi a giorno per pochi secondi.

-Stiamo andando da Madame Catherine- mi spiega, mentre il cerino sta infiammando la sua Marlboro che adesso emana continui vapori scuri come il fumaiolo di una nave.
-E... e chi è questa Madame Catherine?- gli chiedo.
-Madame Catherine è...è la...- tentenna, e so che quando Roger fa così è perché non vuole dirmi la verità.
-Andiamo Rog, ormai ci siamo, non tenermi sulle spine- provo a convincerlo, ma forse sto già capendo di cosa si tratta ed è una cosa che non mi piace.
-E' la tenutaria di una casa....- esita ancora, emanando una lunga e intensa scia di fumo grigio -... di una casa chiusa, ecco Brian adesso lo sai dove stiamo andando, in una casa chiusa-

Mi fermo, turbato, molto turbato e Roger si ferma insieme a me -Andiamo Brian, non fare il bambino, hai ventidue anni, penso che ormai sia giunto anche per te il momento di...-

-Ma che c'entra questo Rog- lo riprendo in tono nervoso -Tu lo sai come sono di carattere, non sono il tipo da queste cose, non riesco a... a rilassarmi se non conosco una ragazza, capisci cosa voglio dire?-
-Si, ma certo che lo capisco, ma lo capisco io che sono un tuo vero amico. Se Steve e David venissero a sapere questo di te, o peggio ancora che non sei mai stato in bordel....-
-Non dire quella parola per favore- lo interrompo, l'ansia che si sta facendo strada in me.
-Non la dico, come vuoi, ma tanto è lo stesso. Comunque, se Steve e David venissero a sapere che non ci sei mai stato ti prenderebbero in giro per una vita intera e lo direbbero a tutto l'Imperial College. E' questo che vuoi?- mi domanda e i suoi grandi occhi azzurri ora mi fissano quasi a voler rovistare nella mia debole anima.
-No- replico sottovoce -Non è questo che voglio-
-Allora vieni con noi e non obiettare- conclude, riprendendo a camminare velocemente per raggiungere i nostri amici che non si sono ancora accorti della nostra sosta.
-Rog, Rog, aspetta!- grido, la mia voce che echeggia in questo vicolo stretto e buio. Lo inseguo correndo a mia volta e non appena lo raggiungo afferro il suo braccio per arrestare la sua corsa. -Aspetta Rog, per favore- gli chiedo ancora.
-Brian, ti ho già detto come la penso e sai che difficilmente torno sui miei passi- ribatte duro, fermandosi di nuovo sul marciapiedi a tratti scosceso.
-Lo so che tu sei più testa dura di Freddie, ma, ma io Rog non voglio...-
-E allora fingi- mi consiglia lui, con aria rilassata e distesa, tirando un'ultima boccata dalla sua sigaretta.
-Come fingo Rog? Come fingo?- mi altero invece io, collerico dinanzi a cotanta tranquillità -Gli uomini non possono... fingere-
-Allora vedi Bri che qualcosa la sai?- scherza ironico.
-Rog, per favore- sospiro -Non farmi perdere anche quell'ultimo briciolo di pazienza che ho-
-Ma sei così divertente quando ti arrabbia Bri Bri- conclude ancora, accartoccia la sigaretta sul muro in pietre scure di una casa disabitata, la getta via sul bordo del marciapiedi e riprende a camminare.
-Rog, Rog, dove vai Rog!- urlo, rincorrendolo ancora -Rog, vieni qui, aspetta!- e non appena lo raggiungo gli afferro il braccio per fermarlo una seconda e spero anche ultima volta -Mi devi spiegare come diavolo faccio a fingere-
-Senti amico mio- sospira fissandomi spazientito -Sarai pure un fisico laureato col massimo dei voti, ma di sesso proprio non ne capisci-
-Perdonatemi se non sono esperto come lei, signor Taylor- replico caustico, poggiando entrambe le mani sui fianchi -Avanti professore mi spieghi lei-
-Non ci vuole molto- comincia con tono saccente -Bastano solo tre sterline-
-Tre sterline?-
-Si, tre sterline. Quando arriviamo nel bord...-
-Rog, non la voglio sentire quella parola- lo riprendo, il nervosismo ormai impadronitosi totalmente di me.
-E va bene, va bene. Allora, quando arriviamo.... lì, ecco, tu avvicinati a una di queste ragazze, l'accarezzi e... si le fai capire che vuoi lei. Almeno questo lo sai fare?-
-Mi hai preso per stupido? Si che lo so fare. E poi?-
-E poi sali su con lei nella sua camera, le dici che vuoi fare solo una chiacchierata e che a fine serata per questo le regalerai tre sterline, per farle mantenere il segreto, chiaro il concetto?-
-Dici che funziona?- rispondo con un'altra domanda, alquanto scettico.
-Ma si, certo che funziona. Poi però se cambi idea...-
-Anche io non cambio idea Rog, lo...-
-Ma fammi finire almeno- ribatte interrompendomi -Dicevo, se dovessi cambiare idea non penso che lei non ne sarebbe felice: ho sempre pensato che tu sia un bel ragazzo Brian, lo sai?- chiosa ridendo, prendendosi un po' gioco di me, ma a lui lo concedo.
-Rog, per favore- sospiro - Già c'è Freddie che... e basta non voglio dire altro-
-Ma io lo dicevo anche per te, per farti rilassare un po'. Tu non sei un ragazzo pesante, ma a volte lo sembri-
-Io... io voglio solo farlo con la ragazza che amo e basta-
-Ma anche io lo faccio con le ragazze che amo e che si avvicendano nella mia vita- prosegue, aggiustandosi vezzoso il colletto del cappotto scuro -Però... però queste serate tra amici ci vogliono ogni tanto, non ti vergognare, rilassati, provaci almeno per una volta-

La Purezza del Cuore (A Brian May Fanfiction)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora