capitolo 7

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Riapro gli occhi a fatica, sento un forte dolore alle tempie. Mi alzo e mi volto verso la finestra, è già calata la notte. Mi sciacquo il viso con un recipiente d'acqua sul comodino e indosso qualcosa di comodo. Sento bussare alla porta, decido di avvicinarmi cautamente. La apro.
«Posso entrare? Devo parlarti» mi dice alzando lo sguardo. Pensavo che non sarebbe sopravvissuta, ammetto che una parte di me voleva rivederla, ma non mi permettevo di pensare questo, in quanto la mia gente è morta senza di me a causa sua. Ha un vestito che le lascia nude le spalle, una profonda cicatrice su entrambe le mani e vicino alla bocca. Le faccio cenno di entrare, rimanendo sempre in guardia.
«Mi dispiace, non ho mai avuto intenzione di trasformarti in questo, sei libera di andare. Tua madre è qui. Ti farò accompagnare da lei» afferma avanzando verso il centro della stanza. Ci sono molti oggetti rotti, pezzi di vetro e legno a terra, è ridotta piuttosto male. Sentire che mia madre sia qui, che sia viva, mi riempie di felicità.
«Chi ha vinto?» le chiedo angosciata andando verso di lei. Lexa si volta, incrociando nuovamente il mio sguardo. Ammetto, avrei voluto rivedere i suoi occhi.
«Nessuno. Molti dei tuoi e molti dei miei sono deceduti, combattendo. Il mio esercito ha subito una forte perdita a causa della vostra fiamma, ma alla fine vi è stata parità.» spiega. Rimango leggermente stupita, come hanno potuto sopravvivere all'ondata di fuoco?
«E ora? Intendete ancora distruggerci?» chiedo aspra.
«Durante la guerra, non combattevamo soltanto noi.» la guardo stranita in attesa che continui.
«Il popolo della montagna, è intervenuto facendo saltare molte delle vostre difese e del mio plotone d'attacco, si sono approfittati di questa situazione per dichiarare guerra ai nostri popoli, Clarke. Hanno armi avanzate come le vostre, da soli non ce la facciamo.» afferma attendendo una mia risposta. Rimango interdetta, se hanno armi avanzate come le nostre, dovremo concentrarci su di loro.
«Con i nostri due popoli che combatteranno insieme, vinceremo questa guerra, Clarke.» continua. Per il mio popolo sarebbe vantaggioso, non avremmo tempo e forze di combattere anche contro i terrestri.
«Non posso darti questa risposta adesso. Tornerò a casa, deciderò insieme agli altri.» dico ferma. Lei annuisce, per poi dirigersi verso l'uscita della stanza.
«Lexa» la chiamo, si ferma si volta lentamente.
«Perché l'hai fatto? Ho bisogno che tu me lo dica o non potrò fidarmi di te» continuo avvicinandomi a lei. Sospira, probabilmente per trovare una spiegazione logica. Passano alcuni minuti, questa volta non mi infastidisco, continuo a guardarla aspettando una sua risposta. Finalmente alza lo sguardo.
«Ero a conoscenza di ciò che voleva fare il popolo della montagna.» afferma.
«Nascondersi non risolverà nulla»
«Non avevo intenzione di nasconderti, volevo salvarti»
«Salvarmi?» esclamo.
«Le loro mire erano rivolte a te, non ti avrebbero permesso di vivere un altro giorno, erano intervenuti per questo. Non trovandoti, hanno dichiarato guerra a entrambi i popoli» conlude, spaventandomi.
«Come posso fidarmi di te?» chiedo a bassa voce. Lei si mette in ginocchio di fronte a me, il che mi sorprende.
«Io giuro fedeltà a te, Klark kom Skaikru. Io giuro di occuparmi dei tuoi bisogni come i miei. E del tuo popolo come il mio popolo." afferma, rialzandosi dopo aver finito. Avrei potuto immaginare tante persone che mi avrebbero potuta salvare, ma mai Lexa. Di colpo mi pento di tutto ciò che ho fatto per liberarmi, ma non potevo sapere il motivo della sua azione, fino ad ora. Si rimette di fronte a me, i nostri visi sono a pochi cm di distanza. Le faccio un lieve sorriso e annuisco, lei fa lo stesso.
«Ora vado» annuncio. Sembra ferirla un po', ma alla fine si fa di lato e mi fa passare.

To the moon and back Where stories live. Discover now