29. Dalla Parte dei Cattivi

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Bridget

Due pezzi di ghiaccio mi fissano intensamente, mentre Robert applica i punti alla mia ferita.

Mark Smith non mi perde di vista.

Leggo una lampante e chiara rabbia, nei cerchi azzurri delle sue iridi. Insieme a una punta di compiacimento, rivolta alle catene che mi inchiodano al muro.

L'ago mi trapassa la carne e unisce i margini del taglio, facendomi gemere dal dolore pizzicante. Robert si scusa.

È la prima volta che incontro il medico dell'Accademia. Avrei voluto conoscerlo in una circostanza diversa, magari senza essere incatenata e non sotto lo sguardo furibondo del direttore.

È un uomo robusto e dalla carnagione scura, del colore del cioccolato. I suoi occhi sono di un marrone rassicurante e sorride di continuo.

«Finito» annuncia, sfilando l'ago di metallo e spezzando il filo.

«Grazie, Robert» dice Mark, sbrigativo, al mio posto.

Il dottore capisce che è arrivata l'ora di congedarsi. Rimette i suoi attrezzi da lavoro nella borsa di pelle ed esce dalla piccola stanza dove mi hanno intrappolata.

È uno spazio stretto, angusto e sporco, scavato nella pietra umida dei sotterranei. Uno dei tanti locali nascosti tra i cunicoli, vuoto e soffocante. L'unica "decorazione" consiste in una coppia di catene di ferro arrugginito, attaccate alla parete.

Ecco: il mio corpo è schiacciato contro quella parete e quelle catene mi stanno bloccando la circolazione sanguigna, stringendomi i polsi.

Una figura si aggiunge, entrando nella stanza e affiancando Mark. La luce che danza sulla fiaccola posta accanto alla porta illumina il suo volto.

Mi tuffo in avanti, ma le catene mi spingono bruscamente indietro, contro il muro. Mi ero quasi scordata di essere in gabbia. L'istinto che ho provato, nel rivedere Ryan, è stato quello di scagliarmi su lui, trascurando tutto il resto.

Dato che non posso ferirlo fisicamente, attacco con lo sguardo. Lo fulmino, piena di odio e rancore. Sono sentimenti così forti e oscuri, che non avrei mai immaginato di provare. Invece, adesso, fanno parte di me. Convivo con loro ogni singolo giorno.

E Ryan deve rendersi conto di quanto io stia soffrendo. Deve annegare nei sensi di colpa. Deve vedere come mi hanno ridotta le sue bugie meschine.

Un'occhiata può comunicare molte cose. Ne ho la prova concreta nell'esatto momento in cui mio fratello abbassa lo sguardo, per non essere più obbligato a ricevere le emozioni che gli scaglio.

«Che succede, Bridget? Non saluti il tuo fratellastro?» mi provoca Mark.

Maledetto.

Si diverte a ingigantire lo squarcio che mi ha distrutto l'anima.

«Non spreco il mio fiato per gente come voi» sbotto.

«Peccato. Desideravo sapere se la gita in Norvegia è stata di tuo gradimento» continua, con quel tono da bastardo insolente.

«Arriva al punto, Mark» ringhio, strattonando le catene.

«Calma, Principessa. Non funziona così. Io do gli ordini e faccio le domande, tu rispondi» precisa.

Per il momento, smetto di ribellarmi e decido di ascoltarlo.

«Spero che questa sia stata una scappatella infantile. Un capriccio. Un'azione compiuta senza ragionare, influenzata da Seth. In tal caso, potrei anche passarci sopra. Confido nella tua saggezza: sai a quale schieramento unirti. Dovrai soltanto scusarti con me e con l'intera Accademia. Dopodiché, spezzerai il Sacro Sigillo e ci riprenderemo Arcandida. Chiaro?»

L'Erede delle TenebreWhere stories live. Discover now