Capitolo 3: Selina la sirena

55 2 0
                                    


Ero in punizione. Quando io e Andreas la sera prima rientrammo in casa, ci accomodammo in salotto davanti a mia madre e mio padre. Fu Andreas a raccontare loro l'accaduto, io mi limitai a non fiatare e a non azzardarmi ad alzare gli occhi dalle mie scarpe. Charles e Helen, ascoltarono tutto senza interrompere Andreas neanche una volta, e più il mio migliore amico parlava, più la collera e lo spavento si facevano largo sui loro volti impietriti. Il risultato che ottenemmo fu una strillata da parte dei miei a entrambi, una mega quando ridicola punizione per me e una strigliata d'orecchie per Andreas, che fu accompagnato a casa da mio padre. Me ne ero andato a dormire senza neanche cambiarmi e il mattino dopo mi svegliai con il naso che mi faceva un male cane e il collo e la schiena a pezzi, per via del fatto che non mi ero asciugato i capelli la sera prima di addormentarmi. Quella mattina mio padre mi accompagnò in ospedale per farmi medicare il naso che fortunatamente non era rotto e per svariati controlli visto l'incidente della sera precedente.

" Per quanto non potrò andare in spiaggia? ", chiesi.

Mio padre non alzò nemmeno lo sguardo dalle analisi.

" Quando riterrò che il tuo cervello abbia capito i tuoi sbagli " , rispose inflessibile.

" Andiamo papà. Non siamo in carcere " .

A quel punto mi guardò, gli occhi azzurri scagliavano lampi ovunque.

" Se avessi la possibilità di sbatterti in prigione anche solo per un mese lo farei, William. Tu non riesci a capire quanto sia stato grave l'incidente di ieri sera. Se le onde ti avessero spinto al largo tu, certamente, non ti saresti salvato. Il fatto che tu sia vivo è un immenso miracolo. Sono deluso da Andreas che ti ha sostenuto nelle tue bugie e sono deluso da te che ci hai mentito. Pensavo avessi un po' più di sale in quella zucca, ma solo ora mi rendo conto che è completamente vuota. Potrai tornare a fare surf solo quando capirò che avrai imparato dai tuoi errori e sarai così migliorato " .

Quelle furono le sue ultime parole. Non sarei potuto tornare in spiaggia fino a nuovo ordine.

Tornai a casa e mi rinchiusi in camera, dove accesi lo stereo e indossai le cuffie; afferrai il quaderno che conteneva tutti i miei disegni e provai a tracciare il ritratto di quella creatura che mi aveva salvato la vita. Avrei voluto spiegare a mio padre cos'era accaduto sott'acqua, avrei voluto raccontargli di quella ragazza che mi aveva salvato, quella creatura di nome Selina. Avrei voluto dire a mio padre che se ero vivo era grazie a una sirena che mi aveva riportato verso la spiaggia. Avevo provato a spiegarlo anche ad Andreas, con il risultato che mi aveva preso per pazzo. Ciò che ricordavo meglio di Selina erano i suoi occhi verdi, le ciglia lunghe e perfettamente arcuate, le labbra rosa e carnose e i capelli lunghi e setosi. Era l'essere più bello che avessi mai visto. Ed era una creatura che non pensavo potesse esistere. Ero così preso dal ritrarre il suo volto che non mi accorsi della presenza di mia madre alle mie spalle, fino a quando non mi mise una mano sulle spalle, e sobbalzai.

" Non pensavo disegnassi ancora " , disse.

Mi tolsi le cuffie abbassando il volume delle casse; feci spallucce buttando la matita da una parte.

Lei come risposta si sedette sul letto e distese le labbra apprensiva.

" Come mai già a casa? " .

" Oggi avevo solo le prime due ore di lezione. Il bello di essere un'insegnante è proprio questo " , sorrise.

" Cosa stai disegnando? " , domandò poi.

" Una ragazza. Una.. sirena " .

Mi fece strano dirlo. Guardai mia madre che non batté ciglio. Sembrò anzi interessata.

" Da quando ti piacciono le sirene? " .

" Beh.. non saprei. Sono delle creature bellissime. E poi, vivono in mare " .

" Ci sono stati molti avvistamenti e ritrovamenti in tutto il mondo di sirene. Chissà se c'è qualcosa di vero, sarebbe bello venire a scoprire dell'esistenza di queste creature " .

" Già. Magari esistono davvero e non vogliono farsi vedere, o magari.. scelgono loro a chi avvicinarsi " .

Mia madre si accigliò, sapevo che le mie parole la stavano confondendo.

" Si dice che le sirene siano esseri bellissimi ma letali " .

" In che senso letali? " , domandai ora incuriosito.

" Usano la loro bellezza per incantare gli uomini di mare e il loro canto per ucciderli e potersi cibare di loro. È alquanto inquietante e disgustoso " .

" Davvero? Io invece so un'altra storia " , dissi impettito.

" Allora che aspetti? Raccontamela! " , sorrise mia madre presa dall'argomento.

" Le sirene sono creature bellissime, in grado di rubarti il cuore con un battito di ciglia. E il loro canto è qualcosa di indescrivibile. In realtà però, gli abitanti della terra ferma – gli umani – non possono sentire il loro canto se non in punto di morte. Il fatto che le sirene si cibano della nostra carne non è affatto vero, loro possono scegliere se salvarci la vita o accompagnarci verso la morte, come fossero degli angeli marini " .

Tornai alla realtà, guardando mia madre persa tra le mie teorie.

Sbatté le palpebre due o tre volte e si riprese.

" Ci credi nella loro esistenza? " mi chiese.

La guardai. Sembrava tutto così strano ora, ma sapevo che Selina reale. Sì, ci credevo.

Sorrisi e annuii con sicurezza. Mia madre si alzò e si avvicinò, non disse nulla, mi carezzò il viso e mi strinse le spalle, lo sguardo fisso al mio. Poi lasciò la camera in silenzio. Guardai la sua figura uscire dalla stanza e seguii con l'udito i suoi passi che scendevano piano le scale e si dirigevano in salotto. Mi accigliai senza capire. Sapeva anche lei dell'esistenza di Selina? Mia madre aveva il terrore dell'oceano e questo mi portò a pensare che forse, da ragazza avesse avuto un incidente simile al mio. 

E se fosse andata davvero così, e avesse visto anche lei una sirena?

The sea in your eyesWhere stories live. Discover now