Prompt #2 Il Trattato di San Lorenzo - Il Figlio della Strega

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Il locale, sebbene alla periferia di Campo di Marte, era sempre stato assai rinomato fra turisti di passaggio, universitari, pendolari. Umani. Eppure, quella sera qualcosa fremeva nella mia gente. Lo avvertivo distintamente. Una vibrazione sottile che si dipananava insidiosa da giorni ormai. Erano inconsciamente inquieti. E questo non era mai un buon segno.

Lanciai una rapida occhiata agli umani del tutto inconsapevoli. Quale di loro non avrebbe visto la prossima alba? Scossi il capo. Non era affar mio. Era questione di sopravvivenza, null'altro.

Le campanelle di ferro tintinnarono quando la porta si aprì. Dapprima, la vidi aprirsi, come sospinta da una forza incorporea. Solo quando alcuni dei miei si voltarono di scatto mi accorsi che, in effetti, qualcuno era entrato. Oltre il bancone, fra clienti scalpitanti, chiasso, musica e vassoi di boccali, un bambino avanzava con passo incerto. Arruffato come un pulcino in una tormenta di neve, la zazzera ricciola scarmigliata, i piedini coperti solo da calzini di Captan America, ma con occhi smeraldini che rilucevano, arguti e vispi. Il suo sguardo era fisso su di me.

Un ibrido la cui esistenza era impossibile, nato dalle due persone più improbabili. Cacciato con sua madre dalla sua stesso congrega. Il Figlio della Strega e del Rinnegato.

Poi, d'un tratto, compresi: i loro occhi guardavano senza capire, attirati dall'insolita presenza del bambino. Loro non lo vedevano, non scorgevano la sua vera natura. E questo era un bene per la sua giovane vita innocente. Noi due eravamo simili, pur appartenendo a stirpi opposte e nemiche. Abomini.

Il contatto era innescato. I suoi occhi parlavano ai miei senza parole.

«Cora, mi prendo una una pausa», annunciai. Il suo sguardo cinerino si sollevò, le mani ancora strette allo straccio usato per asciugare i calici. La sua presa rapida e salda bloccò il mio avambraccio prima che potessi oltrepassare il bancone.

«Fiorenzo che succede?» mi interrogò schietta. I suoi occhi indagatori pronti a scrutarmi l'anima persa ormai fra le sabbie dei secoli. Nemmeno lei avrebbe potuto intuire. Lanciò uno sguardo rapido oltre la mia spalla, verso il bambino.

«Nulla, tranquilla», le risposi, sfiorando la sua mano diafana, in un gesto di rassicurazione spontaneo che la lasciò di stucco.

«Martino», esordii gioviale. «Non dovresti uscire solo, lo sai, no?» continuai, fingendo noncuranza mentre, cingendo le sue esili spalle, lo conducevo verso un'area tranquilla del pub.

«Vieni, su, ti offro una cioccolata, poi subito a casa, ok?»

La voce insolitamente più alta del dovuto, la presa serrata sulla sua spalla. «Ci pensi tu, vero, tesoro?» esclamai rivolto alla donna che annuì, senza perderci di vista un istante mentre lo facevo accomodare a un tavolino solitario dietro la cassa.

«Dov'è tuo padre, piccolo?»

«Né padre né casa.»

La voce ferma, priva di emozioni di quello che appariva essere solo un fanciullo mi fece sobbalzare.

«Che significa? Perché hai lasciato l'Isolotto? Loro non sanno, ma non c'è sicurezza qui per te.»

«I confini sono caduti, il Patto è spezzato. Tu l'hai sentito".

Alla dodicesima luna del millesimo anno si desta.

500 words -Tiny Stories CollectionWhere stories live. Discover now