Premessa

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Il contrasto tra la vita e la forma, tra la realtà e la finzione, tra la persona ed il personaggio, motivi fondamentali delle sua problematica, rivivono nella ribellione esistenziale di Enrico IV in una maniera così spontanea e drammatica da raggiungere le punte più acute dell'arte pirandelliana. 






Riassunto:

Il protagonista recita da vent'anni la parte di Enrico IV, nei primi dodici con inconsapevole innocenza, negli ultimi otto per dolorosa necessità. Egli non ha altro nome se non quello dell'Imperatore del Sacro Romano Impero di cui  impersonava la parte i una cavalcata in costume della sua lontana giovinezza. Una caduta da cavallo, provocata dal suo rivale in amore Tito Belcredi, lo ha tenuto imprigionato in quel personaggio per dodici anni. Il nipote Carlo di Nolli, ha soccorso la sua tranquilla pazzia facendolo vivere in un castello tra compiacenti cortigiani che lo assecondavano. Quando rinsavisce dopo dodici anni si rende conto che è stato defraudato dalla sua giovinezza; la donna che amava e gli altri amici l'hanno vissuta, lui no, né può più riviverla ora. Il tempo scorre inesorabile non aspetta nessuno. Non aspetta il "Il fu Mattia Pascal", che quando torna al suo paese dopo la sua vana fuga verso la libertà, trova tutto cambiato: la moglie si è risposata col suo più caro amico. Non ha aspettato Enrico che ora disperatamente insegue i suoi ricordi e si ritrova estraneo in un mondo che è cambiato senza di lui. Il fluire inesorabile del tempo è il dramma fondamentale dell'Enrico IV, al quale egli invano titanicamente si ribella. Eroica è la decisione di continuare a recitare la sua pazzia essendo impossibile il recupero degli anni perduti, con un rifiuto che rende impraticabile ogni compromesso con la frode operata dal tempo.
Sul piano teorico qui la forma è uscita dalla dialettica della vita quotidiana per fissarsi nell'immobilità della storia. Nel profondo dei suoi sentimenti - sui quali è costantemente puntata l'attenzione dell'autore - la scelta di continuare quella storica farsa assume il significato di una rivalsa sul tempo che non potrà più nemmeno sfiorare la sua esistenza volontariamente posta al di fuori della vita degli altri. Enrico IV è il suo vero nome, sotto il quale è costantemente vissuto e continuerà a vivere, il nome del giovane caduto da cavalo non esiste come non esiste il suo futuro. Il tempo non condizionerà nemmeno la sua figura di personaggio: Enrico IV non invecchia, rimane ferma all'immagine dell'imperatore ventiseienne come appare nel ritratto giovanile in costume, appeso nella sala del trono, accanto al ritratto di Donna Matilde giovane. Ma ad interrompere la sua statica esistenza fissata nell'immobilità della storia, sopraggiungono i personaggi della sua giovinezza venuti a curiosare ed a tentare di farlo rinsavire. Enorme il contrasto tra la meditata consapevolezza del protagonista e la superficialità dei sopravvenuti che ignorando il suo profondo dramma, tentano sconsideratamente di trascinarlo con l'eventuale guarigione nell'attualità della vita. Tra l'altro la loro presenza dà innanzitutto la misura dell'enorme differenza tra i ricordi della giovinezza e la realtà presente in cui vorrebbero ricondurlo: Donna Matilde da lui tanto amata è ormai una donna sfiorita e gli si presenta insieme con l'amante, quel Tito Belcredi che fece impennare il suo cavallo provocando la tragica caduta. Con essi il magnifico nipote Carlo di Nolli e uno psichiatra rubicondo e fanfarone, il Dottor Genomi, sicuro di sé fino alla tracotanza, che tratta con freddezza Enrico come un caso clinico e si proclama sicuro di farlo rinsavire. Su questa ridicola figura si concentra la risentita ironia dell'autore che sembra farsi besse dei falsi professionisti e degli effetti taumaturgici della psichiatria . Tra gli altri c'è la bella e giovane Frida, figlia di Matilde, di cui Genoni si serve allo scopo di risvegliare nel pazzo il ricordo di Matilde giovane e scuoterlo dal tuo torpore mentale.
Per suggerimento dello psichiatra tutti indossano un costume d'epoca e cercano di conformarsi agli atteggiamenti di Enrico. Il quale furoreggia nella sua molteplice interpretazione (da pazzo, da Enrico IV anziano che recita la parte di Enrico IV giovane, da rinsavito che allude...) e mette in difficoltà gli intrusi  accennando vagamente a congiure, facendo balenare la sensazione di aver capito tutto e dissimulandola subito dopo, costringendoli a recitare a suo modo. Nell'allucinante vivacissimo dialogo con i suoi interlocutori la follia appare come saggezza e la saggezza come inconsapevole follia. Il Genoni tenta, infine, lo stratagemma che deve far rinsavire Enrico: pone dietro la cornice del quadro il volto della bella Frida, in sostituzione di quello di Matilde giovane: la somiglianza è inquietante. Per Enrico è come se si compisse un miracolo: ecco finalmente la sua donna di un tempo, è giovane come era lei, a lui spetta questa fanciulla e non la vecchia Matilde, è questo il modo per risarcirlo di quanto la vita gli ha tolto. Si precipita su Frida e l'abbraccia. Quando Belcredi interviene e lo afferra gridando: <<Tu non sei pazzo>>, Enrico lo ferisce al ventre con la spada- E' un'istintiva reazione che lo lascia "con gli occhi sbarrati, esterrefatto dalla vita della sua stessa finzione che in un momento lo ha forzato al delitto". La scena si conclude con Enrico tra i suoi finti Consiglieri segreti che dice <<Ora sì... per forza... qua insieme, qua insieme... e per sempre!>>

Fausto Maria Martini, definì la commedia: <<La più tipica perché in nessun'altra delle commedie di Pirandello quello che è considerato il leit motiv del suo teatro e della sua poesia tormentata e tormentosa trova uno sviluppo così pieno, armonico e limpido come in questa tragedia: la più alta perché a parere nostro in nessuna delle sue opere precedenti il Pirandello tocca quel vertice di poesia, veramente aerato da una specie di amletica grandezza, che egli tocca nell'indimenticabile scena dell' Enrico IV, nella quale il fosco protagonista della tragedia rivela ai servi la situazione della sua pazzia>>.

La prima della commedia ebbe luogo al Teatro Manzoni di Milano il 24 febbraio 1922, ad opera della Compagnia di Ruggero Ruggeri.


Personaggi:

... (Enrico IV)
La Marchesa Matilde Spina
Sua figlia Frida
Il giovane Marchese Carlo di Nolli
Il Dottor Dionisio Genoni
I quattro finti Consiglieri Segreti:
1. Landolfo (Lolo)
2. Arialdo (Franco)
3. Ordulfo (Momo)
4. Bertoldo (Fino)
Il vecchio cameriere Giovanni
Due valetti, in costume

In una villa solitaria della campagna umbra ai nostri giorni.

N.B. Sarà chiuso dentro una parentesi quadra   [ ]   un breve passo dell'atto, che nella rappresentazione della tragedia sarà bene omettere per la necessaria rapidità dell'azione. 

Enrico IV - Tragedia di  Luigi PirandelloWhere stories live. Discover now