CAP. 3

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Barcagno, stessa sera ore 21.00

Una alla volta attraversano la porta

"Devo nasconderla, devo nasconderla, devo nasconderla..."

Ehylionor, madre della piccola Lilì, aveva pronunciato quel monito a se stessa tutto il giorno, all'infinito, cantilenando assorta, quasi in preghiera, fino a quando aveva sentito i colpi alla porta e tutto era drasticamente precipitato.

Liliabeth già dormiva, aveva giocato molte ore correndo allegra su e giù per la scala poi, esausta, era crollata ancor prima dell'ora di cena.

L'atmosfera melmosa, che permeava la dimora del Rabbino Albert Stock dalla sera precedente, aveva reso il pavimento e i mobili appiccicosi, forse anche a causa dell'umidità formatasi dentro le stanze dopo la pioggia poiché le finestre non venivano aperte da giorni. Muoversi con la necessaria velocità sembrava impossibile e ogni volta che la mano si poggiava, incerta, sopra un oggetto vi rimaneva a lungo: vuoi per l'esigenza di valutare se lo stesso potesse servire nella fuga, vuoi per imprimerne la sagoma dentro la carne, nel puerile tentativo di mantenerne un ricordo il più durevole possibile.

Per tutta la giornata la piccola Liliabeth, così come Audulstero e Rebecca, i suoi due cugini più grandi, era stata scacciata, più o meno con dolcezza, da chiunque avesse incontrato sulla sua strada.

Al tempo stesso, però, con la banale scusa della pioggia, ai bambini non era stato consentito di uscire a giocare e i tre, cominciando ad annoiarsi, avevano dato vita a dinamiche di finta lotta lungo le scale.

La notte precedente la casa si era riempita di persone. Liliabeth aveva pensato ad una festa. Suo zio e suo padre avevano consegnato nelle mani degli ospiti piccoli fardelli di stoffa contenenti alcuni dischetti metallici, o così almeno le era parso poiché le era stato proibito di avvicinarsi.

Più di una volta i tre bambini, nascondendosi qua e là, avevano cercato di comprendere i discorsi che venivano sussurrati e tentato di sbirciare dentro a quei fazzoletti che, insieme a quel trambusto condotto dai grandi, ricordavano loro i preparativi della festa di Channukah.

La "festa del dominio della luce sull'oscurità" piaceva molto ai bambini ma Audulstero, il più grandicello, era stato tutta la sera perplesso: fino ad allora, infatti, gli era sembrato di essere certo che la festa iniziasse al tramonto del 24 di kislev (dicembre) con la Erev Channukah «ma non è possibile, è solo settembre!» aveva detto, perciò, tutta la sera alle bambine entusiaste.

«E poi, non hanno distribuito ai bambini le monetine da mettere domani nella tzedakah per compiere la mitzvah perciò, sicuramente, non è la festa di Channukah» aveva insisto Audulstero, ormai spossato dalla ottusa allegria di Liliabeth e Rebecca.

«Ti sbagli», aveva insistito Rebecca, tirandosi appresso Liliabeth come una bambola di pezza, «forse nei fazzoletti ci sono proprio le monetine per noi». A quel punto Audulstero, stizzito dalle solite ignare deduzioni di Rebecca, da lui soprannominata "Cassandra", per evitare di fare ancora a botte con sua sorella aveva lasciato il gradino della scala sulla quale era appollaiato, rifugiandosi livido nella propria camera.

Il mattino seguente tutto taceva. Ehylionor e sua cognata, chiuse nella stanza del cucito, ricoprivano con maestria le monete con dischetti di stoffa nera. La leggera arricciatura della pezza, che veniva a formarsi nella parte sottostante tirando il filo, era stata inserita leggermente dentro al foro centrale, quadrato, del quale le monete erano fornite.

360 CASH (Jader, Jude, Jovan)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora