Love is Not for Everybody

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"When i was a boy, my mother often said to me:
Get married boy, and see how happy you will be."

...

Una profonda, ma intonata, voce maschile rimbombava lungo le mura di quell'ormai malridotta stanza dell'enorme clinica psichiatrica andata in rovina. Ad accompagnare il suo cantilenare era un continuo rumore di lame, che, probabilmente, venivano sfregate l'una contro l'altra con l'intento di essere affilate.

Un mucchio di stoffe di vari colori giacevano a terra, accompagnate da qualche manichino, che era stato buttato a terra di proposito o che, semplicemente, era caduto da solo. Lungo il tavolo di legna, dove le mani dell'uomo ogni tanto si poggiavano, vi erano riposti molti coltelli, delle lame, alcune seghe ed altre pericolose e letali armi. Gli accesi occhi dalle iridi azzurre dell'uomo ammiravano orgogliosi le lame di ogni coltello, che fecero curvare le sue labbra in un inquietante, ma quasi dolce, sorrisino.

《Sono splendide...》

Ridacchiò, poggiando i due coltelli che stava affilando, poi si voltò completamente alle sue spalle.

《Non è vero, cara?》

Il suo sguardo era simile a quello di un bambino, che, dopo aver realizzato qualcosa con le proprie mani, si rivolgeva ad un genitore, aspettando con ansia un bramato complimento.

La sua espressione felice scomparve dopo qualche minuto, lasciando spazio ad una più triste e delusa, se non abbattuta.

《Perchè non dici niente, cara? Eppure io lo sto facendo per te... Non è abbastanza?》

Fece qualche passo in avanti, avvicinandosi sempre di più al corpo di quella che, presto, sarebbe diventata la sua vittima. Si fermò davanti ad essa e poggiò una mano sulla sua guancia, che iniziò a carezzare con un tocco leggiadro e piacevole, ammirando ogni minuzioso dettaglio della candida pelle della donna dai capelli biondi, legati in uno chignon, che prima lo aveva liberato.

《Donandomi la libertà, mi hai dimostrato il tuo amore... Sarei un marito terribile se non facessi altrettanto; proprio per questo mi sto dando da fare per consumare il nostro amore nel migliore dei modi...》

Scorse il pollice sullo zigomo della donna, che lo guardava con occhi sgranati. Le sue iridi verdi erano lucide a causa di alcune lacrime, che, ogni tanto, le rigavano il viso.

Esattamente qualche ora prima, la stessa donna, che era una dottoressa ed impiegata della Murkoff, era stata convinta dallo stesso uomo, un paziente, ad aprire la cella di quest'ultimo. Era riuscito ad abbindolarla per bene, facendole credere, anche se solo per qualche attimo, quanto lui stesse male lì dentro e come volesse mostrare al mondo intero che le cure stavano andando per il verso giusto. Continuò dicendole che stava bene e che voleva semplicemente darle un abbraccio per ringraziarla.

L'avesse mai fatto.

Aprì la cella e concedette al paziente un semplice abbraccio. Non appena il contatto avvenì, quest'ultimo la buttò a terra, facendole sbattere la testa contro le mattonelle e lasciando che perdesse i sensi. Riprese a ragionare solo dopo, risvegliandosi nella stanza dove si trovavano in quel momento, ormai immersa nel terrore e tra i pensieri di quel che avrebbe potuto farle. Tremava; tremava davvero tanto. Ne era terrorizzata.

"I have looked all over, but no girlie can I find,
Who seems to be just like the little girl I have in mind."


Riprese a cantare e si allontanò nuovamente da lei, dirigendosi al tavolo.

La donna si guardò intorno, cercando una possibile via di scampo dalle grinfie di quel pazzo assassino, che, se non si fosse sbrigata, l'avrebbe uccisa senza pietà.

L'aveva sentito parlare di un matrimonio, di quanto desiderasse diventare padre ed avere dei figli. Non riuscì a capire perché continuasse a chiamarla "cara" o i suoi modi di fare; probabilmente, era dovuto al suo passato.

Eddie Gluskin, ad ormai quarantadue anni, era un paziente della Murkoff da troppi anni. Alla donna capitò più di una volta di avere a che fare con il suo caso: la sua infanzia venne caratterizzata da molti abusi sessuali da parte del padre e dello zio, che lo portarono a perdere completamente il senno. Le numerose cure su di lui parevano avere effetto, dato il suo mansueto comportamento, che lo rendeva uno dei più calmi tra i pazienti; evidentemente, si sbagliavano. Nonostante i suoi comportamenti "umani", Eddie pareva essere, addirittura, uno dei casi peggiori di tutta la Murkoff, data la gravità delle cose che diceva e, alle volte, faceva. Ma mai capitò alla donna di assistere ad avvenimenti simili.

"I will have to look around until the right one I have found."

La donna iniziò a dimenarsi tra le strette corde, che Eddie le aveva personalmente applicato, impossibilitandola di ogni singolo movimento.

《Posso farcela...》

Sussurrò tra sé e sé, cercando di incoraggiarsi un minimo, anche se invano.

Eddie si girò una seconda volta nella sua direzione, sorridendole entusiasta, poi soffocò quel sorriso, facendo un'espressione sconcertata. Notando il vano tentativo di liberarsi della donna, corrugò le sopracciglia e sbattè un piede contro le mattonelle sottostanti a lui. Strinse i denti ed agì furibondo.

《Brutta puttana...》

Sussurrò ad ancora denti stretti, fulminandola con il suo agghiacciante sguardo.

《Tu... Anzi, voi! Tutte voi...》

Si voltò verso il tavolo, afferrando uno dei coltelli poggiati su esso, poi si diresse verso di lei.

《Siete solo delle luride puttane... Non fate altro che scappare da me...》

Le si fermò davanti, poggiando la mano destra sul suo collo, stringendo la presa attorno ad esso ed alzando successivamente in aria tutto il suo corpo, guardandola con uno sguardo ormai furioso.

《Perché?... Perché fai così?》

Il suo tono di voce si addolcì insieme alla sua espressione. La donna iniziò a tossire con ormai il viso cupo: stava soffocando.
L'intensità dell'espressione di Eddie riapparve più arrabbiata di prima.

《Non mi degni neanche di una risposta?!》

Alzò il tono di voce ed iniziò ad urlarle contro, stringendo sempre di più la presa, facendo tossire ancora di più la donna.

《Sei solo una stupida e permalosa puttana! Non ti permetto di giocare con i miei sentimenti!》

Non le lasciò nemmeno la possibilità di fare un ultimo respiro e iniziò ad accoltellarle numerose volte lo stomaco, non riuscendo più a controllare la sua ira. Si fermò solo quando il corpo della donna smise di agitarsi, perché ormai morta.

Accennò un sorriso e schiuse le dita della sua mano sinistra, lasciando cadere il coltello a terra. Poggiò la mano libera sul suo viso, sussurrando con un sorrisino stampato in volto.

"Sai, cara? L'amore non è per tutti."

Love is not for Everybody || OutlastOù les histoires vivent. Découvrez maintenant