Parte 1

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Erano appena le 18 quando mi incamminai assieme ai coniugi Warren lungo il sentiero della casa. Non avevo mai assistito a niente simile e a dire il vero, nonostante il mio interesse per il paranormale, le loro esperienze passate mi terrorizzavano abbastanza da evitare di spingermi oltre. Ma quella sera era diverso, non sarebbe stato nulla di estremo, saremmo solo rimasti in quella casa abbandonata e vecchia che dicevano essere infestata per poter sfatare o confermare il mito.

Non eravamo soli. Assieme a me, Lorraine e Ed Warren c'erano anche il cameraman e altri due esperti di paranormale, giovani quanto me.

Il mio compito, oltre ad assistere, era quello di fotografare la casa e scrivere un articolo a riguardo.

Devo ammettere che dal primo momento in cui ho stretto la mano alla signora Warren ho sentito una scossa.

Non so come spiegarmi. Saranno stati i suoi occhi dolci e azzurrissimi, i sui capelli raccolti, il suo essere spudoratamente eterosessuale ed innamorata del marito, ma qualcosa in lei richiamava l'impossibile per me. Ed ecco perché mi elettrizzava.

Lorraine Warren era una di quelle donne che non me l'avrebbero mai data.

Era a ciò che pensavo mentre camminavo lungo quel vialetto, mentre sentivo il cameraman vociferare col signor Warren. Un uomo gentile, altrettanto innamorato della moglie, e ignaro dei miei perversi pensieri.

Non appena ho messo piede nella casa ne sono rimasta affascinata. I vetri delle finestre erano rotti, i muri chiaramente rovinati dai loro anni, alcune ragnatele pendevano dal soffitto e la polvere si era impadronita dei vecchi mobili in legno rimasti.

Sicuramente doveva essere stato anche il rifugio di qualche senzatetto, ho pensato osservando dei piatti sporchi lasciati con noncuranza nel pavimento.

Eppure non so perché ma tutto ciò mi lasciava a bocca aperta.

Era buio lì dentro perché la luce del sole faticava ad entrare attraverso gli scuri semichiusi, ma nell'oscurità vedevo i suoi occhi azzurri di fronte a me.

Conoscevo il suo passato, le cose orribili a cui aveva dovuto assistere, le vite che aveva salvato e la sua capacità di sentire, vedere e percepire, che in quel momento era estremamente femminile e sexy nella sua personalità.

Mi sono fatta strada fra un insieme di macerie o qualcosa di simile, e ho spinto il balcone aprendolo completamente. Accecata dal sole mi sono guardata intorno.

Era enorme, era misteriosa, era piena di un passato che non ci era consentito conoscere, e se non mi avessero detto che era infestata l'avrei comunque creduto. Brulicava dei fantasmi peggiori. I ricordi di qualcuno.

Con un mezzo sorriso stampato sulle labbra mi sono inginocchiata e ho posizionato la mia macchina fotografica iniziando una serie di scatti. Era incredibile come anche solo una sedia, lasciata lì con noncuranza, diventasse arte passando attraverso il mio obiettivo.

"Ha qualcosa di affascinante, non è vero?".

Spostando la macchina dal viso ho alzato gli occhi.

"Assolutamente". "E Lei cosa mi dice signora Warren? Avverte qualcosa?".

Ha scosso appena la testa abbozzando un sorriso.

"Avverto ne più ne meno di quello che avverti tu".

Nello stesso momento la nostra attenzione si è spostata verso uno dei ragazzi del gruppo che ci illustrava la meraviglia degli ultravioletti.

Non li ho guardati. Ho preferito la visuale del suo lato B davanti a me, attraverso il vestito blu che indossava.

Le ero ad un centimetro dall'orecchio quando ho sussurrato: "Sa cos'avverto io?".

Ha sobbalzato voltandosi nella mia direzione.

"Mm?".

"Avverto l'oscurità. Che non è malvagia come Lei crede. E' rassicurante, accomodante e talvolta promiscua".

Inarcando appena una delle sue sopracciglia chiare, ha chiesto: "Promiscua?".

"Se ne approfitta di tutti noi indistintamente, ci avvolge e ci nasconde senza fare differenze. Nell'oscurità possiamo essere ciò che vogliamo".

Mi ha fissata per qualche istante, poi mi ha sorriso appena e si è voltata verso il marito.

Nelle due ore successive, mentre aspettavamo che il sole tramontasse, mi sono limitata a fare il mio lavoro scattando foto di svariati angoli della casa.

Sono rimasta incantata dalla visuale del giardino dalle camere al piano superiore, non avrei mai pensato che tanto spazio potesse venir sprecato in quel modo.

E' stato solo verso le 21 che finalmente ci siamo ritrovati nel buio più totale, illuminavamo la casa con torce e candele che rendevano l'atmosfera tanto misteriosa quanto unica.

Non c'era il bagno naturalmente e gli uomini si erano arrangiati in giardino, io invece ero stata costretta ad imitarli sperando di passare inosservata.

La signora Warren no, lei non era una di quelle che si accucciavano dietro ad un cespuglio, lei era una di quelle che trattenevano fino al limite pur di mantenere la propria dignità.

Tuttavia, la quantità di caffè che bevevamo nel corso delle ore, non le doveva essere stata d'aiuto, perché alle 22 potevo vedere il suo profilo serio e preoccupato, illuminato solo dalla debole luce della candela.

Non ho avuto il tempo di pensarci troppo su, degli scricchiolii al piano superiore hanno attirato l'attenzione di tutti noi.

Ci siamo spostati con cautela, mentre Ed Warren ci faceva strada, fino ad arrivare ad una delle camere.

"Lorraine?" si è voltato verso la moglie conoscendo le sue capacità sensitive, e guardandola ho notato che aveva gli occhi chiusi nel tentativo di captare qualcosa.

Ha scosso la testa e solo io ho tenuto gli occhi puntati su di lei, quanto bastava per vedere l'agonia nel suo sguardo.

Mrs Warren aveva un problema, ma non aveva nulla a che vedere col paranormale.

Siamo tornati al piano di sotto e, mentre scendevamo le scale, ho colto l'occasione per avvicinarmi un po' a lei chiedendo: "E' tutto a posto?".

Forse per disperazione, o forse per complicità femminile, ha risposto: "Sì...ho solo bisogno di andare in bagno".

"Un'impresa impossibile qui", ho scherzando sperando di sdrammatizzare. "Siamo stati tutti costretti a ripiegare nel giardino, anche se mi rendo conto che non sia un granché come soluzione".

"Tu sei giovane", ha detto ridendo.

"Per carità! Lei cosa pensa di essere?".

Avrà avuto al massimo quarantacinque anni. D'accordo, non erano i miei ventiquattro, ma non poteva farmi un discorso simile.

Appena abbiamo smesso di sorridere mi ha sussurrato: "Non dire niente a Ed per favore, pensa che sia stupida a non fare come tutti gli altri. Ma il fatto è che mi imbarazza".

"Certo, non si preoccupi. Solo che...".

"Che?".

"No voglio dire, la notte è ancora lunga".

"E io sono grande abbastanza per poter resistere".

Le ho fatto un sorriso di traverso mentre rispondevo: "Come preferisce signora Warren. Caffè?".

Il castano dei miei occhi si è scontrato con l'azzurro dei suoi, e sono sicura, con tutta me stessa, che doveva aver percepito la malizia nel mio tono.

CONTINUA...

MRS WARREN - LA DEMONOLOGAWhere stories live. Discover now