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Quella sera riflessi molto sul da farsi, avevo un' idea parecchio folle e pericolosa per la mente, ma nonostante quel dubbio mi martellasse la testa; quel tono che aveva usato nel pronunciare il nome del Renegade, mi ridiede qualche illusione, c'era della dannata freddezza e  fastidio nella sua voce come se per una volta qualcosa gli fosse andato storto o fuori dal solito programma. Come se per una volta questo non facesse parte del suo spettacolo. Ciò mi fece riacquistare un po' di ottimismo, forse non era così infallibile come credevamo, poteva significare una possibilità di salvezza no? Forse c' era ancora una possibilità per noi, c' era ancora un motivo per il quale continuare a lottare e un modo di concludere finalmente quest' orribile vicenda. Ed io questo non me lo sarei lasciato sfuggire. Parlai con diversi membri della mia unità, chiedendogli discretamente se avessero informazioni su quest' uomo. Mi giustificavo dicendo che ero interessata per aiutarli con le ricerche, ovviamente era una scusa, non avevo nessuna intenzione di assecondare i miei compagni a catturarlo, era tutto legato all' unico scopo di permettermi di rintracciarlo e mettermi in collaborazione con lui. Non so cosa mi facesse credere che c'è l'avremo fatta grazie al suo misero aiuto, ma sentivo come se quello fosse il mio obbietivo da tutta una vita, mi rifiutavo di pensare che quello che mi era accaduto fosse solo un caso o uno strano scherzo del destino. Le informazioni che ricavai quel giorno però furono piuttosto superficiali, da quello che avevo capito dalle diverse testimonianze nessuno della mia zona conosceva bene Cole, si diceva fosse un " sottoposto nomade" ovvero che si spostasse da unità a unità indisturbato, questo spiegò perché nessuno era riuscito a darmi dettagli significanti, altri narravano che fosse stato in contatto molto ravvicinato con il capo.  Numerose voci lo descrivevano  come  un teppista ed un pazzo, altre come una persona con fegato che si faceva facili illusioni. In conclusione c'era davvero troppo vociferare su questo misterioso ribelle, ve ne era talmente tanto che era arduo distinguere verità dalle menzogne che circolavano. Jakob Cole era un dannato mistero perfino per il signor Harold, uno dei più vecchi sottoposti della nostra base. Harold serviva il padrone da circa 25 anni, era stato portato alla base fin dalla giovane età, era un uomo sulla trentina, piuttosto basso rispetto alla media con dei capelli color cioccolato, aveva sempre vissuto nei boschi e conosceva quasi tutti i seguaci più anziani eppure per qualche motivo non sapeva nulla su questo Jakob.

Per un' attimo pensai che il fatto era più un non volerne parlare appositamente, ma dopotutto non potevo aspettarmi l' impossibile. In fondo i Mutinoxy erano sempre stati ritenuti da tutta la comunità un taboo, qualcosa di cui era vietato il discuterne o il solo accenno, sia da chi era fedele per il potere o per chi lo seguisse per timore. I Mutinoxy erano folli, squinternati, masochisti e nemici della comunità, questo era l' appellativo che gli affibbiavano in questa piccola malsana società. Era qualcosa di dannatamente ironico, che all' interno di questo inferno ci fosse ancora qualcuno che etichettasse una minoranza come 'maniaci' o 'pericolosi' alla fine sapevamo tutti chi era l'unica e solenne minaccia. Ma purtroppo sembrava che la gente volesse nasconderlo, fingere che tutto fosse nella norma e che il vero problema fossero quelli che si ribellavano e andavano contro questo teatrino del cazzo. Comico no? Sembrava quasi ci fosse qualcosa di umano nel nostro stile di vita.

 Sconsolata per non avere ottenuto i risultati desiderati, decisi quella sera di passarla assieme a una delle mie compagne di unità, l' unica che forse potevo ritenere veramente un' amica nella quale risiedevo fiducia. Il suo nome era Jasmine, era piuttosto piccola quando arrivò qui aveva circa 12/13 anni, rispetto alle altre persone della base, era una delle reclute più giovani. Giunse qui circa 10 anni  fa, appena arruolata non rivolgeva parola a nessuno e se ne stava sempre in disparte in assoluto silenzio. Non aveva mai dimostrato timore verso l' operatore, solo disgusto e odio, non era tipo da impressionarsi nonostante l'età infantile, anche se sembrava totalmente consapevole di cosa le sarebbe successo, visti i suoi occhi totalmente inespressivi e privi di qualsiasi sentimento, ma nonostante questo non dimostro mai nessuna esitazione. Non mi permettei mai di chiederle il motivo per il quale fosse lì, non me la sentivo proprio di farle rivivere spiacevoli ricordi, facemmo amicizia durante una missione affidatoci dal signor White. Dove iniziammo a discutere sul motivo della nostra presenza e della nostra selezione da parte di questa maledetta entità sconosciuta, lei mi spiegò parecchie cose alquanto terrificanti sul conto di quest' ultimo cose di cui nemmeno io ero a conoscenza, così pian piano conversando e scambiandoci informazioni riuscimmo a legare per quanto fosse possibile.

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⏰ Last updated: Oct 13, 2019 ⏰

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