Sarebbe bastato così poco

33 2 0
                                    

A volte ciò che pensiamo non è spesso ciò che vorremmo davvero. Ciò che viene formulato nelle nostre manipolabili menti è frutto di desideri che non ci appartengono, desideri che qualcuno ha costruito per noi, sogni fatti di puro egoismo ed invidia, costituiti da una materia priva di luce e di speranza. Quando tutto ciò si impossessa di te, non puoi più uscirne. È come se questi desideri prendessero il tuo animo, lo rinchiudessero in un angolo e continuassero a riempirlo di finte utopie, pur di non permettergli di agire con la propria testa, con la propria volontà. E ad un certo punto il tuo animo si rassegna, investito di tutto quel male, incapace di muoversi.

Non so come, non so nemmeno bene perché, ma durante la mia vita mi ci sono ritrovata spesso. Solo che quelle finte utopie ero io stessa a darmele. Riempivo i miei pensieri di speranze e sogni, quando sapevo in realtà benissimo che non c'era una via di fuga, che come un topo in trappola avrei continuato a sognare un giorno di liberarmi, per allontanare il nefasto pensiero che un giorno quella trappola potesse essere la mia fine.

Eppure, adesso, quella fine sembra tanto vicina. Perché non lo è stata subito, dunque? Perché ci è voluto così tanto per rendermi conto che in realtà la libertà è accettare il proprio stato mentale e fisico? Perché avevo paura, perché ho paura. Ho sempre saputo qual era la vera strada della libertà: la fine di tutto. Sarebbe stato facile percorrerla, ma purtroppo non ho avuto il coraggio, il coraggio di fare quel passo che mi avrebbe cambiata per sempre. Tuttavia, ero sempre ad un passo dall'imboccare quella strada. Ma ho sempre avuto paura delle conseguenze, io, sempre a pensare e pensare ad un dopo, ad un perché, ad un come. Certe cose andrebbero fatte e basta. Ne avevo un disperato bisogno e lo sento ancora, ne ho bisogno, ancora. Tutte quelle utopie, tutte quelle notti passare a guardare un soffitto nero e spento, immaginandoci un cielo pieno di stelle, tutte quelle notti in cui ho pianto in silenzio, tutte quelle notti in cui distrutta appoggiavo la testa pesante come un macigno su quel cuscino sporco di lacrime amare, tutte quelle notti senza vita che cercavo di riempire con tutte quelle finte speranze, tutti quei finti sorrisi, tutti quei "andrà bene, vedrai" che alla fine erano solo nella mia fantasia. Tutte queste cose mi hanno uccisa. Lentamente, come un veleno ideato dal più crudele delle menti; lentamente, come il corso inesorabile di una piccola goccia su un vetro, destinata prima o poi a cadere o a svanire.

Mi sono resa conto che ciò che mi stava uccidendo non era tutto quell'odio, non era tutto il male che ogni volta si infrangeva contro di me come la più alta e fragorosa delle onde, non erano i sorrisi finti della gente, non erano i sussurri alle mie spalle. Ero io. Ero io, che cercavo di dondolarmi tra la luce inesistente di quelle finte stelle che credevo di vedere ogni notte, tra quelle speranze costruite da chi realmente non sapeva come aiutarmi, troppo egoista per lasciarmi andare, forse troppo buono per capire la realtà delle cose.

Ero io, ero stata io a iniettarmi quelle dosi di veleno letale, sempre e sempre di più, non bastavano, così ne aggiungevo sempre una piccola dose. Tra le lacrime ridevo distrutta, sorridevo guardando quelle stelle e continuavo a ripetermi che sarebbe andato tutto bene prima o poi, perché doveva andare bene, no? Doveva. Io non ho mai avuto il coraggio di cambiare la mia vita.

Eppure, sarebbe bastato così poco.

Un taglio di troppo,

una pillola in più,

un ultimo passo verso l'asfalto,

il coraggio di alzare il ginocchio, poggiare il piede sulla ringhiera ed un ultimo slancio,

sarebbe bastato così poco.

You've reached the end of published parts.

⏰ Last updated: Jul 02, 2018 ⏰

Add this story to your Library to get notified about new parts!

Roberta's Troubled MindWhere stories live. Discover now