Capitolo 9 - Reale e irreale si combinano

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Un brivido gli accarezzò il collo e Maximilian schiuse le palpebre. Il sole era appena sorto e il suo debole chiarore illuminava a malapena il negozio di antiquariato. La sua casa, o tugurio come l'aveva definita Tudor, era ancora avvolta nella semioscurità. Sentì il bisogno di una doccia; doveva schiarirsi le idee. Stava accadendo tutto troppo in fretta. La fine di Nam, la supremazia di Kur, il ragazzo...

Cosa sarebbe accaduto d'ora in avanti? Quali conseguenze avrebbe comportato la fine dell'universo superiore, nel lungo periodo? Cosa aveva in mente Kur? Cosa avrebbe fatto Tobia, una volta sveglio? E poi, chi era Tobia, prima di tutto questo? Perché lui? Cosa aveva di speciale? Avrebbe accettato il suo destino? E se si fosse rifiutato?

Maximilian si chiese dove avrebbe potuto trovare le risposte alle sue domande. E mentre fissava il soffitto, un'idea accecò la sua mente. Era oscura, spaventosa, orribile, eccezionale. Si voltò a guardare Tudor: stava sognando, dunque poteva agire liberamente.

A fatica salì sulla sua carrozzina e si avvicinò al corpo di Tobia senza fare rumore. Il ragazzo stava dormendo beato.

Quanto potere sprecato in un essere così mediocre. Ma potrei averlo io. Di sicuro saprei come utilizzarlo per sconfiggere Kur e dare un futuro all'universo. Oh, sì! Che idea grandiosa. Io sono la persona giusta. Devo agire in fretta, però. Il ragazzo potrebbe svegliarsi da un momento all'altro.

Maximilian accostò la sua mano tremante per l'eccitazione alla fronte di Tobia. Senza nemmeno toccarla, adesso, riusciva a sentire la potenza degli dèi scorrere nelle sinapsi del ragazzo e ramificarsi in tutto il corpo attraverso i vasi sanguigni. Era formidabile e voleva averla a tutti i costi. Non sarebbe stato un problema pagarne il prezzo, qualunque esso fosse stato, poiché il fine avrebbe giustificato i mezzi.

Maximilian si prese ancora un attimo per convincersene. Una volta avviato il processo, non sarebbe più potuto tornare indietro. Conosceva un solo modo per riuscire nel suo intento, e cioè penetrare nel cervello del ragazzo e assorbirne tutta l'energia vitale; questo avrebbe provocato la morte cerebrale di Tobia. Era una tecnica che non aveva mai provato fino ad allora, in quanto presentava più aspetti negativi che positivi, se applicata su una persona senza particolari virtù.

Dopo quello che ho passato, dopo la vita che ho vissuto... Perché tu? Perché non io? A quanto pare, anche gli dèi si possono sbagliare, e Kur ne è la prova. Ha ucciso i suoi fratelli e le sue sorelle pur di raggiungere il suo scopo, ha guastato l'unica via per tornare a casa e ha generato il panico tra la gente. Io posso fermarlo, anche al costo di pagare il suo stesso prezzo.

Maximilian fu scosso da un altro brivido e un gelo mortale cominciò a serpeggiargli nella mano, che ritrasse con uno scatto dalla fronte di Tobia. A un tratto prese a sudare freddo e ad ansimare come fosse stato turbato da qualcosa. In quella stanza semibuia si sentì osservato. Si voltò verso Tudor sperando che dormisse. Suo fratello aveva gli occhi chiusi e un fischio flebile fuoriusciva dalle sue labbra. Roteò gli occhi guardandosi intorno; non c'era nessuno in quella stanza, a parte loro tre, eppure qualcosa nelle vicinanze lo agitava.

Il sole, nel frattempo, continuava a crescere nel cielo; il negozio di antiquariato era quasi del tutto illuminato. Ben presto quei raggi dorati si sarebbero allungati come tentacoli dentro la sua dimora. Non c'era più tempo da perdere!

Maximilian fissò il ragazzo con un'espressione agguerrita, distese il braccio verso l'alto e fece crollare il palmo della mano sulla fronte del terrestre.

I denti dell'arteniano erano stretti in una morsa, e attraverso le fessure sottili passava un rauco affanno. Le vene gli pulsavano sulle tempie. Maximilian cominciò a sentire delle scosse elettriche lungo l'avambraccio; poi un'ondata di calore lo fece sobbalzare; stava provando una rabbia smisurata.

La sua mano era rimasta sospesa a qualche centimetro dalla fronte di Tobia. Non riusciva a scendere oltre quella soglia; era come se ci fosse un campo magnetico che proteggeva quel misero terrestre.

Si aiutò con l'altra mano e spinse in basso con tutte le sue forze. Il sudore gli scendeva dalla fronte e gli impregnava il viso umido. Sentiva la testa martellare per lo sforzo. I muscoli erano diventati duri come il cemento. Eppure non aveva guadagnato alcun millimetro. Era impossibile!

Costernato, ritrasse le braccia e scagliò un pugno sul bracciolo della carrozzina. Represse un grido di dolore mordendosi la mano libera, e nel frattempo osservò quella con cui aveva provato ad assorbire l'energia vitale di Tobia, e con cui aveva urtato il bracciolo. Appariva di un colorito spettrale, e le vene, in bella vista su tutto l'avambraccio, erano nere.

Maximilian provò un dolore acuto; la mano pareva un fiore appassito che lentamente diveniva di pietra. Il sangue si era coagulato in macchie scure, le vene sembravano rami secchi di un albero smilzo. L'arteniano osservava sconvolto quel processo con rauchi gemiti brevi e ripetuti. I suoi occhi si inumidirono di lacrime; nonostante avesse fallito miseramente, stava per pagare ugualmente il prezzo del suo gesto. A poco a poco, dalle dita fino a sopra il gomito, le sue ossa si sbriciolarono, non lasciando altro che polvere sul pavimento chiaro.

Maximilian prese a singhiozzare per la disperazione e portò l'unica mano rimastagli a coprire gli occhi. Dopo un paio di minuti fu scosso dall'ennesimo brivido e si sentì nuovamente osservato. Si voltò a guardare Tudor con la vista velata dalle lacrime; suo fratello era nella stessa posizione di prima, gli occhi chiusi erano rivolti al soffitto e un fischio leggero fuoriusciva dalle sue labbra.

Maximilian mosse la carrozzina in direzione del fratello e il suo sguardo cadde sul bastone. Fino ad allora non gli aveva dato molta importanza, ma in quel momento ne fu rapito. La superficie legnosa era avvolta da un'oscurità innaturale, e sembrava che qualcuno, dall'interno, lo stesse guardando. Che fosse quel pezzo di legno ad averlo tenuto in un continuo stato di agitazione?

Maximilian doveva scoprirlo, ma dopo il recente accaduto non se la sentiva. Fissò il suo braccio monco e pensò che, a quel punto, non aveva più nulla da perdere. Dunque chinò il busto e afferrò il bastone.

"Max!" esclamò Tudor, svegliandosi di soprassalto e rigurgitando acqua.

Tobia Muna e la fine di NamDär berättelser lever. Upptäck nu