carne

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Tuona, lamento sordo del suo spirito, il perverso desiderio morboso di saziare la ripugnante fame terrena.
Brama il peccato, aspira feroce alla corruzione della mente.
Oltraggia e possiede la carne, misera e squallida, del corpo godente.

Tremanti di piacere, le anime putride si lasciano plasmare e corrompere dall'efferato e brutale atto carnale, inebriate dalla bruciante sensazione di essere beate in una scellerata condanna da loro stesse obbligata.

L'anima sublime di Demian precipita negli abissi della depravazione. La metamorfosi retrocede, un comune sporco barbaro è ciò che diventa nella cieca rincorsa di un piacere insoddisfacente ma di cui sente comunque il bisogno primordiale, che trascende la ragione e lo stesso spirito.

Estasiato, Demian continua senza remore l'amplesso, offendendo l'amante sotto di lui, trascinandolo di fronte all'abisso. Lo percepisce, ne avverte le vibrazioni: il limite, il
punto di rottura é così vicino da essere quasi tangibile.

Disprezzo e Desiderio danzano al chiaro di luna; sfacciati ghignano, si beffano di lui, ingannano la sua mente. Fautori della putrefazione di idoli e ideali. Assassini di volontà.

Il sublime non è mai stato così lontano.

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