La fu compagnia errante di Latcaimies

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La fu compagnia errante di Latcaimies

Tom aprì leggermente gli occhi, lacrimavano ancora per essere stati così vicini al fuoco, la puzza di bruciato e sangue aleggiava nell'aria, attaccata ai suoi vestiti e alle sue narici. Sentì una voce roca e provò a concentrarsi su cosa stava dicendo.

«Vecchio, sei sicuro che questo ragazzino gracile e malconcio sia la chiave per sconfiggere l'Oscuro»

«Nari, fidati delle mie parole e delle mie letture, il ragazzo ci salverà tutti».

L'uomo aveva una voce bassa e morbida, Tom pensò che non fosse di certo quella di una persona anziana, nonostante fosse chiamato Vecchio.

«Eis hiec'cov Choci Tinspe diev onsgi» disse quella che doveva chiamarsi Nari, parlava Istio, l'antica lingua della regione dell'Ist'i, Tom non la conosceva, ma d'altronde parlava solo La Lingua, unica forma di comunicazione comune a tutto NoDm'o.

Lentamente il ragazzo cominciò a prendere coscienza di dove si trovava, innanzitutto era disteso su qualcosa di morbido che si stava muovendo, di questo era certo, un carretto forse. Il dolore alla testa era fortissimo, sentiva una pressione nella zona centrale della fronte che gli rendeva impossibile aprire completamente gli occhi, riusciva a intravvedere soltanto le cime verdi degli alberi e il cielo reso rosso dal tramonto. Tom cercava di focalizzare gli ultimi momenti prima dello svenimento, ma i ricordi erano confusi. Quella mattina si era svegliato come al solito, aveva raggiunto il pollaio prima di colazione per controllare le sue care amiche ovaiole, il suo più grande vanto, aveva poi raccolto il lauto bottino e si era avviato a far colazione.

Il carretto su cui era disteso si fermò.

«Ci accamperemo qui per la notte». Disse quello che Tom aveva soprannominato Il Vecchio «tira giù il ragazzo».

Il corpo di Tom sobbalzò pesantemente quando la donna salì sul carretto, il ragazzo era deciso a non dare segno di vita finché non avesse saputo cosa quelle persone avessero in serbo per lui.

«Secondo me è morto vecchio» disse Nari colpendo leggermente il corpo del giovane con il piede.

«È vivo, e presto si riprenderà donna di poca fede».

Tom si sentì prendere con forza dalla donna che lo caricò sulle sue spalle. Tom non si poteva certo dire un ragazzo possente, era magro certo, ma non un peso piuma; il fatto che quella donna fosse riuscita a prenderlo senza neanche uno sforzo e venisse da Ist'i, gli fece rammentare le leggende che venivano narrate sulle grandi donne guerriere di quella regione, ciò non lo tranquillizzò minimamente, era tristemente risaputo cosa accadeva agli uomini che si imbattevano in loro. Il contatto con Nari fece contorcere lo stomaco del ragazzo, la puzza di sudore mista ad alcool e sangue, era nauseabonda.

Tom restò immobile come un opossum spaventato, sentì la sua schiena essere appoggiata, non proprio delicatamente, contro il tronco di un albero, restò in ascolto senza fare un movimento. Sembrava che i due stessero preparando l'accampamento, sentiva rumore di sacchi che venivano appoggiati a terra e di un falò in preparazione. Tom non sapeva dire quanto tempo ci volle affinché i due finissero, ma piano piano iniziò a percepire il caldo ristoratore del fuoco e odore di stufato. Il fuoco, il suo calore, immagini vaghe e confuse si fecero largo nella mente del ragazzo, urla, la sua casa che bruciava.

«Ragazzo so che sei sveglio, puoi aprire gli occhi», disse il Vecchio.

Tom aveva paura. Provava un grande, raggelante e inglobante terrore, quelle persone probabilmente avevano appiccato fuoco a casa sua, ucciso i suoi compaesani e lo avevano rapito per qualche strano motivo.

«Neddaciaco», disse Nari, forse rivolta a lui.

Tom aprì leggermente gli occhi, fino a creare una fessura, il dolore alla testa ancora fortissimo, era diminuito quel tanto che bastava per poter aprire gli occhi.

Salvare NoDm'oTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon