Annuii, asciugandomi le poche lacrime, che erano cadute. "C'è niente che io possa fare per velocizzare il processo?"

Lori ci pensò su per un momento ma poi scosse lentamente il capo. "Forse sì, ma solo se succede qualcosa di scioccante, qualcosa di intenso. Però le possibilità che questo accada sono molto scarse. La cosa migliore che tu possa fare è parlargli, giocare a giochi da tavolo, qualsiasi cosa in grado di stimolargli l'attività celebrale."

Annuii con riluttanza, incapace di accettare questa situazione. Voglio dire, sapevo che si sarebbe ripreso, ma mi spaventava il pensiero di dover passare molti giorni senza l'Harry al quale io mi ero abituata.

Perché la Signora Hellman doveva essere così stronza? Era tutta colpa sua. Sapeva che suo figlio meritava di essere punito; ma alla fine, era sempre Harry a dover pagare le conseguenze delle azioni di James. Voleva farlo sembrare pazzo e fare qualsiasi cosa per distruggerci. E tutto questo era esasperante. Avrei voluto urlare, singhiozzare, piangere ed urlare ancora. Ma non c'era tempo per urlare o per piangere, e non avevo nemmeno le forze per farlo.

Ma ci avrei provato, avrei cercato di essere forte, perché non avrei lasciato che la Signora Hellman vincesse un'altra volta.

"Posso tornare nella mia cella, ora?" Chiesi a Lori. Non aveva alcun senso rimanere nel suo ufficio, e mi sentivo perfettamente in forma. Beh, fisicamente.

"Sì, chiamo la tua guardia per farti venire a prendere e poi puoi andare," mi disse, aggiungendo un piccolo sorriso alla fine.

"Grazie, Lori."

"Prego, tesoro," disse. Ma c'era uno strano silenzio che persisteva al posto di una conversazione, come se ci fossero più parole da dire. Io non avevo nient'altro da aggiungere, a differenza di Lori, che sembrava sul punto di dire qualcosa.

"Mi dispiace," disse alla fine. "Per tutto questo. Non dovresti stare qui."

"Va tutto bene," la riassicurai. "Non è colpa tua."

Lei annuì, e poi i suoi occhi dolci guardarono dentro i miei. "Se c'è qualcosa che io possa fare, fammelo sapere. Qualsiasi cosa. Non appartieni a questo posto e so che sono soltanto una donna anziana, ma farò del mio meglio per aiutarti."

"Grazie tante," sorrisi, appuntando le sue parole nella mia mente. Avevamo Kelsey, avevamo Lori, e stavamo accumulando pian piano la fiducia dei pazienti. Non era molto, ma pregai che una volta che Harry si fosse sentito meglio, sarebbe stato almeno sufficiente. Magari in questo modo saremmo stati in grado di scappare dal Wickendale. Qualcosa sarebbe andato a nostro favore. . .prima o poi.

O almeno ci speravo.

HARRY'S POV.

Nella mia mente c'era disordine, tanto disordine. I miei pensieri erano sfocati e confusi. Mi sentivo come quando ci togliamo, dopo tanto tempo, degli occhiali da sole, avete presente? Quando i nostri occhi devono adattarsi alla realtà per far sì che la nostra vista ritorni limpida.

Ma nel mio caso le cose non ritornavano affatto alla normalità.

Questo era tutto ciò che provai stamattina, quando mi ero svegliato; questo stato nebbioso di incertezza. Mi sentivo annegare in un mare di pensieri incompiuti e di sentimenti vuoti. E avevo cercato di collegare i puntini per individuare una possibile via d'uscita. Ma è difficile trovare una via d'uscita in un labirinto, quando non sai in quale labirinto ti trovi.

Era strano e quasi soffocante, la sensazione di dover provare a ricordare qualcosa che non era esattamente nella mia mente. Sapevo di dover ricordare, la mia mente sarebbe dovuta essere più chiara di così. Ma non lo era; tutto sembrava torbido. Mi era successo qualcosa. Sapevo soltanto che c'era qualcosa che non andasse con i miei pensieri o con i miei ricordi, o con entrambi, e sapevo che non c'era nulla che io avessi potuto fare. Ma mi lasciai cullare da una specie di conforto, poiché in qualche modo sapevo che si trattasse solo di una cosa momentanea.

Psychotic [h.s.] (Italian translation) *EDITING*Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora