Parte 2

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Londra, 20 Febbraio 1767.

Svoltò a sinistra ed entrò nel pub, posto proprio all'angolo tra le due strade. Un lembo della cappa urtò contro una delle colonne poste all'ingresso del locale; il contatto fece zampillare alcune gocce d'acqua, testimoni della pioggia caduta fino a poco prima, presenti sia sul mantello dell'uomo, sia sulle colonne del Ten Bells. Una volta entrato, non ci volle molto per scorgere la persona che lo aspettava, uno dei soli tre commensali in quel momento presenti. Raggiunto il tavolo i due uomini si salutarono con un semplice cenno del capo, il tempo che rimaneva era poco, e non c'era posto per i convenevoli; l'uomo appena entrato si mise a sedere. <<Hai saputo qualcosa di più preciso?>>, gli disse l'anziano che era al tavolo in attesa del suo arrivo. <<Si è imbarcato, ieri notte, con dei marinai reclutati in questi giorni, non sono riuscito a capire dove sbarcherà ma la meta finale del viaggio sarà l'Austria. Sai perché voglia arrivare fin lì?>> <<No, ma farò in modo di capirlo al più presto. Nel frattempo pensi di potermi rimediare un'imbarcazione, con equipaggio e viveri in pochi giorni?>> <<Certo>> <<Perfetto, domani sera ci rivedremo sempre qui>>, così dicendo, il vecchio dal cappello a tricorno si alzò, <<Conrad...>>, disse per accomiatarsi, e rivolse all'interlocutore lo stesso cenno del capo che i due si erano scambiati poco prima, Conrad Pollet non fece in tempo a contraccambiare il saluto che già il l'anziano aveva raggiunto la porta con passi svelti e lunghi.

Sei mesi prima, Aodhàn, di ritorno in città dopo tempo immemore, aveva trovato una Londra molto diversa dall'ultima volta che l'aveva vista. Come gran parte del resto del mondo, boschi e foreste lasciavano il passo a palazzi e botteghe, difficile reperire selvaggina viva senza doversi allontanare chilometri dal proprio alloggio, come faceva tempo addietro, quando poteva servirsi di lepri appena uccise e usare le loro interiora per conoscere "ciò che ancora non era stato". In quei suoi ultimi giorni nella precedente esperienza a Londra, oltre 1500 anni prima, aveva potuto "vedere" in anticipo, durante uno dei suoi stati di trance, ciò che da Roma si stava per riversare nelle terre d'Albione: vide le legioni marciare, uccidere, stuprare. Dopo che Aodhàn ebbe messo in guardia le tribù locali, però, ebbe a che fare con l'invidia e l'acrimonia di Veltos, un importante druido della comunità, rancoroso verso di lui per possedere poteri magici e divinatori maggiori dei suoi, peraltro innati; in più, decenni prima, di fronte alla richiesta di questo di entrare a far parte della casta druidica, il vecchio Aodhàn si rifiutò, attirandosi ancor di più l'odio e la voglia di rivalsa di Veltos, sia per l'affronto arrecatogli con il suo rifiuto, sia perché il druido sperava che un rapporto assiduo con Aodhàn gli avrebbe permesso di carpirne le conoscenze, mentre questo passava gran parte del suo tempo in solitudine a contemplare la natura. Anni dopo aver ricevuto questo smacco, Veltos, per vendicarsi, approfittò della previsione di Aodhàn, convincendo la popolazione che quella del "Figlio della roccia" non fosse solo una predizione, ma che egli stesso stava, tramite poteri psichici, "chiamando" i romani ad invadere le terre britanniche, per poi, tramite le stesse tecniche psicotrope, essere riconosciuto come capo dagli invasori e regnare su loro e sul popolo indigeno. A quel punto, Aodhàn, non essendo stato in grado di smascherare le menzogne di Veltos, fu costretto a fuggire in Finlandia per evitare di venire giustiziato con l'accusa di tradimento. Nel corso dei secoli le conoscenze occultistiche di Veltos crebbero, e con esse le sue capacità soprannaturali, così, nel XIV secolo, volle mettere alla prova i suoi poteri; il suo sadismo e la sua cieca bramosia d'onnipotenza mieterono decine di milioni di morti, in Europa, Asia, Vicino Oriente ed Africa, dopo aver fatto prorompere la peste nera, descritta dalle ignare storiografia e scienza ufficiali come una colossale epidemia dovuta a fattori igienico-sanitari. Aodhàn, in quel periodo di stanza in Egitto, inorridito di fronte ad una tale ondata di morte, decise di "vedere" da dove tutto ciò avesse preso le mosse, e, tramite una trance successiva all'osservazione del fumo scaturito da semi di papavero bruciati, appurò che era Veltos, che credeva morto ormai da secoli, a dirigere quell'orrenda ecatombe. Resosi conto del pericolo che questo individuo oscuro rappresentasse per l'intera umanità, creò una fitta rete di "sorveglianti" sparsi per il mondo, uomini e donne dalla coscienza limpida appartenenti a famiglie nelle quali da lì in poi, di generazione in generazione, venne mantenuto il rapporto di collaborazione con l'ancestrale "Figlio della roccia" e l'impegno per ragguagliarlo circa i movimenti del maligno Veltos; non altro chiedeva Aodhàn, a conoscenza dei poteri accresciuti del druido e conscio del fatto che ormai difficilmente una persona comune, seppur dotata del più ardito degli animi e delle più potenti armi, avrebbe potuto tenergli testa. Ora, uno dei suoi "occhi e orecchie" locali, Conrad, lo informava, tramite una lettera, che Veltos aveva comprato un'imbarcazione, e si preparava salpare da Londra ben 80 dopo il suo ritorno, durante i quali non si era mai allontanato dalla città, ma il Signor Pollet era riuscito a carpire informazioni circa la meta del druido solo la sera stessa della sua partenza, il giorno prima dell'incontro fissato con Aodhàn al Ten Bells.

Di ritorno dal pub, Aodhàn percorse a passo svelto gli ultimi metri che lo separavano dal suo alloggio, e non appena richiusa la porta dell'appartamento si diresse verso la finestra, spalancandola. Già mentre si trovava in strada erano cadute alcune gocce di pioggia, così si era affrettato a rincasare, non solo per evitare di inzupparsi i vestiti, ma soprattutto per poter osservare il cielo senza l'ingombro dell'acqua sugli occhi. Doveva osservare attentamente i fulmini. La pioggia iniziò ad intensificarsi, e non tardarono a scendere sulla Terra saette simili a quella che millenni prima lo aveva generato dalla roccia. Dopo qualche minuto la leggera pioggia divenne un furibondo temporale, ed i fulmini presero a cadere numerosi e ravvicinati. Aodhàn dovette girare la testa a destra e sinistra freneticamente, tanto poco era il tempo che intercorreva tra un scarica elettrica e l'altra. Le osservava ad occhi sgranati, come per introiettarne l'essenza, finchè le pupille si ribaltarono, mostrando il bianco sottostante, e la trance ebbe inizio. Fu più lunga e travagliata delle altre, e ciò, misto a quello che vide, lo lasciò senza forze.

Il mattino dopo si risvegliò sul pavimento del piccolo appartamento in legno, di fronte a lui la finestra aperta. Si alzò dal pavimento e guardò fuori, il cielo terso. Si sedette al tavolo al centro della stanza, ancora sconvolto.

Come aveva potuto essere stato così ingenuo. Nonostante il genocidio causato tramite la peste si era limitato a farsi ragguagliare su eventuali spostamenti sospetti di Veltos, quando era evidente che fosse un individuo da eliminare senza indugio. Solo ora si rendeva conto che quel precedente non era stato altro che una prova generale in attesa di ultimare l'accrescimento dei suoi poteri. Non sapeva come poteva aver raggiunto simili livelli, e ancor meno riusciva a spiegarsi il segreto della sua longevità, d'altra parte Veltos era un comune mortale, non come lui, nato da un fulmine ed una roccia ed immune allo scorrere del tempo, alle malattie, ad una morte naturale. Ma tutto ciò ora non importava, aveva "visto" quale insensato piano assassino di lì a poche settimane Veltos avesse intenzione di portare a termine, e sperava che Conrad Pollet fosse rapido nell'approntare il necessario per la partenza il più velocemente possibile.

Quella sera al Tell Bells non riferì quanto "visto"durante la trance del giorno prima, in fin dei conti lui era l'unico che potevafronteggiare Veltos con qualche speranza di ucciderlo, quindi considerò inutileterrorizzare Pollet raccontandogli del piano apocalittico del druido. Solo luipoteva e doveva portare il fardello delle immagini agghiaccianti apparsegligrazie alla divinazione dei fulmini, senza essere travolto dalla paura oimpazzire. Lenotizie che Pollet portò furono rassicuranti; già la sera successiva aquell'incontro Aodhàn sarebbe potuto partire con un'imbarcazione con duemarinai al seguito e le poche provviste indispensabili per affrontare la brevenavigazione fino al miglior punto in cui sbarcare che i due esperti del mareritenessero ci fosse in Belgio. Giunti lì, il compito dei due marinai sarebbefinito e avrebbero fatto ritorno in Inghilterra quando pareva loro, mentreAodhàn avrebbe proseguito il suo viaggio. Non più di questo furiferito circa quella spedizione a Conrad Pollet, e altrettanto sarebbe statocomunicato ai marinai.

Il figlio della rocciaWhere stories live. Discover now