«Silvia.»

«Che è uno stronzo?»

Nello stesso istante in cui finisce la sua frase, il pugno di Ermal impatta sul muro alle sue spalle. In un'altra situazione si sarebbe fatto tantissimi problemi, si sarebbe automaticamente paragonato a Gezim e di questo Silvia ne è consapevole.

Però questa volta non succede, anzi, l'albanese neanche si rende conto del dolore che sale lungo la sua mano, troppo preso dalla frase che ha appena sentito dire.

Lei trema per la sua irruenza, anche se non ha paura, sa benissimo che Ermal non le farebbe mai del male. E trema perché è da anni che non lo vede così sicuro e sa che ormai si è giocata la sua possibilità di farlo ragionare, almeno per ora.

Ermal é determinato a tutto, pur di difendere Fabrizio, tutto. Anche andare contro a chi l'ha rimesso in sesto.

E infatti lui la guarda e lei vede solo l'Ermal stronzo, quello che risponde male, quello che sa esattamente dove colpire ogni singola volta.

«Va via.» dice e la sua voce è ferma, ferma come mai da quando il romano l'ha lasciato.

«Ermal, lo sai che-»

«Hai già fatto troppo per stasera, va via cazzo! Non ti voglio vedere, Silvia.» gli sputa addosso e lei boccheggia, poi raddrizza le spalle e solleva il mento, fiera.

«Va bene, se è quello che vuoi. Ma non tornare a piangere sulla mia spalla quando ti spezzerà il cuore per l'ennesima volta.» è l'ultima cosa che dice, poi si allontana avvelenata.

Non può, ma soprattutto non vuole, crederci. A Ermal però non interessa. L'osserva mentre mette sempre più distanza tra di loro, e quando non può più vedere la sua schiena, si lascia scivolare contro il muro, il cuore distrutto. Ma non si pente di quello che ha detto durante la serata, no. Fa semplicemente male avere a pochi metri Fabrizio e non poterlo toccare, parlargli, spiegargli la verità.

Si lascia andare a un pianto disperato, quasi da bambini, con singhiozzi rumorosi e spalle scosse da tremiti.

Mentre sfoga la sua frustrazione, la stanchezza diventa sempre più opprimente e, così, piano piano, si trova a cadere fra le braccia di Morfeo, al punto che, nonostante il vento che gli sferza la pelle e la posizione scomoda, chiude gli occhi senza accorgersene, scivolando in un sonno costellato da incubi.

***

Emília si è offesa e Fabrizio sa che ha ragione. L'ha trattata malissimo, più di quanto si poteva permettere, e per cosa? Per difendere lo stesso uomo che gli ha distrutto il cuore, per cui ha lasciato i suoi bambini, per cui ancora soffre e se non è ancora crollato è solo per quella magnifica donna che ha davanti.

Non dimenticherà mai il giorno in cui è arrivato a Lisbona. Era arrivato di sera, circondato dalla luce dei lampioni, il cuore che pesava come un macigno.

Aveva abbandonato i suoi cuccioli, quegli stessi bimbi per cui aveva giurato di morire prima di potergli fare del male - ma i giuramenti non servono a niente, alla fine lo ha imparato. Era arrivato nel locale che puzzava di alcol, era entrato e aveva chiesto dello scotch. Emília da brava barista, aveva notato che non lo gustava abbastanza per esserne appassionato e così gli aveva chiesto cos'era successo.

Ovviamente, lui la lingua non la sapeva, non aveva idea di come rispondere, se non facendole segno di ascoltare la canzone che passava per radio, quella che lui fino alla fine aveva provato a non considerare sua. Poi, fortuna volle, che il suo barista di allora capisse l'italiano, e allora glielo disse.

Il whiskey lo bevono solo due persone: gli appassionati e quelle con il cuore infranto.

E anche questo, lui lo aveva imparato grazie a Ermal perchè, anche se lui era troppo ubriaco per ricordarlo, glielo aveva detto un barista in un locale di Roma, mentre si struggeva per la rottura di Silvia. E quella, è stata una delle uscite per cui alla fine si sono trovati insieme.

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