4 - Claire (I)

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I raggi del sole entrarono presuntuosi e spavaldi nel loro mondo privato dalle grosse finestre. Un raggio le trafisse l'occhio socchiuso. Per istinto Claire allungò la mano verso il suo compagno, sfiorandogli il braccio. Cercò di rigirarsi nelle lenzuola e ritornare a dormire, ma ormai il sole l'aveva tirata fuori dal mondo dei prati verdi e delle nuvole di zucchero filato. Rassegnata, si alzò.

La mascherina nera che usava per la notte era caduta a terra, sul grosso tappeto che ricopriva tutto il soppalco che era la loro camera da letto.

Bill era scoperto dalle lenzuola, che gli coprivano solo le caviglie. Aveva la testa sprofondata sotto il cuscino.

Claire prese il telecomando dell'impianto di condizionamento dal comodino e abbassò leggermente la temperatura. Si diresse verso la scala, passando davanti alla grossa scultura in gomma, plastica dura e ferro che aveva fatto lei. Partiva dal piano di sotto, arrivando a sfiorare il parapetto del soppalco. Sui rami dell'opera d'arte erano appesi gli abiti della sera prima, dove lo champagne aveva avviato una serie di eventi inaspettati. Poi la doccia, dove Bill irruppe nel turno di Claire ben tre volte.

Scese i gradini incassati nella parete indossando solo uno slip e una canottiera leggera, con le iniziali cucite sul seno sinistro. B&C, di Bill e Claire.

Passò scalza accanto alla base metallica della scultura che aveva realizzato due anni prima, quando si trasferirono lì. Guardò divertita la punta, più in alto di quattro metri, paragonando quell'opera ad un albero di Natale hi-tech con gli abiti che facevano da addobbi. O stendardi d'amore.

Ancora assonnata, con i capelli ondulati tirati su da un elastico, si godette qualche minuto il panorama dalla grande finestra su Central Park colorato dall'autunno. Sbadigliò, tolse l'elastico dai capelli e li fece scendere lentamente sulle spalle. Pensò alla vista della sua stanza d'infanzia, che affacciava sul prato spelacchiato di casa con il copertone attaccato all'albero, uno skateboard affondato nel terriccio e le zolle di terra smossa lasciate così per anni dagli operatori del gas; mentre ora aveva Central Park, trecentoquaranta ettari di verde, uno zoo e un museo. Il Metropolitan Museum, dove aveva organizzato la sua prima mostra. Aveva anche visto alcuni concerti dalla finestra, alzando il volume della diretta in tv. Non perché fosse un problema attraversare la 5th Avenue e comprare un paio di biglietti, ma stare in casa, con il riscaldamento, delle patatine o cioccolato, sdraiata sul divano (delle volte coperta dal plaid, spegnendo il riscaldamento nei brividi delle feste natalizie) con la scena davanti e l'audio a palla nell'impianto home theater, abbracciata a Bill nell'intimità del covo casalingo, era speciale.

Era il loro posto. Loro e basta.

Claire abbassò la testa, poi la ributtò indietro e i capelli si scostarono totalmente dagli occhi. Li mosse un altro po', strofinandosi ancora le palpebre. Andò nella cucina sotto il soppalco, oltrepassandola ed entrando in bagno. Si lavò, uscendone fresca e sveglia.

Staccò la cornetta del cordless dal muro e lo posò sul tavolo. Preparò il caffè e poi il latte, unendoli in un cappuccino. Gli aggiunse sopra un pizzico di cacao. Prese uno dei girasoli essiccati dal centrotavola e lo adagiò in mezzo alle due tazze colme di schiuma. Da una mensola sopra il lavello prese un vassoio di croissant preparati dalla signora Groleau. Aprì il vano della dispensa e prese una barretta di cioccolato fondente, mangiandone metà in dieci secondi. Riprese il telefono e compose un numero mentre saliva le scale per andare a svegliare Bill. Iniziò a squillare quando Claire scosse la spalla del suo fidanzato, che si contorse scontroso afferrando le coperte dalle caviglie e tirandosele sopra la testa.

Claire sussurrò «William, in piedi. Dobbiamo scappare». Intanto teneva la cornetta all'orecchio. «È scoppiata la caccia agli artisti. Stanno costruendo la ghigliottina nel parco».

Poi le visioni fecero campo libero, lasciandorientrare il dottore Kendall.    

La memoria degli uomini - PrologoWhere stories live. Discover now