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Le prospettive con cui ci eravamo separati in quel freddo giorno di fine autunno non fecero il proprio corso, ma anzi, gli eventi si svolsero con una calma quasi preoccupante

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Le prospettive con cui ci eravamo separati in quel freddo giorno di fine autunno non fecero il proprio corso, ma anzi, gli eventi si svolsero con una calma quasi preoccupante. Eva era stata la prima ad allontanarsi, per recarsi nei distretti che Uriel aveva lei assegnato, mentre il mio amico era rimasto con me ancora un po', poco convinto di lasciarmi sola. Sapevamo entrambi cosa lo terrorizzasse, e fare di tutto per non parlarne era stato faticoso, quasi doloroso.

L'idea di a cosa stessi andando incontro, che quelli avrebbero potuto essere i miei ultimi giorni, mi spaventava come mai prima lo ero stata, ma in qualche modo ciò non mi aveva fermato.

La settimana era dunque trascorsa con una lentezza quasi snervante, e più volte ero stata sul punto di crollare, trovando dentro me una forza sopita che non immaginavo di possedere; forse si trattava di codardia: non volevo mostrare nemmeno a me stessa di essere tanto debole.

Di notte mi nascondevo negli anfratti più bui che riuscissi a trovare, combattendo l'impulso che mi spingeva a unirmi agli umani, a sfruttare le loro case così calde e profumate per dormire in un luogo asciutto e celarmi grazie al loro odore; non lo facevo perché stare in bella vista non avrebbe sortito effetto su Dio, ma Michael mi avrebbe trovata più facilmente.

La luce era il suo territorio, il mio le ombre e la miseria.

"Non è questa la strada, amore mio" sentivo ripetere la sua voce ogni notte prima di cadere nel sonno. "L'equilibrio non va spezzato. Ti prego, presta attenzione a quello che fai, non potrai stare al mio fianco da morta."

Ero ben consapevole di cosa fossi diventata, e mi faceva soffrire l'idea di dover interpretare il cattivo, di esserlo diventata. Non avevo mai voluto esserlo, mi avevano resa tale. Ma se l'unico modo per farmi ascoltare, per ottenere quello che mi spettava di diritto, era la distruzione, non mi sarei tirata indietro. Quanti terremoti ci sarebbero voluti? Quanto alte avrebbero dovuto essere, le mie onde? Avrei dovuto far seccare i fiumi e sgozzare gli agnelli?

Ero disposta a farlo, così come lo erano Uriel ed Eva.

"Attenta a dove vai, Bethael, non mi servi da morta" mi aveva minacciato Lui. Avrei dovuto ucciderlo quello stesso giorno. Si può uccidere il proprio creatore?

Attorno al 17 novembre mi riunii ai miei alleati, e con mia grande sorpresa scoprii ch'era stato proprio Uriel – la sera precedente – a scoprire l'esatta ubicazione dell'ultimo Portale. Era quasi ironico il fatto che il passaggio degli Inferi si trovasse in un luogo tanto freddo. In ogni caso decidemmo che il giorno dopo, quando il sole avesse raggiunto il massimo picco, avremmo aperto la porta.

In quel momento ero seduta al buio contro la parete nell'appartamento vuoto che avevamo occupato, e osservavo i miei compagni dormire vicini, stesi alla meglio su delle coperte ruvide. Le loro braccia erano tese l'una verso l'altra, come in un disperato tentativo di toccarsi, un gesto involontario ch'ero sicura avessero più volte represso a causa mia. Non mi era sfuggito come Uriel guardava Eva, un tempo anche Michael mi aveva guardata così.

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