Capitolo 16

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Appuntamento in soggiorno per le ventuno. Porta un lieve ritardo, che non ci penserei nemmeno se solo non fossi così nervoso. Lei è chiusa nel bagno da un'oretta abbondante e io inizio a farmi trip mentali fuori da ogni logica. L'ho immaginata parlare allo specchio, cercando di convincersi del fatto che accettare il mio invito ad alloggiare qui non fosse stato un errore.
Mi decido a fare qualcosa, prima che la paranoia tramuti completamente in delirio.

Busso e la chiamo. Nessuna risposta.
Insisto. Busso ancora.
«Marlena, tutto ok?»

Mi aspetto la sua voce, invece scopro la sua immagine. La porta si apre e c'è lei che mi sorride, letteralmente uscita da una favola. O forse un fumetto. O una delle sue storie.
«Allora, come sto?»

Mi prendo un momento per ritrovarmi dal colpo e tre per osservarla meglio.

Se possibile, è ancora più bella di prima.

La squadro, partendo dal basso.
Tacchi alti, parecchio, abbastanza da porla quasi alla mia stessa altezza. Nulla fino a dieci centimetri oltre il ginocchio. Poi è tutto un velluto blu, elettrico e cangiante, ritagliato a forma di vestito ampio e vaporoso in basso, aderente dalla vita in su. Una lunga fila di grossi bottoni lo taglia in due, diagonalmente, dal seno destro al fianco sinistro. Maniche a tre quarti, che finiscono in prossimità di due manette gemelle in acciaio satin, larghe tre dita l'una. Ha raccolto i capelli in una crocchia alta, al netto di una lunga ciocca che le scivola s'un lato del viso. Ciliegina sulla torta è lo strato di gloss adagiato sulle labbra, che le rende morbide e lucide, che le rende invitanti come fragole bagnate, che vorrei mangiarmele come aperitivo.

Aspetta una risposta. Non la deludo.

«Sei un incanto.»
«Davvero?»
«No... di più.»

Avanza, guadagnando terreno.
«Anche tu non sei male» dice, aggiustandomi il colletto della camicia che non aveva bisogno di essere aggiustato. Mi lascia un po' di quel gloss s'una guancia, ringraziandomi così per i complimenti.
Profuma.
Profuma di vaniglia e di un qualcosa che non esiste in questa dimensione.

«Prendo la borsa e andiamo?»
Annuisco, senza parlare. Avrei sicuramente balbettato qualche sciocchezza senza senso, perciò ho scelto di evitare.

Fuori dal mio appartamento.
Camminiamo lungo il vialetto che porta alla macchina, sottobraccio come fidanzati. Il rumore dei suoi tacchi  echeggia nel silenzio, attirando l'attenzione di qualcuno affacciato al balcone del primo piano, al civico accanto al mio. È la signora Rita, la tartaruga di via Umbria 164/B. Se ne sta sempre con il culo dentro casa e la testa rigorosamente di fuori, proprio come i tipici rettili corazzati. Strabuzza, quando mi vede camminare con un'altra.

Scommetto che, tempo un paio di giorni, lo saprà tutto il quartiere...

Rispondo al suo sguardo accigliato con un sorriso, un accenno di saluto e un mazzo di "chissene", il mio fiore preferito.

La mia dama mi distoglie dai pensieri, riportandomi alla realtà. L'unico posto in cui voglio essere, ora.
«Dove mi porti?»
La sorprendo con un jolly, l'asso che m'ha infilato Salvatore in una manica.
«S'una terrazza, a due passi dal mare.»
Spalanca le sue gemme d'onice, aggiungendo la più cool delle esclamazioni.
«Fico!»

*

Il posto lo conoscevo solo di fama e, guardandolo, ammetto che l'impressione supera le aspettative. Ho prenotato la settimana scorsa per non rischiare, i tavoli sulla terrazza sono i più richiesti. Praticamente siamo sul mare, un passo al fianco del Ponte di Sant'Eligio o, come lo chiamiamo noi indigeni, il Ponte di Pietra.

La notte gioca a mio favore, il panorama è spettacolare: le luci arancio dei lampioni si riflettono sul mare e tra le imbarcazioni attraccate lungo il molo. Niente luna, ma le stelle non fanno sentire la sua mancanza.
Un cameriere ci accompagna al nostro tavolo, lo ringrazio ma tiro a dritto, prendendo Marlena per mano e portandola a dare uno sguardo alla vista offerta dal posto.
«Che ne pensi?»
«È molto bello. Questa città è una piccola perla e una piacevole scoperta.»
«Sono felice di sentirlo. Sai, sono giorni che immagino e aspetto questo momento.»
«Come lo immaginavi?»
«Così com'è adesso, magico. Un po' fumetto... un po' realtà.»

Take On Me [Completa - In Perpetua Revisione]Where stories live. Discover now