Buon Compleanno, Mado!

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"E guardo i suoi occhi, e vedo il suo nome

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"E guardo i suoi occhi, e vedo il suo nome. Ti ricordi, ancora, come parlavamo?"

Per madotsuki888.
Ancora auguri,
spero ti piaccia ❤️.

<~~~>

13/06/1999.

«Ma è un tesoro!»

«Sta crescendo proprio bene.»

«Complimenti!»

Le urla dei bambini sovrastavano ogni cosa; piccoli ometti di due e tre anni facevano via vai fra le stanze della casa del festeggiato. Le donne si scambiavano pareri sui vestiti dei figli, intente nel frattempo a preparare qualcosa di buono da mangiare; gli uomini, invece, erano tutti separati. Chi seguiva il proprio pargolo evitando distruggesse ogni cosa, chi usciva a fumare una sigaretta, chi invece aiutava la moglie insieme alle altre. La giornata fuori era fresca nonostante fosse giugno, c'era poco sole e il cielo era coperto da qualche nuvola. E mentre tutti ridevano e scherzavano, mentre il mondo girava senza sosta come se all'interno di esso non capitasse mai nulla, io ero sulle braccia della mia mamma, addormentata. Quello che sentivo, in realtà, erano suoni ovattati e voci indistinte, e a volte qualche parola rassicurante da parte di mio padre. Per il resto non ci capivo molto. In fondo nessuno era lì per me, nessuno voleva guardare una normale bambina dormiente di otto mesi; certo, alcuni si fermavano a guardarmi, come fossi un alieno strano, ma da coccolare; alcuni li vedevo fissarmi, sorridendo a mia madre. Per quale motivo, poi? Perché mai sorridevano a lei e non a me? Solo perché non ci vedevo tanto bene, non significava che non capivo a chi rivolgevano il loro sguardo curioso. Nei pochi mesi in cui avevo vissuto, avevo compreso che la gente non mi piaceva granché; in cerca sempre di attenzioni, come se la loro vita dipendesse dal costante mettere in gioco tutti i loro beni e le loro forze; da grande non avrei voluto mai essere come loro. Ma a quel tempo mi limitavo a piangere qualche volta infastidita, o ridere di gusto agli stupidi trucchetti di magia di mio padre. Non pensavo mica ad essere adulta, o ai problemi che ciò avrebbe comportato.

Eravamo lì per una festa. Un compleanno se non sbaglio. Il figlio di un amico di famiglia compiva il suo primo anno e avevano voluto festeggiarlo in grande; d'altronde la possibilità o la voglia di farlo non gli mancavano. Io ero lì per puro caso; ero per puro caso anche nata, ma questo c'entrava ben poco con la festa. Il bambino si chiamava Koushi Sugawara, e non sapeva ancora camminare. Non per vantarmi, ma io avevo da poco iniziato a farlo, e avevo solo otto mesi. Sinceramente non avevo una grande opinione di lui, o degli altri in generale; in più non l'avevo ancora visto nemmeno una volta, e mi stavo annoiando a rimanere in braccio alla mia mamma. E proprio nel momento in cui il pensiero di piangere e lamentarmi mi stava percorrendo il mio piccolo e fragile corpo, nell'attimo in cui aprii la bocca per urlare, un bambino, gattonando, mi toccò una gamba penzolante. Sentii una manina stringere il mio morbido e delicato polpaccio, e poi la mia mamma parlare con lo stesso tono di voce leggermente stridulo che a volte utilizzava con me.

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