CAPITOLO 15

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Roma, 2013

Alcune settimane più tardi, seppur contro la volontà di Giulia, il natale arrivò. Per la sera della vigilia, Mark aveva organizzato una formale cena invitando l'intera famiglia e – nella speranza di riuscire a chiudere un importante negoziazione – aveva esteso l'invito ad alcuni uomini d'affari che lei considerava terribilmente noiosi. Il giorno in cui l'aveva saputo, non aveva avuto neanche la forza di ribellarsi e protestare. Piuttosto che partecipare a quella farsa avrebbe volentieri passato la serata chiusa nel suo appartamento, sola e al buio, cercando di dormire. Per le festività Tom era tornato a casa dalla sua famiglia e lei si sentiva sola e persa in un mondo che sapeva non appartenergli. Probabilmente si sarebbe sentita di più a suo agio in un branco di lupi affamati che immersa nell'ipocrisia di quelle persone. Avrebbe voluto scappare, prendere il primo aereo e correre a riabbracciare il suo affascinante uomo misterioso, ma sapeva di non avere alternativa. Mentre guardava dalle vetrate dell'attico di Mark, contemplava la città dall'alto osservandola in tutto il suo splendore. Assorta nei suoi ricordi, con un sorriso sulle labbra, ripercorreva ogni singolo passo compiuto insieme a Tom. Eppure, la sera del ventiquattro, Roma sembrava essersi spenta. Il traffico scorreva rapido e fluente, molta meno gente attraversava le strade e quei pochi che c'erano, camminavano decisi con la testa bassa, diretti verso casa a festeggiare con le persone che amano. Nessuno sembrava notare la ragazza immobile alla finestra, con un affascinante vestito da sera e due occhioni tristi. L'intera metropoli era agghindata a festa, luci colorate sembravano spuntare da ogni angolo seppur remoto. Tutti i dettagli, anche quelli più insignificanti, erano studiati per infondere felicità e allegria, eppure Giulia sembrava non saperne cogliere le sfumature. Sebbene fosse circondata da decine di persone, si sentiva più sola del solito. Continuava a rincorrere la sua vita per acquisirne il pieno possesso. Proprio quando le mancavano solo alcuni millimetri per afferrarla, quella bastarda accelerava a tutto gas lasciandola a bocca aperta ancora con le mani al vento. Per questo Giulia aveva dovuto rimboccarsi le maniche. Come un passerotto indifeso, imparò a spiccare il volo in piena tempesta. Un mosaico di episodi esilaranti componevano la sua intera esistenza, ultimamente però, sentiva di aver perduto qualche tassello. Stranamente, quella mancanza aveva trovato la sua pienezza solo dopo quell'incontro miracoloso che aveva dato significato al suo universo. Una leggere musica in stile jazz e le voci allegre degli ospiti riempivano la gelida oscurità di quelle pareti. Assorta nei suoi pensieri riusciva a sentire quei suoni come fossero lontani mille miglia. Poco dopo la porta si aprì senza bussare. La luce del corridoio trafisse il buio come una lama feroce. Giulia si voltò e vide Mark attraversare la stanza. Lui non disse nulla, neppure la salutò. Il viso dell'uomo era completamente inespressivo, era impossibile capire cosa gli passasse per la testa. <<E' già ora?>> Chiese Giulia. Lo osservò attentamente, cercò di studiare i suoi occhi nel tentativo di coglierne le emozioni. <<Lo è già da un pezzo in realtà>> Mormorò indispettito. Giulia rimase in silenzio. Riconosceva quel tono di voce, era nervoso, indice che qualcosa non stava andando secondo i suoi piani. Era in quelle occasioni che Giulia aveva paura di lui, la sua presenza la inquietava. <<Mark, non riesco a venire di la! Non ce la faccio a fingere che vada tutto bene>> Nonostante avesse un enorme nodo in golo che le bloccava la voce, seppure con sforzo, riuscì a pronunciare quelle poche ma pesanti parole. Mark la prese per mano delicatamente e poi con gesto impetuoso e selvaggio la strinse a se, costringendola a sentirle il suo caldo respiro sul collo scoperto. Appoggiò le mani fredde sui fianchi ben delineati della donna e la cinse a se. Con furia violenta e insistente le alzò il vestito, si insinuò sotto la sua gonna in maniera furtiva. Lei si irrigidì e impaurita smise di respirare. <<Tu farai ogni cosa io ti chieda cara mogliettina, senza ribellarti!>> Le sussurrò all orecchio. Giulia sentì il suo alito pesante e si rese conto che era già abbastanza brillo. All'improvviso le venne da vomitare, scacciò via la nausea con fatica e chiuse gli occhi. Facendo forza con le mani riuscì a liberarsi da quella presa maniacale. <<Io non sono tua moglie.. E non lo sarò mai!>> Mark rimase sorpreso, non si aspettava opponesse resistenza. Giulia avvertì lo stupore nel suo sguardo e per lei fu solo l'ennesima conferma che l'uomo che stava per sposare non la conosceva affatto. <<Oh, si che lo sarai! Sai bene cose accadrebbe in caso di rifiuto, vero Giù? E noi non vogliamo arrivare a questo punto!!>> Giulia si ammutolì. Quelle minacce non erano nuove per lei, al dire il vero iniziavano a sembrarle piuttosto familiari. Mark aprì il mobiletto dell'angolo bar - ce ne era uno in ogni stanza dell'attico - e versò in un bicchiere due dita di Cognac. Lo ingoiò tutto di un sorso mentre osservava la città dalla vetrata con una mano in tasca. <<Che cosa hai messo in quella stupida testolina?>> Le domandò senza degnarla di uno sguardo. <<Credi di poter scappare via con il primo americano squattrinato che incontri per strada? Com'è che si chiama? Tom, giusto?>> <<Si, si chiama Tom! Ed anche se fosse squattrinato.. poco importa! Sei solo un povero illuso! I soldi non danno la felicità.. Guardati allo specchio Mark, ti renderai conto di esserne la dimostrazione!>> Giulia cercò di nascondere la tensione. Teneva i denti serrati dietro le labbra e le gambe le tremavano. <<Credi di essere forte? Coraggiosa? In realtà so bene che muori dalla voglia di sapere come sia venuto a conoscenza del tuo giovane spasimante!>> <<Sarebbe una bella domanda dato che in questi giorni mi hai trattata come fossi inesistente>> Mark si voltò di scatto e le sorrise. Si avvicinò a passo svelto e le accarezzò gelidamente una guancia per poi scivolare con le dita sulle morbide labbra. << Vedi cara! Per quanto io lo ritenga un pazzo, Charles Darwin sostenne un concetto alquanto interessante.. sai qual è?>> La voce insicura di Giulia si ruppe, sprofondando nel silenzio. <<Ho detto...Sai qual è?>> Gridò Mark. Giulia sobbalzò per l'improvviso spavento. <<No! Non capisco cosa vuoi dire..>> Borbottò impaurita e tremante. <<Lo immaginavo!>> Esclamò con aria soddisfatta e folle. <<Lui sosteneva che in natura solo il più forte possiede le maggiori possibilità di sopravvivenza in un mondo crudele e violento come il nostro.>> Fece una breve pausa. <<Sai cosa succede se una dolce pecorella incontra un leone affamato? Può correre e scappare quanto vuole ma prima o poi cederà e verrà sbranata.. Tu sei dolce, molto dolce mia cara, ma non potrai mai competere con me! Sei proprio sicura di voler iniziare a correre?>> Giulia deglutì a fatica. Sapeva che quelle ultime parole non erano altro che meschine minacce. Osservò per un momento la potenza del cielo, lo splendore degli astri e poi sorrise. <<Sai Mark! C'è sempre un fattore che non è possibile considerare, un margine d'errore è sempre presente, non sfugge neanche ai più forti. I dinosauri erano le creature più possenti e maestose al mondo, eppure ciò non li ha salvati dall'estinzione. Chi ti dice che io non stia già correndo?>> Giulia afferrò la mano di Mark ancora incollata sul suo viso e disgustata la gettò via come fosse il più lurido degli scarti. Prese il copri spalle appoggiato sul letto, lo indosso con nonchalance, e si avvicino alla porta. <<Oh! visto che hai tirato in causa l'argomento, c'è un'altra cosa Mark.. In effetti è un po' di tempo che ci penso! Sai, credo che per te il processo evolutivo non si sia ancora perfettamente compiuto!!>> Affermò con aria compiaciuta.. <<Ora sarebbe meglio andare, i tuoi ospiti attendono>>

Una vita da vincereWhere stories live. Discover now