2. L'annuncio di un matrimonio felice (II)

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I corridoi che poco prima aveva percorso in un battito di ciglia, inebriata dall'euforia di essere a un passo dalla vita che aveva sempre sognato, erano ora un labirinto soffocante che si accartocciava su se stesso di curva in curva. Gli androni bui, sui cui soffitti erano affrescate ridicole scene bucoliche, le sembravano tutti uguali. Possibile che ci volesse così tanto a uscire da quella maledettissima villa?

Quando finalmente si richiuse alle spalle il portone di alluminio rinforzato, Camelie era ancora sotto choc. Intravedeva il futuro su cui aveva fantasticato per anni come riflesso in uno specchio crepato. Il sogno era ancora lì: visibile, eppure irraggiungibile.

Non poteva sposare Kennedy Holsen. Non poteva sposarlo sapendo cosa pensava di lei. Sapendo che l'avrebbe guardata senza rispetto. Che l'avrebbe toccata senza desiderio. Che l'avrebbe umiliata alle spalle.

I gradini della scalinata non erano stati ripuliti dal ghiaccio con la dovuta cura e la ragazza, dimentica di reggersi al corrimano, scivolò sul penultimo, ritrovandosi con la faccia nella neve.

Il gelo improvviso la risvegliò dal torpore in cui le parole cattive di Kennedy l'avevano gettata e Camelie urlò a pieni polmoni, consapevole che la sua voce sarebbe stata assorbita dalla neve.

Dal momento che i suoi genitori erano già a bordo dell'aeromobile e i servitori degli Holsen erano rientrati subito dopo aver - apparentemente - fatto finta di raschiare via il ghiaccio dalla scalinata, Camelie fu costretta a tirarsi su da sola, scrollando la gonna di raso dal nevischio.

Come un automa in riserva di energia si aggrappò alle maniglie del veicolo, un modello trapezoidale di acciaio specchiato. Tremante si lasciò cadere a peso morto sul sedile e premette il pulsante della cintura di sicurezza. Mentre sentiva la stretta familiare delle fasce avvolgerla, Camelie riconobbe in lontananza la voce rassicurante dell'autopilota.

«Edificio N025», Antoine Lambert diede il comando con stizza, nonostante l'AI del sistema di navigazione non avrebbe di certo colto la sfumatura nella sua voce.

Graziella Lambert si agitò sui sedili riscaldati, cercando insistentemente di attirare l'attenzione del marito, troppo impegnato a prendere appunti vocali su una serie di grafici proiettati al centro dell'abitacolo. «Non possiamo fare prima tappa a casa? Devi per forza andare subito a controllare i magazzini?» si decise infine a lamentarsi la donna, sperando che la figlia le desse manforte.

«Cos'è che devi andare a fare di tanto urgente a casa, eh? Riporre i gioielli che indossi perché pesano troppo? O magari fare un pediluvio perché le scarpe sono troppo scomode?»

L'altra incassò il colpo e gli lanciò uno sguardo carico di rancore, sbuffando attraverso il naso aquilino, «Camelie è caduta nella neve ed è completamente bagnata.»

«Sarà asciutta nel giro di una decina di minuti. Sinceramente non capisco come tu possa paragonare la preziosità del mio tempo a quella del tuo - o men che meno di Camelie!» rincarò la dose l'uomo, mentre ordinava al sistema di navigazione di alzare la temperatura all'interno del velivolo.

Graziella iniziò a borbottare tra sé e sé, in uno dei suoi monologhi tutti uguali in cui malediceva la prima volta che non si era opposta alla tirannia del marito.

Dando le spalle ai genitori, Camelie appoggiò la fronte al finestrino. Il suo volto era una maschera di ghiaccio sporco e confusione, e non aveva la forza di subire uno dei petulanti interrogatori di sua madre.

Nella nebbia fredda che ogni notte calava sulla periferia di Nilemouth, Camelie riusciva a scorgere le luci intermittenti dei droni di sicurezza e i neon delle pubblicità personalizzate, irradiate nel cielo in modo da seguire le navicelle in volo lungo l'autostrada aerea che collegava le piantagioni. Intravide i soliti messaggi promozionali diretti a suo padre: aria compressa concimata, coupon per il mercato degli schiavi, seminari di business management. Fortunatamente sua madre era affacciata dal finestrino opposto; la ragazza fu felice di essersi risparmiata le immagini dei reality show che l'altra amava tanto. Ignorò le pubblicità chiaramente dirette a lei: mostre di design, accessori alla moda, saloni di bellezza; e scelse di puntare lo sguardo nella nebbia, semplicemente nella nebbia.

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