Mi passo una mano tra i capelli mentre nel mio cervello si susseguono domande che so non troveranno facilmente una risposta. «Non me ne frega un cazzo di quello che è accaduto!» Tuono, nel momento esatto in cui lo zio di Isa apre bocca per dare spiegazioni. «Voglio solo sapere dov'è andata la mia ragazza!» Continuo. Il suono del motore della macchina che abbiamo noleggiato non è passato inosservato al mio orecchio e il pensiero di Isa, scossa e alla guida mi manda in fibrillazione! La mia mente riesce a pensare solo a lei che piange, al suo viso afflitto mentre il mio corpo si muove per conto proprio. Senza accorgermene sono già imbacuccato e pronto per uscire. «Tu.» Guardo Richard. «Vieni con me.» E gli lancio il cappotto. La sua espressione dubbiosa mi costringe ad articolare la mia criptica affermazione. «Sei vissuto qui, conosci ogni angolo di questo posto quindi devi aiutarmi a trovarla.»

«Vengo con voi!» Esclama Cris, ma sua zia glielo vieta dicendole che ha una cosa importante da dirle.

A me sembra di vivere un incubo. Tutto si sta svolgendo senza che io ci capisca almeno una virgola. Non mi piace.

Appena Richard è pronto, entrambi usciamo in strada e con la sua auto partiamo alla ricerca di Isa.

«Che diavolo le avranno detto?» Pongo la domanda che più mi terrorizza mentre il piede di Ric premere smanioso sull'acceleratore per mangiare quanta più strada possibile.

«Vuoi la verità? Non ne ho idea.» La sua voce esprime alla perfezione lo sgomento che lo attanaglia. «Non l'ho mai vista così in bilico.» Continua, svoltando a destra per tre volte.

«Era persa.» Commento, guardando dritto di fronte a me. Mi massaggio la nuca, mi mordo il labbro e sbatto gli occhi. Sono in preda alla smania più assoluta. La situazione non mi convince affatto.

Per qualche minuto nessuno dei due dice nulla. La neve ci costringe a rallentare, il ghiaccio ci obbliga a prestare più attenzione e fintanto che deceleriamo, mi guardo intorno, osservo la giornata che prosegue, per niente scalfita da quello che invece sta succedendo a me, a Isa. Il mondo va avanti inesorabile, per tutti, in qualsiasi parte del globo. Dobbiamo essere noi a mettere le mani in pasta, sistemare le cose o almeno provarci, perché nessuno lo farà in nostra vece. Il mondo non si cura di nessuno. Dobbiamo farcela da soli.

«C'è soltanto un posto in cui può essere.» Richard spezza il silenzio. Svolta a sinistra e tira dritto come un treno. Vedo un sottopassaggio in cemento, una discesa e in lontananza un edificio giallo, imponente, ma addolcito dal manto bianco che lo fascia come una soffice coperta. «La nostra vecchia scuola.» Spiega. Un brivido mi percorre il corpo nel sentire quelle parole. Ora più che mai mi accorgo di star entrando nella vita di Isa. Ora più di prima mi accorgo di volerne far parte. Venire qui per le vacanze di Natale è stato prezioso, mi ha aiutato a consolidare pensieri che aleggiavano come fumo dentro me. Voglio Isa. Voglio tutto di lei. «Non è la vostra macchina quella?» Ric mi riscuote dai pensieri. Siamo fermi davanti al cancello alto, sbarrato e in ferro battuto del liceo che Isa ha frequentato. A farci compagnia una vecchia Mercedes del 2005 di un grigio sporco; la macchina che Isa ed io abbiamo preso a noleggio una volta atterrati a Milano.

Lei è qui!

«Come diavolo ha fatto a entrare? È tutto sbarrato.» Sono perplesso.

Richard sorride e, alzando gli occhi al cielo, mi supera. «Seguimi, ho capito che devo fare tutto io.» Sghignazza quasi divertito. Lo lascio fare, in fondo ha ragione. Giriamo intorno alla scuola fino ad arrivare in un punto in cui la recinzione in ferro non è più presente e l'edificio è protetto semplicemente da una rete di plastica per niente in buone condizioni. Guardo Richard arrampicarsi con una maestria tale da farmi capire che non è la prima volta per lui. «Venivamo spesso qui fuori orario.» Mi dice, una volta dall'altra parte della barricata. Mi accingo a fare lo stesso, ma i miei maledetti skinny jeans non sono comodissimi per questo genere di acrobazie e rendono la mia figura leggermente più goffa del normale. Per fortuna che Isa non può vederti. La mia coscienza rincara la dose.

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