Ridente disperazione

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Michele rideva. Rideva perché non riusciva a piangere. Ormai le lacrime erano finite. Si sentiva uno stupido e un debole a piangere, ma non era riuscito a trattenersi.

Come Iris lo aveva guardato, gli era rimasto stampato a fuoco nella mente.
Non una emozione era passata per quelle pozze grigie chiare, come il riflesso del cielo nuvoloso sul mare.
Lei si sarebbe lasciata morire pur di non farsi aiutare da lui.
«Non ha senso cazzo!» urlò lanciando la bottiglia di vodka liscia che aveva appena finito, sul pavimento.
Si ruppe in mille pezzi e le schegge si sparsero ovunque, anche sotto i mobili. Era la seconda volta in poco tempo che finiva ubriaco per colpa di quella ragazza. Sua madre si sarebbe incazzata tantissimo, se solo avesse potuto vedere come si era ridotto.

«Tesoro! Devi pedalare con entrambi i piedi, non solo con uno! Tieniti bene sul manubrio! Oh cielo, Michele stai attento c'è una buca!» urlò Teresa, con l'ansia in gola. Non era una cosa tanto grave se il suo bambino fosse caduto dalla bici, perché stava imparando e prima di sapere andarci bene, bisogna anche cadere, ma lei era una madre molto apprensiva, perché amava suo figlio, come mai avrebbe potuto fare con nessuno.
«Michele! Ti prego vai piano! Dai torna indietro ora! Bravissimo, così!» esclamò lei, sorridendo sollevata al bambino biondo che stava tornando da lei ridendo.
«Come sono andato mamma?» chiese lui, mentre lei gli toglieva il casco, le ginocchiere e le gomitiere. Lo aveva equipaggiato di tutto punto per impedire che si facesse male.
«Benissimo amore mio. Andiamo a casa ora che papà ci aspetta? Mi pare che abbia una sorpresa per te!» disse lei con un sorrisetto sulle labbra, baciando poi il piccolo sulla testolina sudata.
«Siii!!» esclamò lui tutto contento e poi prese la madre per la mano e la invitò a muoversi, perché voleva vedere la sorpresa.

La malattia si era portata via sua madre. Una forma molto rara di leucemia aveva privato Michele, a soli quattordici anni, di sua madre.
Gli rimaneva soltanto suo padre. Ma non lo vedeva mai, perché era sempre stato in giro per affari e perché il ragazzo, compiuti i diciotto anni, si era trasferito nel suo appartamento per non essergli di peso e per cercare la sua indipendenza.

Sicuramente in quel momento, sua madre, vedendolo, gli avrebbe urlato di rimettere tutto in ordine come gli aveva insegnato e di smettere di disperarsi in quel modo. Lei era stata la causa della sua dipendenza dall'alcol. Aveva iniziato a bere tutte le sere, finendo in coma etilico ben due volte, e suo padre si era trovato da solo a cercare di gestirlo mentre dava in escandescenze.

La morte della madre lo aveva devastato e, passati cinque anni, quel dolore era ancora fresco, anche se più gestibile. Capitava spesso che a letto, con la faccia premuta sul cuscino, piangesse perché Teresa gli mancava. Era sempre stata la sua guida e il suo faro, ma quando se n'era andata lui si era trovato senza niente.

Si alzò da terra, dove era seduto e, scavalcando i vetri rotti, andò alla finestra che dava sulla città. Era ubriaco fradicio, ma riusciva a reggersi in piedi... strano.
«Iris, io ti amo!» urlò, non curandosi di niente. Lo fece ancora e ancora, finché non gli venne intimato di smettere da alcuni balconi vicini.
L'alcol lo possedeva, ma si sa che da sbronzi, quello che si dice è più vero.
Infatti era davvero innamorato di lei, ma non lo aveva ancora capito fino a quel momento.

Probabilmente la mattina seguente si sarebbe dimenticato di tutto, ma il sentimento forte al petto che lo attirava a lei nonostante lei lo avesse respinto due volte, quello si che l'avrebbe ricordato.

In quel momento gli squillò il cellulare. Camminando un po' storto, lo raggiunse e lo prese in mano. Rispose senza nemmeno guardare chi fosse.
«Pronto?» chiese, combattendo un giramento di testa.
«Michele? Sei a casa?» chiese la voce dall'altra parte. Era suo padre.
«Sì. Che cazzo vuoi?» sbottò. Un altro sintomo dell'essere ubriaco: la rabbia.
«Sei ubriaco? Santo cielo! Avevi detto di aver superato la tua dipendenza! Cosa...»
«Se mi hai chiamato per rompermi i coglioni, hai scelto il momento sbagliato, papà!» urlò Michele, irritato.
«Brutto figlio di... puttana! Come ti permetti di parlarmi così?!» sbraitò Davide, suo padre.
«Mi permetto, stronzo! E si da il caso che la puttana sia stata tua moglie e sia fottutamente morta, cazzo! Vaffanculo!» urlò ancora, alzando il volume sempre di più.
Gettò poi il telefono per terra, ma per fortuna attutì il tappeto la sua caduta e non si ruppe.

Questa volta le lacrime riaffiorarono a fiumi e lui non riuscì a fermarsi. Suo padre aveva appena dato della puttana a sua madre. Sua madre!
Come si era permesso! Sapendo che lui aveva superato malissimo la morte di Teresa, non avrebbe nemmeno dovuto nominarla, se non per pregare per lei.

Si accasciò sul pavimento, in un angolo, strinse le ginocchia al petto e nascose la testa in mezzo. Odiava piangere, si sentiva un perdente. Ma non sapeva in che altro modo sfogarsi. L'alcol in casa era finito e in ogni caso non aveva nessuna voglia di bere ancora.

Aveva solo bisogno di starsene da solo e piangere. Aveva perso ogni persona che credeva gli volesse bene.
Quindi gli rimaneva solo da sperare che Iris cambiasse idea su di lui.

Però era molto improbabile.

Buon pomeriggio a tutti carissimi! Spero proceda tutto bene nella vostra vita! Io al momento, rileggendo il capitolo mi sono intristita per il povero Michele, ma sto bene, insomma qualche lacrimuccia... ma ci sta! Voi invece? Che ne pensate? Ora sono comparsi due nuovi personaggi, Teresa in primis e Davide, rispettivi madre e padre del biondo. Domanda: qual è la vostra prima impressione, considerando che di loro sapete solo il nome e che la povera Teresa è morta? Scrivetemi nei commenti e non me ne vogliate, oh voi che vi chiamate "Teresa"!

Detto questo ci vediamo sabato con il prossimo capitolo, tenetevi forte perché da qui in poi inizierà una lunga discesa verso la fine del racconto, piena di dettagli da scoprire e cambiamenti da parte di tutti i personaggi!
Vi amo,
Alice❤

Il segreto di IRIS (COMPLETATA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora