Strangers

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Secondo giorno.

Quando Luigi venne risvegliato da Grillo, vi era nuovamente il sole ad accoglierlo. Ma neanche i primi momenti dopo il riposo lo sollevarono dalla drammatica situazione in cui si trovava e in cui ora era stato riportato, in quanto i suoi sogni ne sembravano ormai marchiati. Si rese conto solo allora che non sarebbe mai stato più la stessa persona che era prima di entrare lì. "Dobbiamo muoverci. Non è una buona idea restare nello stesso punto troppo a lungo" disse, tirandosi su. L'altro non rispose, e si mise direttamente in marcia, costringendo il ragazzo a corrergli dietro ancora confuso dal sonno.

Erano passati circa quindici minuti, quando dei rumori di passi li colsero di sorpresa.
"Da dove provengono?"
Luigi provò ad azzittirlo, per trovare effettivamente una risposta, ma non era esattamente un tipo di approccio condiviso dal suo compagno.
"VENITE FUORI BASTARDI!" urlò con tutto il fiato che aveva in gola, brandendo il machete con una inesistente maestria.

Un improvviso mormorio alla loro sinistra, dietro i numerosi cespugli, richiamò la loro attenzione. Ne emersero due figure, entrambe disarmate, con le mani avanti in segno di arresa. "Non vogliamo attaccarvi" Disse quello più alto, con una folta barbetta e un'espressione seria sul volto.

"Ah no? Ci stavate tendendo un'imboscata!" Diede una pacca al compagno, per sollecitarlo ad attaccarli.
Tuttavia Luigi abbassò il machete, scuotendo la testa. "Non sono neanche armati"
"No, non lo siamo" Confermò il più basso, mandando avanti l'altro, come scudo. "Vogliamo allearci. Avete bisogno di alleati. Come pensate di vincere questo gioco?"

Il giovane ragazzo fece una smorfia all'udire quest'ultima parola, ancora incredulo all'idea che qualcuno potesse definire quella carneficina in un tal modo. Era un gioco, forse, il sangue che si trovava sulla sua guancia?

I due lo fissavano, spaventati da quella macchia. Ma lui era completamente ignaro dell'aria spaventosa che aveva in quel momento, brandendo un'arma e sporco di sangue altrui. Sorrise -peggiorando la situazione, tra l'altro-, avvicinandosi agli sconosciuti.

"Sì, avete ragione. Alleati. Sono Luigi Di Maio, lui è Beppe Grillo. Siamo del primo distretto" Il compagno, tuttavia, non sembrava entusiasta all'idea di formare un gruppo. Tutt'altro.
"Io sono Silvio Berlusconi, e questo è-"
Non riuscì a finire la frase, in quanto Grillo troncò il giro di presentazioni, e si pose dinanzi a Luigi. "Alleati?! Non se ne parla. Pensi di poterti fidare di questi? Hai visto che faccia ha quello?" Indicò l'uomo che aveva appena parlato, il quale sorrise, tentando di instillare fiducia. "Mi sorprende che riesca ancora a muoverla! Sono disarmati. Dobbiamo farli fuori, forse hanno cibo addosso, qualcosa!" Entrambi scossero la testa, ma Beppe non li guardò nemmeno. Forse fu meglio così, perché le loro espressioni facevano costantemente pensare che avessero qualcosa da nascondere.

Luigi restava fermo sulla sua posizione. "Come pensi di vincere se diamo contro a tutti? Alleati, Beppe, alleati, dobbiamo averli"

Non si trattava più solo di prendere o meno quei due nel gruppo. Chiunque avrebbe vinto quella discussione sarebbe stato visto come leader indiscusso -secondo la chioma bianca, quantomeno-.

"Dammi il machete, ragazzino"
"Se solo riflettessi un attimo..."
"Dammi il machete o te lo strappo dalle mani"
"Non puoi ucciderli!"
"Dovranno morire comunque prima o poi, non ci arrivi?"

Il giovane guardò l'uomo più alto, che lo osservava con un certo stupore, dovuto a tutto quell'accanimento pur di salvarli. Non ci doveva essere abituato. O forse, nella sua posizione, non avrebbe fatto lo stesso.

"Ma intanto possiamo arrivare lontano insieme. Ci sono molti altri tributi e-" Non concluse il discorso che Grillo gli si avventò contro, lottando per sfilargli l'arma dalle mani, mentre lui lo spingeva lontano con l'altro braccio.

"Chi ti credi di essere?!" Gli urlava contro, con tutto il fiato che aveva in gola. "Il capo?!" I suoi occhi erano intrisi di un'intensa rabbia, che era evidentemente anche causata dalla perdita di Di Battista.

Berlusconi e il compagno approfittarono della disattenzione del riccio per afferrarlo l'uno e l'altro per le braccia, trascinandolo lontano dal ragazzo. Non era semplice tenerlo fermo, in quanto continuava a dimenarsi e a sbraitare, cosicché dovettero chiedere a Luigi di fare quanto più temeva. "Mayo, devi ucciderlo, ora"
"No- no, si deve solo calmare-"
"Attirerà altra gente! Ci sentiranno! Ci potrebbe uccidere nel sonno- devi farlo fuori" Continuò Silvio, con un'espressione spaventata.
"O uccidere noi"

Luigi si volse di nuovo verso lo sconosciuto, che nonostante tutto manteneva una certa tranquillità nella profonda voce. Deglutì, avvicinandosi al vecchio "amico".
"Ti fidi davvero più di loro che di me?!" Urlò, ancora tentando invano di scappare.
"Non capisci cosa serve per vincere... è solo questo" Ma non era solo quello. "Io voglio sopravvivere" Senza ulteriore esitazione, alzò il machete, per poi colpire numerose volte il cranio del compagno, mentre altro sangue si aggiungeva a quello già presente sulla sua guancia, ora su tutto il corpo, tra le labbra, che lo assaporavano colpevolmente.

"A qualsiasi costo"

Hunger Games AU || (Salvimaio)Where stories live. Discover now