La solitudine di Villa Warren

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Alle parole dello psicologo, la madre di Teresa appariva shockata ma non del tutto sorpresa. Lo psicologo di fiducia della sedicenne Teresa siedeva su una comoda poltrona color rame, continuando a disegnare cerchi invisibili nell'aria con le sue vecchie mani rugose, con un accento grave sulle parole che a Teresa non piacque affatto, ascoltandolo dalla serratura della porta chiusa dello studio del dottor Brown, ma questo per lei era un esercizio di routine ormai. Sua madre sperava che rivolgendosi a qualcuno di competente nell'ambito della psicologia o della neurologia, le cose avrebbero cambiato faccia.

Questo era ciò che sperava lei.

Teresa poco dopo essere rincasata era fuggita da casa inaspettatamente prima dell'ora di cena, e sua madre e sua sorella sembravano non averlo notato affatto. Era sola e sembrava quasi fluttuare sul piccolo monticello a un centinaio di metri dalla parte posteriore della gigantesca Villa Warren. Non era proprio un rifugio segreto eccellente per fuggire dai pensieri, pensava tra sé, ma almeno non era costretta a sentire le due voci petulanti della madre e della sorella che le davano i nervi e i brividi allo stesso tempo quando era abbastanza lontana dalle mura della casa.

Si stava chiedendo dove avessero la loro dimora i lupi selvaggi, quando una folata di vento gelido le sfiorò la guancia destra. <<Matisse, smettila. Non posso più scendere  sotto mondo per raggiungere il castello. Hanno inchiodato delle assi di legno al Pozzo Quadrato, lo hai visto anche tu>>. Matisse, lo spirito quasi persecutore di Teresa gorgheggiò per qualche minuto una lingua inesistente nel mondo dei vivi e poi pronunciò sibilando le uniche quattro parole che riferì alla ragazza quella sera:<<Casa tua. Lì sotto>>. Teresa si sentì a disagio, e nel frattempo le venne un brivido che con dita di cadavere le solleticò tutta la spina dorsale. Lo Chateau de l'Etranger, subito dopo la piccola laguna stregata e il cimitero sotto mondo le mancava molto e ad essere sincera con se stessa le mancavano anche tutti i ragazzi freak che provenivano da tutte le dimensioni e gli spazi temporali che lo popolavano. 

Teresa aveva scoperto quel pozzo nella foresta al di là del piccolo monte di terra dov'era ora a riflettere il giorno del suo sedicesimo compleanno, non fu affatto sorpresa di scoprire qualcosa di strano nella tenuta dov'era stata edificata la noiosa casa di pietra appartenente alla sua famiglia da secoli. Mesi prima sotto un cipresso aveva trovato un grande corno, ma non di quelli che si suonano, un corno di un animale. A Teresa era sembrato il corno di un toro, ma non riuscì a spiegarsi come fosse finito lì in mezzo al nulla perchè gli unici animali a loro rimasti erano tre cavalli, un paio di galline e un topolino che teneva in una gabbietta in camera sua. Ma oltre quello non avevano mai avuto un toro. Ma ritorniamo alla scoperta del Pozzo Quadrato.

Era un pozzo fatto di mattoni grigi, sorprendentemente quadrato che era in comunicazione con un fiumiciattolo che scorreva più a valle di casa Warren. Non era un fiume molto pulito e per Teresa non aveva origine né fine, e comunque l'acqua che riempiva il pozzo fino a metà era molto più grigia e limacciosa di quella del fiume. Sulla superficie sembrava quasi ammuffita per com'era densa e lercia.

Solo che un giorno Teresa decise di cascarci dentro.

Non era stato piacevole...almeno inizialmente, perché una volta dentro il pozzo si accorse che l'acqua cambiava consistenza. Forse per uno qualunque sarebbe stato un incubo, ma lei era convinta di vedere tutto da una prospettiva ribaltata. Lei era curiosa di andare a fondo e scoprire, come suo padre. Quindi dopo essersi tuffata nel pozzo era andata giù, aveva nuotato nell'acqua azzurra trattenendo il respiro e chiedendosi se sbucando dalla parte del fiume sarebbe stata travolta dalla sua corrente e trascinata chissà dove.

Riemerse, trasse un respiro, si strofinò il viso con entrambe le mani, poi con molta calma aprì gli occhi.

Il cielo era molto più scuro di quello che si era lasciata alle spalle, ed ora era immersa nelle acque di un lago nero pece. Annaspò a quattro zampe sul fondo del fiume respirando a fatica con l'intenzione di arrivare alla riva; ci riuscì e si tirò su in piedi, attorcigliandosi i lembi del suo vestito di velluto nero che in poco tempo diventò completamente asciutto. Ci fece poco caso, poi cominciò a camminare dritto davanti a sé, riusciva a vedere delle crocette di marmo in lontananza ed era molto incuriosita. Sopra i larici resinosi e i cipressi, sulla sua testa, si intravedevano le cime coniche color rosso ruggine del tetto di un castello che si ergeva in lontananza, oltre quel cimitero nebbioso.

<<Benissimo! Il mio vestito è già asciutto!>>, fece tra sé, perché un momento prima aveva stretto nella sua mano sinistra un lembo del vestitino nero, come le capitava di fare di solito quando era ansiosa di fare una nuova scoperta. Era lì, viveva, camminava, respirava, stava attraversando un cimitero tedesco in piena notte in chissà quale paese sconosciuto o quale sogno.  Camminava piano, come se temesse di fare rumori molesti in quell'ambientazione da film horror e da lì a qualche momento si aspettava che sarebbe successo qualcosa di veramente insolito. Ma non spuntò nessun morto vivente, si divertì a curiosare tra i nomi incisi su quelle crocette bianco avorio e si chiese se guardandole dall'alto formassero qualche disegno, tipo cerchi nel grano. Rise a bassa voce mettendosi una mano davanti alla bocca, e constatò che il cimitero era circondato da un recinto di alberi parecchio alto, che volevano nascondere qualcosa alla vista. Intuì che quella era la fine del cimitero perché vi era posta a guardia la statua di un uomo in divisa da militare che innalzava con il braccio destro la bandiera tedesca. Sul plinto cubico che manteneva la statua c'era una targa in ottone con sopra inciso qualcosa, ma Teresa non vi badò e cominciò a correre verso gli alberi perché dietro di quelli aveva notato qualcosa di molto interessante.  

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⏰ Last updated: Aug 29, 2018 ⏰

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Teresa nel Castello dello StranieroWhere stories live. Discover now