Capitolo 6: Il risveglio

57 3 0
                                    

Non riuscivo più a sentire nulla. Non riuscivo più a muovere un singolo muscolo del mio corpo. Avevo gli occhi aperti ed era come se registrassero ciò che avevo davanti. Le profondità dell'oceano, una lieve corrente che sapevo mi stava trascinando sempre più a fondo, e sempre più lontano dalla riva. Sempre più lontano dalla vita. Quella vita cui avevo coraggiosamente rinunciato per un bacio. Ero morto, eppure i miei occhi mandavano strani quanto lontani impulsi al mio cervello che andava lentamente spegnendosi. I fondali dell'oceano pacifico erano di un verde smeraldo. Un colore innaturale. Pensai ai miei genitori, e ripensai ad Andreas. Il ricordo del mio migliore amico risvegliò in me ricordi lontani; momenti indimenticabili passati con lui, momenti di gioia e di pazzia. E mi fece ricordare di mia madre e di mio padre. Sorrisi. Come facevo a saperlo? Semplice. Era la mia anima ad averlo fatto. Quella parte di me non sarebbe mai morta. Buffo, pensai. Amavo il mare ma non avrei mai pensato che il suo fondale sarebbe diventato la mia tomba, ma mi andava bene. Adesso andava tutto bene. Fino a quando i miei occhi immobili e aperti non captarono qualcosa: una strana luce, luminosa e fastidiosa. Allora presi a osservarla con insistenza, nonostante sentii i miei occhi lacrimare. Ma come potevo sentire le lacrime che mi bruciavano gli occhi, se ero morto? Poi qualcosa mi colpì violentemente: qualcosa al centro del petto, faceva male. Un dolore che mi fece sin da subito pensare alla scossa elettrica. Sì, la sensazione era quella. Ma non feci in tempo a formulare questo pensiero, che quel dolore ricomparve; ora più forte di prima. Era come se ci fosse qualcuno che stesse cercando di far battere il mio cuore. Come se stesse cercando di farmi riemergere. È impossibile, mi dissi. Fino a quando non sentii le sue grida. Erano le grida di Selina. Gridava così forte che temetti di perdere l'udito. Gridava così tanto che pensai d'averla accanto, ma non c'era. Era scomparsa nel momento in cui ero morto; sentii altre voci che parlavano ad alta voce. Allora cercai di concentrarmi sulle loro parole.

Dobbiamo salvarlo, avanti ragazzi continuate. Il suo cuore è debole ma ha risposto al segnale. Dobbiamo salvarlo. Avanti William non mollare! Will, se riesci a sentirmi svegliati, apri quegli occhi. Will!

La luce sopra di me si fece sempre più grande e luminosa. Ormai era immensa. E le voci così vicine e nitide. Riuscivo perfettamente a capire ogni singola parola che quella voce mi rivolgeva. E ancora quella scossa elettrica. Stavano cercando di rianimarmi. Mi stavano salvando la vita. Allora provai a muovermi nella direzione della luce, provai a nuotare verso l'alto, quando una mano scese sopra la mia testa. E mi resi conto di avere due opzioni: non rispondere e lasciarmi andare, o afferrare quel braccio e riemergere. Allargai il palmo della mia mano destra e con tutta la forza che avevo, alzai il braccio e afferrai quella mano.

***

Spalancai gli occhi e simultaneamente aprii la bocca per prendere un respiro. La testa mi girava ancora tantissimo, ma riuscii a distinguere ogni singola voce. La luce bianca e luminosa sopra la mia testa – mi resi conto – proveniva dalle lampade al neon attaccate al soffitto dello stesso colore.

Mi voltai e ritrovai i volti di mia madre e di mio padre.

" Mamma.. " , tossii.

Lei scoppiò in un violento pianto colmo di spasmi. Mio padre si avvicinò, e con le lacrime agli occhi mi carezzò il viso.

" Si è svegliato? Per favore devo vederlo. Hey Will! ".

Andreas gridò il mio nome e nonostante mi sentissi ancora poco bene, mi alzai a sedere. Dalla porta aperta, vidi spuntare il viso del mio migliore amico. Andreas corse ad abbracciarmi.

" Oddio sei vivo! Cazzo Will sei vivo! Ho pensato di non rivederti più, ho pensato che.. saresti morto " .

" Sono, sono ancora qui Andreas. Non vado da nessuna parte " , dissi spaesato.

The sea in your eyesWhere stories live. Discover now