Capitolo 2

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Alex guardava fuori dalla finestra assorto nei suoi pensieri. Il giorno prima due ragazzi della sua squadra avevano trovato tre fate e le avevano uccise senza ritegno. Aveva avuto la voglia matta di bloccarli perché due di loro erano dei bambini che non avevano avuto la possibilità di difendersi. Si era sentito impotente e anche in quel momento aveva una voglia matta di gridare. Sentì lo schiaffo che gli diede Xavier ma non gli diede peso. Era troppo sconvolto per quello che era successo il giorno prima per poter degnare di attenzioni il moro. Xavier però non si arrese e iniziò a pizzicarlo sulla coscia. Aveva visto il brutto stato d'animo di Alex e voleva fare qualcosa per tirarlo su di morale. Nemmeno con i pizzichi riuscì a farlo girare verso di se quindi stando attento che il professore non lo notasse si staccò dal muro e si avvicinò piano all'orecchio del ragazzo.

Alex sentì chiaramente il respiro caldo di Xavier vicino al suo orecchio e iniziò a tremare. Cosa voleva fare?

-Alex mi fai paura così triste- gli sussurrò Xavier facendo voltare di colpo il rosso che si ritrovò con le labbra del moro vicinissime alle sue. Le fissò per un bel po' prima di riportare i suoi occhi verdi in quelli cangianti dell'amico.

-scusa, ma non ne voglio parlare- sussurrò prima di girarsi di nuovo in direzione della finestra. Xavier lo fissò un altro po' per poi ritornare a seguire la lezione ansioso che arrivasse la ricreazione.

Per fortuna Xavier non dovette aspettare molto e i tra amici si ritrovarono da soli nell'aula visto che fuori c'era bel tempo e tutti se ne era approfittati per stare all'aperto.

-Alex non puoi stare tutto il giorno così- disse ad un certo punto Aline guardando male il ragazzo che non li stava degnando di una parola. Alex rispose con un sospiro. Non è che succedesse sempre così, ma non aveva mai visto ammazzare dei bambini in un modo così brutale e si era sentito malissimo.

Xavier e Aline cercarono di far parlare per tutto il tempo della ricreazione Alex ma senza risultato, e la campanella suonò subito.

Xavier guardava attentamente Alex che se ne stava tranquillamente seduto sul muretto per poi guardare la sorella che lo guardava con una faccia che diceva: "fallo o ti ammazzo". Xavier si avvicinò ad Alex e gli diede un altro schiaffo sulla coscia, ma lui sbuffò soltanto. Allora Xav prese coraggio e lo baciò sulle labbra incurante che qualcuno li potesse vedere. Alex sgranò gli occhi a quel gesto e una volta che il moro si fu staccato cercò di dire qualcosa ma non ci riuscì.

-ci vediamo domani- fu l'unica frase che disse Xavier prima di salutarlo con la mano seguito a ruota dalla sorella. Perché lo aveva baciato? Questa era l'unica domanda che in quel momento assillava la testa di Alex. Xavier gli aveva tolto dalla testa i bambini, ma aveva solo peggiorato la situazione andandosene senza dargli una spiegazione. Dirgli qualcosa oltra quel ci vediamo domani no? Adesso Alex avrebbe avuto la mente intasata da quel bacio e non sarebbe riuscito a combinare niente lo sapeva benissimo. Guardò l'orologio esasperato. Perché doveva andare a fare la ronda? Non ne aveva per niente voglia. Voleva solo stare a letto e pensare alle morbide labbra di Xavier sulle sue. Sorrise al ricordo e si pentì di non aver risposto al bacio del più grande. Si incamminò verso casa e durante il tragitto vide qualcosa che gli fece venire in mente una bellissima idea per rimanere a casa, anche se si sarebbe sentito malissimo e lo sapeva.

C'era riuscito. Aveva la faccia completamente gonfia per colpa dell'allergia, ma almeno poteva starsene tranquillo a casa. Sapeva perfettamente che sua madre non aveva creduto al fatto che era inciampato e finito con la faccia vicino a un cespuglio di lavanda, cosa che non era realmente accaduta visto che si era cosparso lui stesso la faccia di lavanda, ma lo aveva fatto restare lo stesso a casa visto che a conti fatti aveva realmente avuto una reazione allergica e quindi non poteva fare la ronda in quel modo.

Alex si buttò sul letto con un blocco da disegno in mano e un carboncino. Se si fosse messo semplicemente steso non sarebbe riuscito a dormire perché avrebbe pensato tutto il tempo al bacio di Xavier, quindi aveva utilizzato l'arte, che era una delle cose che amava di più, come stratagemma per non pensare. Aprì il blocco e iniziò a schizzare tracciando linee veloci e a prima vista senza senso. Amava lavorare con il carboncino, l'unica pecca era che sporcava troppo le mani e si ritrovava con le mani completamente nere, ma il risultato era una cosa spettacolare. Il nero faceva risaltare ancora di più le figure sul fondo bianco del foglio del blocco. I soggetti dei disegni di Alex erano molteplici, ma erano tutti ispirati a creature mitologiche e alle fate. Amava immaginare le fate e in quel momento, senza accorgersene, aveva ritratto i volti dei bambini del giorno prima. Non spaventati come li aveva visti, ma gioiosi mentre giocavano in riva a un ruscello o con gli alberi che c'erano tutt'intorno. Aveva rappresentato anche uno di loro da grande come, secondo lui, sarebbe diventato se ieri la sua vita non fosse tragicamente finita per colpa di un cacciatore. Alex guardò attentamente il disegno e poi richiuse con uno scatto il blocco. Non poteva nemmeno disegnare! Andò in bagno a lavarsi le mani prima di sporcare il copriletto di nero. Chi l'avrebbe sentita poi sua madre? Una volta fatto si buttò nuovamente sul letto iniziando a fissare il soffitto della sua camera. Era di un bianco quasi deprimente. Nemmeno si accorse di essersi addormentato.

FATEWhere stories live. Discover now