3 - Bart (I)

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Nel sogno c'era un senso di leggerezza, ma durò poco. Sentiva il suo cervello adagiato in un mare di altri pensieri, altre sensazioni, altre abitudini che non erano le sue, ma che allo stesso tempo lo erano.

Riaprì gli occhi e si ritrovò riverso in un altro letto, ma comunque sempre lo stesso. Non il letto che divideva con sua moglie Eleanor pochi minuti prima, eppure era familiare, come il soffitto di legno mal lavorato che stava fissando. Allungò anche la mano alla sua sinistra cercando sua moglie, trovando solo il lenzuolo del lato vuoto del letto. Poi...

Poi cosa? Cosa stava pensando? Cos'erano quei pensieri? Certo che quella era casa sua! E chi era Eleanor? Sua moglie si chiamava Clementine, ed era ovvio non si trovasse nel suo letto essendo ormai morta da due anni.

La tenda davanti alla finestra ondeggiava e il giorno albeggiante preannunciava caldo. In strada sentiva i rumori della cittadina che si svegliava. Doveva essere, forse intorno alle sei, come ogni mattina. La sveglia biologica era l'unico meccanismo che sembrava funzionare sempre meglio più invecchiava. Si sentiva sprofondare in quel letto, più stanco e vecchio di quando si era coricato. Provò a rimettersi a dormire, ma la sua sveglia interna suonava con un mal di testa abbastanza forte da non permetterglielo.

Si mise a sedere guardando la stanza piena delle sue cose. Sempre le stesse. Quella sensazione di estraneità stava svanendo. Allungò in modo automatico la mano verso il mobile accanto al letto, prendendo dal piatto un pezzetto di cioccolato fondente e buttandoselo in bocca. Il sapore amaro e terroso iniziò a schiarirgli il cervello e la sensazione svanì del tutto.

Sotto la sensazione di estraneità lo attendeva il ricordo del sogno. Ogni mattina era costretto a ricordare la notte più brutta della sua vita. Quel sogno gli donava un senso di leggerezza mista a tristezza, che al risveglio svaniva riportandolo al presente e alla realtà: era un vecchio, solo, in una casa vuota, a combattere contro il suo raziocinio davanti al ricordo di quella scena impossibile nella notte in cui morì sua moglie. Una scena che sembrava plausibile nell'ingenuità dei sogni, ma al risveglio doveva sbattere contro la verità: quello che vide – o creduto di vedere – in quella notte estiva di due anni prima a New York era stata un'allucinazione.

Una scena impossibile.

Girò lo sguardo per la stanza, soffermandosi infine sullo specchio sopra la conca per lavarsi. Osservava l'uomo vecchio dall'altra parte, dai pochi e radi capelli bianchi, con la faccia incrinata dalle rughe.

Un volto senza speranze. Il volto di Bart, chiamato da tutti quelli di Easy Town il Giudice.

Il suo volto. Un volto non suo.

La testa si svuotò in un attimo, ma prima che James potesse rientrare nel suo corpo, un'altra vita entrò prepotente, sommergendolo ancora. Un attimo di leggerezza, poi i suoi occhi si aprirono su un altro tempo e un altro mondo.

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AVVISO: Grazie per avere letto fin qui. Spero che il capitolo ti sia piaciuta e che ci rivedremo al prossimo. Prima di lasciarti andare, ti voglio ricordare che per chi scrive è di vitale importanza il passaparola e le recensioni, quindi ti chiedo la cortesia di lasciare un tuo parere, una condivisione o una stella.

La memoria degli uomini - PrologoWhere stories live. Discover now