Capitolo 30 (seconda parte)

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Lo avevo deciso da quando avevo intravisto quel frustino mentre Lauren era stata come posseduta nel suo vortice di arte che non arricchiva ma che impoveriva, che non curava ma che mutilava e che, nella fattispecie di quelle ore critiche, pesanti come macigni e dolorose come lame acuminate, ne era stata posseduta per impoverire me come aveva già fatto con tante altre, per mutilare la mia dignità prima integra e intatta, poi affossata e soverchiata, come non aveva mai fatto nessuno prima, come lei non aveva fatto con nessun'altra prima di me.

Tutte quelle donne, tutti quei corpi sessualmente colmi di soddisfazione ma sgonfi di qualsiasi accenno di considerazione, di umanità, di una loro anima, erano stati ben felici di abbassarsi a quel livello, di farsi ritrarre senza un valore come tante prostitute di strada vogliose. Prostitute che si prostituivano in modo diverso pur di ottenere loro stesse la prostituzione di Lauren in cambio, che gli vendevano il loro corpo da incastonare in una tela per ottenere loro il suo di corpo da toccare e con cui godere su un letto o da qualsiasi altra parte, in qualsiasi altro luogo.

Loro si erano volute prostituire, io no. Loro avevano liberamente scelto di vendergli il loro corpo da scarnificare, da privare di ogni oncia di orgoglio, io no.
Io non lo avevo voluto, io non lo avevo scelto, io non lo avrei mai e poi mai voluto e scelto, io ero stata costretta a farlo, io ero stata privata di ogni facoltà motoria e di azione, drogata e imprigionata per essere portata a farla quella miserabile fine. Ma questo non cambiava le cose, non cambiava quello che lei era riuscita a prendersi e a farmi perdere a me, non cambiava quello che, volontariamente o meno, forzatamente o meno, era stato il risultato finale.
L'epilogo fallimentare che ero finita con il subire era stato quello a prescindere, era stato quello indifferentemente da quella che era la mia volontà. Non era esistita la mia volontà, era stata uccisa di una uccisione premeditata tanto quanto lo era stata la mia dignità, aveva cessato di esistere, me l'aveva tolta così come mi aveva tolto anche tutto il resto.
Il mio volere era stato muto, lo era diventato, perché tanto l'unica persona che avrebbe potuto sentirlo aveva deciso deliberatamente di non farlo, di ignorarlo bellamente per potermi fare a pezzi insieme a lui. Volutamente, con insistenza e senza la minima esitazione.

Io non avevo scelto niente di tutto quello, io non ero stata consenziente a offrirgli la mia dignità su un piatto d'argento, io non avevo neanche ottenuto il suo corpo in cambio, la sua prostituzione per quel dolore che, in ogni caso, se non mi avesse strappato via tutti i brandelli di potere decisionale, non avrei accettato di offrirgli neanche se lei avesse acconsentito a diventare il mio giocattolo sessuale per tutte le notti a venire.

Io non ero come le altre, ma lei mi ci aveva comunque fatto sentire durante la massima sopportazione impotente di quel fardello schiacciante.
Anzi, anzi no. Mi aveva fatto sentire addirittura inferiore a quella manica di sgualdrine che gli morivano dietro, lei mi aveva messa su un livello inferiore. Almeno loro avevano avuto il loro tanto agognato orgasmo, io invece non avevo avuto altro che una doppietta di apici sessuali mancati. Una croce sulla croce, una sofferenza fisica su una sofferenza psicologica, una frustrazione aggiuntiva da aggiungere al serbatoio già colmo di eccitazione repressa che mi aveva fatto accumulare. Almeno loro avevano avuto la loro lauta ricompensa prima e, magari, anche dopo. avendo intuito la quantità di stronzzagine e perversione di Lauren non mi avrebbe stupito. Era una quantità quasi pari alla mia e io, se avessi avuto le sue stesse sadiche manie di grandezza e velleità artistiche post coito, ne avrei fatto buon uso anche dopo essermi riempita l'ego con una raffigurazione su misura del piacere che ero stata in grado di dare. Per sentirmi ancora più potente, per sentirmi ancora più piena.

Io raggiungevo le mie manie di grandezza con il sentirmi dominante, sottomettendo da un punto di vista fisico. Lauren raggiungeva le sue dominando e sottomettendo da un punto di vista mentale, prettamente emotivo. Io avevo i miei schiaffi e le mie sculacciate prevaricanti, a pieno palmo aperto, lei aveva i suoi machiavellici processi mentali da riprogrammatrice psico emotiva con cui plagiarti a suo piacimento. Era una caratteristica, la sua, che tendenzialmente potevo vantare di possedere anche io, che aveva sempre avuto la sua debita efficacia in passato prima di doverla far scontrare con una vera intenditrice del settore come si era dimostrata essere Lauren. Con gli altri aveva sempre funzionato, ero sempre riuscita a metterla in pratica, ma con lei no, con lei pareva aver perso tutto il suo valore e tutto il potenziale che avevo da sempre creduto di potergli attribuire.
E, a parti inverse, come rovescio della medaglia, si poteva dire esattamente la stessa cosa del suo lato dominante che, se messo diametralmente a confronto con il mio, andava a perdere il suo potenziale su tutta la linea, andava a diventare un istinto di sottomissione in piena regola, il suo totale opposto.

Turbid Obsession (Camren)Where stories live. Discover now